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Formula 1

Che penalità è stata data alla Red Bull e perché la F1 non ha fatto bella figura

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La presunta violazione epocale della Red Bull in tema di budget cap si è risolta in una proverbiale bolla di sapone. Gli analisti della FIA hanno contestato circa 5,6 milioni di sterline di spese “escluse o riportate in modo impreciso” dal team di Milton Keynes, che per il resto ha presentato un bilancio di 114,3 milioni di sterline a fronte dei 118 ammessi dal regolamento. In altre parole, il Drink Team ha “sforato” il tetto massimo di spesa di 1,8 milioni di sterline.

Red Bull, in realtà, ha commesso due errori. Da un lato ha escluso alcune spese che avrebbero dovuto essere comprese nel budget cap, inserendone però altre che avrebbero potuto essere detratte! Insomma, una violazione di natura procedurale e fiscale. La Fia ha riconosciuto la buona fede del team diretto da Christian Horner, con il quale si è giunti a un autentico “patteggiamento”. La squadra Campione del Mondo dovrà pagare una multa di circa 6 milioni di sterline e, soprattutto, subirà una riduzione del 10% delle ore a disposizione per sviluppare la vettura in galleria del vento.

Se ci si pensa bene, la sanzione è persino severa. Il budget cap è stato sforato di meno del 2%, ma la multa è pari a oltre il triplo della cifra contestata e lo sviluppo aerodinamico è ridotto di una percentuale quintupla rispetto a quella di danaro fuori soglia. Però, poco importa. Ancora una volta, la Formula Uno non ha fatto bella figura. L’ennesimo scivolone d’immagine in questo 2022 disgraziato sotto l’aspetto gestionale. In primis perché la notizia è stata fatta trapelare con largo anticipo rispetto alle tempistiche ufficiali (scoop di qualche media, oppure una talpa in seno alla Federazione Internazionale), non certo una dinamica piacevole. Anzi, denota scarsa professionalità e soprattutto riservatezza da parte di chi, certe informazioni, dovrebbe custodirle gelosamente.

F1, GP Messico 2022. Carlos Sainz 1°, Charles Leclerc 2°. Due Ferrari davanti a tutti nella FP1

In secondo luogo, perché in F1 ormai non c’è più alcun genere di trasparenza. Quando c’è una violazione, va per la maggiore il patteggiamento “sottobanco” tra l’autorità sportiva e il team incriminato. Vale per Red Bull oggi così come valse, a maggior ragione, per Ferrari e il famoso “accordo segreto” relativo alla mai chiarita vicenda legata alla  power unit irregolare del 2019. Insomma, se il legislatore stesso fa rispettare le regole “aumm aumm”, come si suole dire in Italia, che credibilità può avere oggi, o potrà avere in futuro in caso di scandalo vero e proprio?

Infine, la domanda da porsi è se abbia ancora senso parlare di “Formula 1”. Signori, diciamo le cose come stanno. Ormai si discute solo di interpretazioni regolamentari oppure di detrazioni finanziarie. Parliamo ancora di sport motoristici, oppure siamo all’interno di uno studio legale, piuttosto che in quello di un commercialista? Si passa molto più tempo a disquisire di cavilli e voci di bilancio, di quanto se trascorra a parlare di tecnica, evoluzione delle monoposto o qualità dei di piloti. La F1 è soprannominata Circus perché, almeno, una volta ci si divertiva. Adesso, invece, ci si annoia pure a seguirne le vicende più discusse…

Foto: La Presse