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Sci di fondo
Sci di fondo, lo sponsor norvegese “minaccia” la Fis. Siamo al lobbying contro la riammissione della Russia
Lo sci di fondo è uno degli sport invernali che rischia di essere maggiormente condizionato dall’eventuale embargo nei confronti degli atleti russi durante l’imminente stagione. In campo maschile, la Russia è un’autentica superpotenza. Inoltre, la rivalità tra due fuoriclasse quali Alexander Bolshunov e il norvegese Johannes Høsflot Klæbo rappresenta il principale motivo d’interesse attorno all’intera disciplina. Fra le donne, non va dimenticato come Natalia Nepryaeva sia a tutti gli effetti la detentrice della Sfera di cristallo. Dunque l’assenza del colosso dell’Est porterebbe a una sorta di dimezzamento della qualità dei valori in campo.
Nei giorni scorsi, per bocca del proprio segretario generale Michel Vion, la Fis si era detta possibilista in merito all’ammissione dei russi nel corso dell’inverno 2022-23. “Forse non da subito e molto probabilmente senza nazionalità” aveva dichiarato il francese. Una fiammella di speranza, che rischia però di essere prontamente soffocata da una manovra a tenaglia proveniente dai Paesi nordici.
Venerdì, i comitati olimpici di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda hanno emesso una nota congiunta in cui ribadiscono la propria contrarietà alla riammissione della Russia alle competizioni di carattere internazionale. Con un tempismo quantomeno sospetto, lo stesso giorno Bjørn Takle Friis, direttore della comunicazione di Coop Norvegia, ha dichiarato apertamente che se la Fis dovesse permettere ai russi di gareggiare, allora l’azienda prenderebbe in considerazione l’ipotesi di rescindere immediatamente il contratto di sponsorizzazione alla Coppa del Mondo di sci di fondo. Per chi non lo sapesse, Coop Norvegia è lo sponsor principale della Coppa del Mondo di sci di fondo. Il suo marchio capeggia ovunque, dagli striscioni ai pettorali degli atleti, passando per le transenne e i gonfiabili degli intertempi.
Come definire una presa di posizione del genere? A essere gentili si parla di “minaccia”, ma è evidente come ci si trovi di fronte a qualcosa di molto peggiore. Perdere l’ingente quantità di corone versata dall’azienda norvegese sarebbe un colpo economicamente devastante per un circuito già in forte crisi di popolarità, sempre più povero di attrattiva e personaggi, nonché sempre più eroso dalla forte concorrenza della Visma Ski Classic, la controparte dedicata alle gare di fondo di lunga distanza, viceversa in decisa ascesa. Dunque, nel momento in cui nelle stanze dei bottoni Fis dovrà essere presa una decisione, è palese come certe dinamiche siano destinate ad avere un peso preponderante.
Mancano esattamente due mesi all’inizio del massimo circuito dello sci di fondo (la prima gara è programmata a Ruka, in Finlandia, venerdì 25 novembre). Tuttavia, se il clima è questo, l’epilogo è già scritto. Se lo sponsor principale prende una posizione così netta, esponendosi con decisione, la vicenda non è più meramente istituzionale, bensì viene inquinata da pressioni di natura privata. Lobbying, nel senso più letterale del termine. Pertanto, a meno di inaspettati colpi di scena, diciamo pure addio all’idea di “Coppa del Mondo” e prepariamoci a ribattezzarla in qualche altro modo. Alla luce di chi si sta muovendo e come, anziché “Fis World Cup” ci si permette di suggerire la denominazione “Fis World Coop”.
Foto: La Presse