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Jannik Sinner rispedisce le critiche ai mittenti e zittisce Alcaraz: match epocale a Wimbledon

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Il giorno della prima volta sul Centre Court, per Jannik Sinner, diventa anche il più bello. In tanti erano convinti, forse anche sicuri: Carlos Alcaraz era favorito, in buona misura per via dell’impressione che aveva lasciato nel match contro il tedesco Oscar Otte. Ma, dalla sua, l’altoatesino ha sfruttato un’arma importante.

Quest’arma si chiama fiducia. Che nel suo caso non è risultata poi tanto scontata, dal momento che veniva da una stagione complicata tra Covid-19, cambio allenatore e infortuni. In tutto questo, però, un quarto e un ottavo Slam è riuscito a raggiungerli, come pure i quarti a Miami e al Foro Italico di Roma. Giungendo sull’erba, di incognite su Sinner ce n’erano tante, in breve.

Una cosa, però, s’era già vista non ai Championships, ma nel match, pur perso, con l’americano Tommy Paul a Eastbourne. L’immediata considerazione era legata al fatto che l’altoatesino, a prescindere da ogni fatto di campo, stesse bene, si muovesse bene e, in generale, non avesse alcun tipo di reale problema.

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Sull’altro fronte, Alcaraz prima dei Championships sull’erba non aveva giocato, se si eccettua un’esibizione non lontano da Wimbledon che in più occasioni è stata frequentata anche da Nadal e Djokovic. Un tipo particolare di preparazione, questo, che in pochi attuano. E le incognite per i prati c’erano, e si sono viste tutte nel match d’esordio, quello in cui ha rimontato un set di svantaggio al tedesco Jan-Lennard Struff.

La fiducia, però, era aumentata su entrambi i fronti: da una parte Sinner metteva in riga lo svizzero Stan Wawrinka, ancora in una buona forma pur col peso degli anni e la poca simpatia per l’erba, lo svedese Mikael Ymer, rivelatosi validissimo avversario, e l’americano John Isner, ex semifinalista e sempre pronto a dar fastidio sui prati, nonché giustiziere di Andy Murray. Dall’altra Alcaraz, dopo la sofferenza con Struff, entrava in condizione contro l’olandese Tallon Griekspoor e, poi, contro Otte.

Ma entrare in campo sul Centre Court non è mai una cosa semplice. Se ne sono accorti entrambi fin da subito: il campo più importante del mondo era riservato alla nuova generazione, quella pronosticata come quella che dominerà il futuro.

Il murciano è stato spesso definito come un giocatore perfetto, senza punti deboli e con mille soluzioni, sempre una in più a ogni possibilità. In questo caso, però, l’altoatesino è riuscito a mettere in mostra soprattutto un paio di seri punti sui quali l’avversario avrà di che pensare. Il primo: la diagonale sinistra, completamente dominata da Sinner lungo tutto l’arco del match. Il secondo: la seconda, che per quanto migliorata, di Alcaraz resta sempre un punto attaccabile. E infatti lì sono arrivate tante risposte aggressive.

Nondimeno, c’è stata anche una questione mentale. Jannik è entrato in campo con la mentalità giusta, senza farsi schiacciare dal peso di un campo tanto pieno di leggenda. Dall’altra parte, lo spagnolo ha forse sentito quella responsabilità, ritrovando del ritmo solo dopo un set e mezzo, e comunque mai completamente fino a fine terzo parziale-inizio del quarto.

Con la popolarità di Alcaraz cresciuta a dismisura negli ultimi mesi, in molti ritenevano Sinner una specie di vittima, sebbene questo fosse previsto come match combattuto. Invece è proprio l’azzurro quello che ha ribaltato tutte le idee, tutti i pronostici. Ha mostrato come, e soprattutto quanto, si è adattato bene, e velocemente, all’erba. Soprattutto, è emersa ancora una volta l’immensa forza mentale del numero 10 del seeding. Uno che le partite si rifiuta di perderle, uno che sa come tenerle in mano: quando in molti temevano la rimonta, è stato lui il primo a fornire tranquillità. Perché non l’avrebbe mai consentita.

Foto: LaPresse