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Basket: Italia, Tomas Woldetensae e FIBA. Quando i regolamenti non fanno uso del buonsenso

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La storia emersa nella giornata di ieri ha creato diversi malumori in seno all’ambiente italiano, ma non c’è nessuna colpa da parte della Federazione Italiana Pallacanestro in quanto segue. Semmai, è da rivedere qualche concetto regolamentare della FIBA, che talvolta si spinge a conclusioni perlomeno difficili da comprendere.

Il nome chiave, in questo caso, è quello di Tomas Woldetensae. Passato in NCAA per buona parte della sua crescita cestistica, quest’anno è andato in A2 a Chieti, prima di essere chiamato da Varese e dimostrarsi perfettamente in grado di tenere il livello della Serie A. Il che gli ha aperto anche le porte della Nazionale, con cui ha già accumulato la presenza di Italia-Slovenia.

E in teoria doveva esserci anche lui nel raduno a 18 con Gianmarco Pozzecco a Pinzolo. Solo che quei 18 sono diventati 17. L’assente è lui. Perché? Dietro, banalmente, c’è un’assurda regolamentazione della FIBA.

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In breve, come ha ricostruito La Prealpina, Woldetensae è nato a Bologna da genitori eritrei. Ufficialmente ha anche quel passaporto, ma è al 100% italiano, per la legge del nostro Paese e anche per la Federazione. E qui non ci sono problemi. Quelli li crea l’organo internazionale, secondo il quale, poiché Woldetensae non ha mai vestito la maglia azzurra ai tempi delle giovanili, è da considerarsi un oriundo, un passaportato. E in quella quota c’è già John Petrucelli. Siccome se ne può portare solo uno nelle manifestazioni per Nazionali, ecco che il problema diventa importante.

La FIP, per la verità, ha chiesto una deroga. Così come fu costretta a chiederla per altri due che sono italiani al 100%, e cioè Paul Biligha e Awudu Abass, quando avrebbero dovuto giocare insieme gli Europei del 2017 e invece si ritrovarono bloccati dalla stessa situazione pur avendo già vestito l’azzurro nelle giovanili. Loro, infatti, avevano potuto ottenere la cittadinanza italiana al compimento dei 18 anni, pur essendo nati l’uno a Perugia e l’altro a Como. La deroga per farli giocare insieme, in quel caso, venne concessa.

I tempi, però, pare non siano tanto veloci, e così per Woldetensae la questione sta diventando spinosa. Certo, la regola FIBA è volta a evitare (in linea molto teorica, visto quello che accade in numerose situazioni) l’uso selvaggio di casistiche più fittizie che reali. In questo caso, però, un po’ di sano buonsenso non guasterebbe, dato che parliamo di un giocatore che a Bologna ci è nato e cresciuto.

Credit: Ciamillo