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Ciclismo, Mondiali 2022: il settore femminile si conferma motore dell’Italia. Persico può giocarsela con tutte, Guazzini è già una certezza

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Il Campionato del Mondo di ciclismo su strada 2022 dell’Italia si è chiudo con tre medaglie, una per ogni colore. Come ampiamente previsto è stato il settore femminile ad ottenere i migliori risultati in questa edizione, mettendo lo zampino in ognuna delle tre medaglie portate a casa.

Partiamo con quella che è stata anche la prima medaglia assegnata a Wollongong, ovvero l’oro vinto da Vittoria Guazzini nella prova a cronometro riservata alle under 23. L’azzurra ha letteralmente stracciato la concorrenza, dando quasi due minuti di distacco alla più diretta rivale, l’attesissima Shirin Van Anrooij.

Nella gara, disputata in concomitanza con le élite, Guazzini ha sfiorata una medaglia anche tra le “grandi” finendo appena 11” alle spalle dell’elvetica Marlen Reusser, bronzo mondiale dopo aver vinto gli ultimi Campionati Europei. Questo risultato è l’ennesima conferma del talento sconfinato della 21enne di Poggio a Caiano, dominatrice tra le sue pari età tanto in strada quanto in pista e già in grado di competere con le migliori al mondo quando si tratta di potenza e durata dello sforzo.

La sua mano c’è infatti anche nella seconda medaglia italiana a Wollongong, ovvero l’argento nella cronosquadre mista. Il terzetto al femminile, composto dalla sopracitata Guazzini insieme ad Elisa Longo Borghini ed Elena Cecchini, è stato di gran lunga il migliore sui 14 km previsti dal percorso, dando oltre 7″ alle tre elvetiche.

Purtroppo, lo svantaggio di 10” preso da Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini dagli uomini svizzeri si è rivelato incolmabile. Ovviamente non si deve screditare la prova dei tre uomini, soprattutto alla luce di un argento che rimane risultato di spicco, ma nell’analisi bisogna sottolineare come il terzetto delle donne abbia mostrato la sua superiorità su tutte le altre, tentando di approfittare al meglio della serie di sciagure che aveva colpito i favoriti neerlandesi.

In un Mondiale in cui è mancata solo una medaglia della sfortunatissima Federica Venturelli nelle prove juniores, caduta nella ricognizione del percorso, ma senza dubbio talento smisurato e trasversale da coltivare, la ciliegina sulla torta poteva arrivare dalla gara élite. Elisa Balsamo, Elisa Longo Borghini e Silvia Persico partivano come decise concorrenti per una medaglia, magari anche d’oro.

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La corsa si è rivelata troppo dura per Balsamo, che già a diversi chilometri dalla fine, ha dovuto abdicare dal trono di campionessa del mondo. Longo Borghini ha avuto la sua chance per una medaglia che sarebbe stata meritatissima, ma il suo attacco insieme a Liane Lippert, Ashleigh Moolman, Cecilie Ludwig e Katarzyna Niewiadoma non è andato a buon fine, vendo recuperato dalle inseguitrici nel finale.

A quel punto Persico poteva lottare per l’oro, dovendo difendersi soprattutto da Lotte Kopecky ed Arlenis Sierra. Poi è arrivata una rediviva Annemiek Van Vleuten e sappiamo tutti com’è andata. Alle spalle della neerlandese, autrice di un’impresa storica da qualsiasi punto la si guardi, Persico ha raggiunto un bronzo che ha grandissimo valore, specialmente considerando che era alla sua prima convocazione azzurra su strada.

La specifica per lei è d’obbligo, dato che quest’anno è stata in grado di trovare un bronzo mondiale anche nel ciclocross. Seppur senza l’oro in linea, il Mondiale al femminile della spedizione italiana è da considerarsi assolutamente positivo. Il CT Paolo Sangalli deve uscirne con certezze consolidate e con la consapevolezza che non esiste un terreno, un percorso ed una situazione in cui le azzurre possano non essere competitive.

Foto: LaPresse