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F1, Leo Turrini: “Elkann non aveva fiducia in Binotto, ma così Leclerc sta rischiando. La Ferrari del 2023…”

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Da Torino a Maranello tira decisamente una brutta aria. “Tu chiamale se vuoi…coincidenze“, parafrasando Lucio Battisti, ma nei due brand più importanti in cui la famiglia Agnelli-Elkann si identifica dal punto di vista sportivo, Juventus e Ferrari, si sta vivendo una fase decisamente complicata.

Le dimissioni dell’intero CdA della società bianconera, ivi compreso il presidente Andrea Agnelli, per il coinvolgimento  nell’indagine Prisma, aperta dalla Procura di Torino con l’accusa di falso in bilancio, arrivano nel momento dell’addio di Mattia Binotto nel ruolo di capo del Reparto Corse della Rossa. Un’uscita di scena rivelata già dai giornali precedentemente, non senza qualche polemica mediatica.

Per parlare, dunque, del futuro del Cavallino Rampante, nell’ultima puntata di Sport2Day condotta da Beatrice Frangione (su Sport2U in collaborazione con OA Sport) ci siamo rivolti a Leo Turrini, firma autorevole del giornalismo italiano ed eccellente scrittore.

Il primo tema ha riguardato l’analisi della separazione tra l’ingegnere nativo di Losanna e la Ferrari: “Anche i muri di Maranello erano al corrente che non c’era chimica tra John Elkann e Binotto. Il presidente per motivazioni proprie non si fidava più del capo del Reparto Corse e quindi era inevitabile giungere alla separazione. Un addio doloroso perché è stato gestito male, visto il momento. Ci si ritrova in prossimità del Natale senza un successore designato di Binotto, che aveva un ruolo particolare. Mattia, infatti, era diventato Team Principal dalla qualifica di Direttore Tecnico e nei fatti lui racchiudeva entrambe le responsabilità. Ora si è sospesi in attesa di conoscere l’identità del nuovo capo della Ferrari da GP. Io spero che facciano presto, ma chiunque arriverà si troverà a gestire una macchina che è già pronta (2023 ndr), preparata da Binotto e dal suo staff. Il Mondiale di F1, tra poco più di tre mesi, riprenderà (5 marzo il via in Bahrain, ndr) e tra poco più di due mesi ci sono i test pre-campionato (23-25 febbraio a Sakhir, ndr). Io vedo una gestione non all’altezza della Ferrari“.

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A questo punto, viene da chiedersi se ci saranno delle ripercussioni negative rispetto alla conquista del titolo per la Rossa: “Non possiamo saperlo. Supponiamo che la macchina 2023 sia un missile, allora fortunato chi arriva. Tuttavia, siccome certe relazioni non funzionavano da tempo, il presidente Elkann avrebbe dovuto prendere prima questa decisione. Si è atteso troppo e tanti equivoci si sono generati. Inoltre, non si è fatta una bella figura in termini di immagine. Dieci giorni fa io avevo anticipato la notizia, Binotto è andato ad Abu Dhabi e ha detto di sentire la fiducia dei suoi datori di lavoro. Dopo cinque giorni si è dimesso, va bene tutto…Però…“.

Tornando al legame Juve-Ferrari, una suggestione il ritorno di Maurizio Arrivabene in Ferrari? Ricordiamo che il manager bresciano faceva parte del Consiglio di Amministrazione della Juventus in qualità di amministratore delegato e ha un passato da Team Principal a Maranello. “Arrivabene è sempre innamorato della Ferrari e credo che uno dei suoi più grandi dispiaceri sia stato quello di non essere riuscito a coronare il sogno della sua vita professionale e da appassionato con Sebastian Vettel. Ci andarono vicini…Dopo di che quello che sta accadendo sul fronte Juve è talmente complesso e faccio fatica a immaginare scenari del genere. Del resto, se vogliamo, lo stesso Andrea Agnelli sarebbe stato un ottimo presidente della Rossa per la sua passione e per il fatto di aver lavorato in Ferrari all’inizio del proprio percorso. Ora però queste persone devono occuparsi di una vicenda non piacevole e quindi vedo difficile che da Torino ci possano essere degli spostamenti anche per logiche di immagine“.

Ai microfoni di Calciomercato.com Turrini aveva parlato di Binotto e del suo delirio di onnipotenza. Leo è tornato su questo concetto: “Penso che abbia commesso degli errori in questi quattro anni che sono sotto gli occhi di tutti e quando ho accennato al delirio di onnipotenza mi riferisco al fatto che secondo me ha esagerato a esporsi mediaticamente. Era sempre in tv, io ricordo l’epoca di Todt e lui non si sottraeva al dovere della comunicazione, ma era molto più attento nell’esposizione. Binotto ha sbagliato, poi ci sono degli sbagli più seri che riguardano la componente tecnica perché il fatto che quest’anno non si sia riuscito a sanare il problema di affidabilità della power unit, quando già dal banco si sapeva che c’era una criticità. Io ricordo che alla fine dell’estate, quando montarono la nuova unità sulla macchina di Leclerc, Binotto disse che si sarebbero vinti tutti i GP rimanenti…E invece non si è più toccato palla. Gli errori commessi al muretto sono sempre una sua responsabilità. Sono anche convinto che se ci fosse stata una lucidità diversa, si sarebbe dovuto anche dire che, dopo stagioni buie, nel 2022 la Ferrari aveva collezionato 4 vittorie e 12 pole-position, giungendo seconda in entrambi i campionati. Andava considerato il tutto sulla via giusta e ci sarebbe dovuto essere un appoggio incondizionato dall’azienda, ma questo è mancato completamente. Aggiungo un’altra cosa non strettamente legata a Binotto: dalla famosa vicenda del Budget Cap sforato da Red Bull alla Direttiva tecnica 39 che ha rilanciato la Mercedes, Mattia è stato lasciato completamente solo. Non ricordo interventi di Elkann o di Vigna (amministratore delegato della Ferrari, ndr) a tutela degli interessi della Ferrari. Se si mette insieme tutto questo, si comprende bene che era inevitabile cambiare, ma lo si è fatto nel modo e nei tempi peggiori“.

Un Binotto lasciato troppo solo, quindi, nel mare in tempesta: “La proprietà non si riconosceva in lui, io la interpreto così. Quando c’era Sergio Marchionne in qualità di massimo dirigente, si congratulava per l’operato dei suoi uomini in relazione ai risultati ottenuti. Quest’anno la Ferrari ha iniziato il campionato molto bene, ha vinto due gare su tre, e non ho mai sentito Elkann proferire una parola. Silenzio assoluto, io non credo che sia il metodo giusto soprattutto quando si tratta di una scuderia come la Rossa“.

Ultimo tema: la gestione dei piloti e Turrini è stato molto chiaro: “Sicuramente c’è stato un problema di relazione tra Leclerc e Binotto. Tuttavia, secondo me, è stato fatto e si fa facendo un errore clamoroso sulla narrazione secondo cui ha perso Binotto e vinto Leclerc con questi cambiamenti in Ferrari. Ciò è molto pericoloso perché scarica tutte le responsabilità sul pilota, ora che non c’è più il parafulmine del Team Principal dimissionario. Charles è bravissimo, ma in carriera ha vinto 5 GP, non ha le spalle larghe di uno Schumacher. Adesso se le cose non vanno bene, Leclerc potrebbe essere lui il capro espiatorio“.

VIDEO INTERVISTA A LEO TURRINI 

Foto: LaPresse