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Formula 1

F1, Ferrari cela le sue carte nei test in Bahrain: lavoro per conoscere la SF-23 con assetti “estremi”

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Carlos Sainz

Ancora qualche giorno e sapremo. Non è una novità, ma tentare di comprendere quanto accaduto nel corso dei test pre-season di F1 a Sakhir, in Bahrain, è complicato. Se è vero che la Red Bull è parsa pronta e subito super performante in tutte le condizioni, per quanto riguarda la Ferrari si è capito poco o quantomeno quello che si è compreso non è detto che sia la verità.

La tre-giorni di prove ci ha detto che la SF-23 è molto prestazionale sul giro secco, veloce in rettilineo, ma ha problemi nella gestione delle gomme, tra i tema dell’annata. Come è noto, Pirelli ha presentato per il 2023 delle nuove mescole anteriori, rinforzate nella struttura e sgonfiate nella pressione interna, aumentando il grip sull’asse anteriore. Il risultato sono monoposto molto più puntate sull’avantreno, libere dal ricorrente sottosterzo del 2022. Con un retrotreno ballerino, lo scivolamento accentua l’usura delle gomme posteriori giro dopo giro, portando i piloti a gestire un sovrasterzo crescente verso la fine della gara.

La difficoltà, dunque, per le scuderie è quella di connettere l’asse posteriore con quello anteriore. Un aspetto che parte già dai progetti delle nuove vetture, in cui l’uso di ali anteriori visivamente più scariche, con un effetto outwash più marcato, è un tratto caratteristico. Ferrari l’ha fatto in maniera evidente, con una soluzione anche assai ricercata, a interpretare le regole.

Rossa che quindi nel confronto con la RB19 sembra uscire “sconfitta” per la differenza sostanziale emersa nell’analisi dei cronologici sul passo gara. Ci sono però delle riflessioni che vanno fatte. In primo luogo, la Ferrari ha scelto una configurazione aerodinamica piuttosto scarica a Sakhir, contrariamente a quanto fatto da Red Bull che ha lavorato nello specifico, pensando soprattutto a preparare il primo appuntamento iridato, adattando un assetto da medio-alto carico, più adatta alla pista del Bahrain.

La scuderia di Maranello ha lavorato per sperimentare con l’assetto allo scopo di sondare le condizioni limite, come ad esempio il porpoising, per comprendere al meglio il funzionamento delle varie componenti, tra cui gli pneumatici.

In altre parole, per come in Ferrari si è lavorato, ragionevole pensare che ci sia un potenziale residuo piuttosto importante, da ottimizzare in termini di assetto, anche perché, come riportato da La Gazzetta dello Sport, sarebbero stati usati carichi di benzina piuttosto importanti. Vedremo se con temperature più basse e un’ala posteriore più carica, il rendimento in gara della SF-23 migliorerà.

Foto: LiveMedia/Dppi