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Biathlon, l’Italia è tornata a due punte! Vittozzi e Wierer sono entrambe da corsa per vincere la Coppa del Mondo

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La Coppa del Mondo di biathlon è cominciata con la lunga tappa di Kontiolahti. L’Italia archivia un’ouverture che tanto ricorda le dinamiche del sollevamento orografico. Se la squadra azzurra fosse una catena montuosa, il versante femminile sarebbe caratterizzato dal bel tempo, accompagnato da un caldo e piacevole Favonio. Viceversa, il versante maschile sarebbe nuvoloso, nonché flagellato dal freddo e umido Stau.

DONNE – L’ITALIA BRILLA DI LUCE PROPRIA

La “grande notizia” è rappresentata dalla resurrezione agonistica di Lisa Vittozzi, che finalmente sembra aver ritrovato sé stessa. Agatha Christie sosteneva che tre indizi fanno una prova. Ne abbiamo ben quattro. Tra gare individuali e staffetta, la ventisettenne di scuola friulana ha calato un poker d’assi in tema di stabilità al poligono a terra, liberandosi di quella che era stata un’autentica croce nell’ultimo triennio.

Complessivamente, la sappadina ha colpito 28 bersagli su 30, superando anche sessioni potenzialmente catastrofiche caratterizzate da un errore in apertura. Sono arrivati i ghostbusters, insomma, capaci di debellare gli spettri insediatisi nella mente dell’azzurra. Inoltre, come auspicato e previsto, il cambio di marca di sci ha giovato alla sua competitività nel fondo, permettendole di gareggiare con un attrezzo più adatto alle sue caratteristiche e al suo stile.

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Tre gare tutte chiuse tra seconda e quarta posizione. A Kontiolathi è mancata solo la vittoria, ma il pettorale giallo è meritatissimo, fotografia di una settimana granitica. È tornata la Vittozzi di quattro anni fa. È tornata la Lisa con l’ambizione di conquistare la Sfera di cristallo.

Attenzione però, perché anche Dorothea Wierer potrebbe mirare al medesimo bersaglio. Non abbiamo certo visto la versione più brillante della veterana altoatesina, ma la vedette del movimento azzurro è andata in crescendo e, di riffa o di raffa, si è issata sul podio. La domanda è quando la trentaduenne di Rasun-Anterselva avvicinerà la condizione migliore. Già questa settimana a Hochfilzen, dove in passato si è tolta grandi soddisfazioni, oppure l’inverno è stato pianificato in maniera diversa? Lo scopriremo solo vivendo. Tuttavia Wierer c’è, anche se attualmente ha acceso solo le luci di posizione. Conoscendola, ci saranno tempo e modo di scatenare anche gli abbaglianti.

Il diradamento del sottobosco dovuto alle conseguenze del conflitto armato nell’Europa dell’Est (non solo Russia e Bielorussia sono state bandite dalla Coppa del Mondo, ma la competitività di chi proviene dall’Ucraina è comprensibilmente colata a picco) ha indubbiamente generato, e genererà ancora a lungo, la possibilità di conseguire risultati al di sopra della media da parte di tante seconde linee, quelle azzurre comprese. Non premetterlo sarebbe intellettualmente disonesto e la dinamica va tenuta in considerazione nel valutare quanto si è visto a Kontiolahti (e si vedrà anche nelle prossime tappe).

Cionondimeno, contesto “facilitato” a parte, è indiscutibile come Rebecca Passler sia cresciuta di livello, soprattutto in relazione alle compagne di squadra. O meglio, la ventunenne altoatesina appare aver ritrovato il filo del discorso interrottosi l’inverno passato. Succede. La maturazione agonistica non è sempre lineare e può capitare di fare un passo indietro prima di farne due avanti. Soprattutto la nipote d’arte ha sparato bene, con percentuali superiori a quelle tenute di norma. Parliamo di un campione statistico ridotto (una tappa non è una stagione), ma senza dubbio Passler si merita un “pollice alzato”, d’incoraggiamento e non solo.

A proposito di Pouce levé e di precisione al tiro, anche Samuela Comola è uscita bene da Kontiolahti, perché dopo un inizio difficile è salita di colpi, facendo leva sulle proprie qualità in piazzola e confermando quanto di buono mostrato nel 2021-22. Il passo in avanti non è dunque estemporaneo, bensì il suo livello è ormai consolidato. Nell’attuale massimo circuito, la ventiquattrenne valdostana può valere con discreta continuità la seconda metà della zona punti, in particolar modo nelle gare con quattro poligoni.

L’unica nota stonata nella melodia italiana è Michela Carrara, la quale non è riuscita a far breccia nelle prime quaranta posizioni nonostante il numero di rivali da battere per centrare questo obiettivo sia diminuito drasticamente. Si attendono da parte sua segnali di vita nei prossimi appuntamenti, a cominciare da Hochfilzen.

UOMINI – SENZA HOFER SI È IN AFFANNO

In campo maschile, invece, il forfait di Lukas Hofer ha messo a nudo tutti gli attuali limiti del settore. Senza il blasonato veterano, resta davvero poco su cui fare affidamento. Questo non significa che il futuro sia cupo, ma di certo la nuova leva azzurra deve mangiare ancora tanta polenta prima di poter dire la propria nel massimo circuito con continuità.

Certo, non tutto quello che si è visto a Kontiolahti è da buttare. Per esempio Patrick Braunhofer ha disputato la miglior gara della carriera, ma complessivamente la squadra azzurra è sembrata in affanno. Soprattutto perché non si è visto alcun miglioramento rispetto allo scorso anno. Anzi, considerando come la concorrenza sia inferiore alle abitudini, l’inizio non può essere definito positivo.

Inutile dilungarsi o balzare alle conclusioni dopo una singola tappa, soprattutto ricordandosi di come qualcuno abbia corso acciaccato (Didier Bionaz) e altri dovessero rompere il ghiaccio con il massimo circuito (David Zingerle). Per il resto, pregi e difetti di Tommaso Giacomel e Daniele Cappellari sono noti. Definiamola una “falsa partenza” per l’Italbiathlon maschile.

DAL NORD ALLE ALPI, IN CERCA DI RISPOSTE

Ora si passa dalle nevi finlandesi a quelle austriache, dove si cominceranno ad avere risposte più precise e si potranno trarre, davvero, le prime conclusioni.

Storicamente i risultati della tappa inaugurale sono condizionati dal differente percorso di avvicinamento di ogni atleta alla stagione, mentre Hochfilzen rappresenta un banco di prova più veritiero. Se chi è andato forte in Carelia settentrionale si confermerà in Tirolo, allora potrà davvero avere ambizioni di rilievo. Viceversa, se chi ha faticato al Nord penerà anche sulle Alpi, potrebbe cominciare a porsi degli interrogativi.

Foto: La Presse