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Nuoto, Lorenzo Zazzeri: “Sto bene, a gennaio torno ad allenarmi! Mi sentivo vuoto, l’arte mi ha salvato”

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Lo shock anafilattico, quattro mesi senza toccare acqua. La corsia della paura, il buio dell’incertezza, il timore di non riuscire a riemergere. Ma oggi, finalmente, la luce, dopo tanta apprensione. Lorenzo Zazzeri tornerà in vasca i primi di gennaio. Gli ultimi esami sono buoni, ha l’ok dei medici e il 28enne toscano di Esercito e Rari Nantes Florentia può ricominciare a nuotare. Non vede l’ora, sbraccia di entusiasmo dopo mesi difficili in cui la sua valvola di sfogo è stata l’arte. E meno male. Perché ella pittura ha riversato tutta la malinconia di mesi durissimi. Un modo per far virare il dolore in fiducia. Aveva appena vinto l’oro europeo nella 4×100 stile libero quando ha dovuto fermarsi e non è stato facile per lui vedere dalla tv i trionfi dei suoi compagni di squadra ai Mondiali in vasca corta di Melbourne dei giorni scorsi. Ora però l’allievo di Paolo Palchetti può rituffarsi negli allenamenti.

Lorenzo, innanzitutto come stai?

“Sto bene, ho fatto altri esami del sangue nelle scorse ore. Siamo vicini alla risoluzione del problema. Mi sono confrontato di nuovo con i medici e i primi di gennaio potrò tornare in acqua dopo ulteriori esami. Sono molto contento”.

C’è un detto che dice: solo chi ama davvero il proprio sport capisce che l’allenamento più duro è il non potersi allenare. Quanto è vera questa frase?

“È verissima. Perché lo sport, a qualsiasi livello, che tu si sia un atleta o un amatore, diventa uno stile di vita e, quando questa routine ti viene tolta , è difficile ripartire. Ti senti vuoto e non è facile colmare questa lacuna. Più delle competizioni e delle gare ti manca la quotidianità, quella fatica buona che vivi ogni giorno quando in ogni allenamento sfidi te stesso per provare a superare i tuoi limiti”.

Che emozioni hai provato in questi mesi?

“Ero preoccupato, spaventato soprattutto, perché non sapevo cosa avessi e come si potesse risolvere. Tenevo tanto ai Mondiali in vasca corta, ma poi mi sono convinto che fosse più importante mettere al primo posto me stesso e che la salute vale più di ogni medaglia. E allora ho cercato di concentrarmi sul recupero. Certo, mi manca tutto e mi manca molto il clima che si respira in Nazionale, ma torno presto”.

Cosa si prova a vedere davanti alla tv i tuoi compagni di staffetta vincere l’oro mondiale con tanto di record iridato?

“È stato molto strano perché da un lato una parte di me stava male, ma dall’altra ero e sono molto felice perché hanno fatto qualcosa di grande. Dopo gli Europei era importante mantenere un trend positivo e arrivare ai vertici mondiali. Sono molto felice per loro, ci siamo sentiti spesso. La loro vittoria mi dà ancora più motivazione”.

E infatti sul tuo profilo instagram hai scritto che per colpa o per merito dei tuoi compagni di squadra ora hai ancora più voglia di tornare a gareggiare…

“I compagni che vincono spingono gli altri a fare altrettanto. Siamo un gruppo unito, lo spirito di emulazione viene naturale. Penso per esempio a Simone Cerasuolo che è cresciuto tantissimo e Paolo Conte Bonin che si è rivelato in questi Mondiali. Vittoria chiama vittoria, sempre”.

Nei giorni scorsi l’Ussi ti ha premiato come miglior atleta toscano dell’anno. Che effetto fa?

“Mi ha fatto molto piacere perché questo premio segue un altro riconoscimento avuto qualche settimana prima dal mio Comune e il fatto che sia un premio assegnato dai giornalisti è la conferma di quanto di buono stiamo facendo in questi anni nel nuoto perché se la stampa sportiva ci premia significa che cresce l’attenzione sul nostro mondo. Aver ricevuto questi due riconoscimenti in un momento difficile mi dà fiducia perché mi ricorda quello che di buono ho fatto in questi anni”.

Quanto ti sta aiutando dipingere in questi mesi?

“È una valvola di sfogo, sono fortunato perché ho tante passioni a cui mi sono aggrappato. Ho sfruttato questo periodo e la malinconia di questi mesi per lavorare su un progetto riguardante l’acqua e le piscine che avevo in testa, ma che non avevo tempo di portare avanti. Mi sono messo a dipingere scalette, corsie, ho fatto studi sul riflesso della luce sulle mattonelle della vasca. Insomma ho cercato di convertire il dolore in qualcosa di positivo”.

Se dovessi sintetizzare questi mesi in un dipinto che quadro verrebbe fuori?

“L’ultimo che ho postato sul mio profilo: una corsia, il blocchetto di partenza. Rappresenta il momento di massima concentrazione in gara. La corsia è in un contesto buio, il blocco in ombra, credo sia una riflessione adeguata sul momento che sto attraversando”.

E se invece dovessi rappresentare con un’opera l’oro europeo cosa dipingeresti?

“Come ho detto subito dopo sembravamo un po’ dei gladiatori visto il contesto di Roma e le modalità con cui la vittoria era maturata quindi verrebbe fuori un dipinto che ci rappresenti in questo modo con un riferimento alla folla, al clima bellissimo degli spalti che abbiamo vissuto e respirato e che ci ha trascinato all’oro”.

È più difficile trovare l’ispirazione per un quadro o affrontare l’allenamento più duro in periodo di carico?

“Questa è una bella domanda (ride, ndr). Io credo che sia più difficile la prima perché, quando ti alleni, anche nei momenti più duri in cui fatichi tanto, sai comunque sempre quello che devi fare. È un processo a cui sei abituato e che conosci e poi noi atleti siamo abituati a convivere con i dolori muscolari, non ci spaventa soffrire. Quando dipingi, invece, devi lavorare molto sull’aspetto mentale che poi è la parte difficile da gestire anche nello sport. Devi tradurre un’idea in una immagine e non è per niente facile come non è facile lavorare sulle proprie paure e sulle insicurezza da atleta, anche se è un aspetto con cui ognuno di noi deve fare i conti prima o poi”.

E tu lo sai bene dato che hai dovuto fare i conti con questo proprio in questi mesi…

“È stata una sofferenza perché non avevo certezza su quando avrei potuto rincominciare e non c’è stata una diagnosi certa. Tutto questo è stato complicato da gestire, ma l’arte mi ha aiutato tanto”.

Cosa ti auguri per il 2023?

“Mi auguro di tornare ai miei livelli e di superarli. Non nascondo che nella mia testa c’è già Parigi 2024, sto pensando alla qualificazione, in fondo mancano solo 19 mesi”.

Ti rivedremo in gara agli Assoluti primaverili di Riccione?

“Sì, è presumibile anche se non so in che condizioni sarò. Sono curioso anche io di mettermi alla prova. So già che faro molta fatica perché non sono mai stato fermo così tanto. Ma ho grande fiducia nel mio allenatore e soprattutto ho tanta volontà di tornare”.

Foto: Lapresse