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F1, la Ferrari ha paura di osare? Eppure il rischio fa parte delle corse! Non si vincerà mai il Mondiale senza azzardi

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Andiamo a ripescare alcuni episodi del 2022 della Ferrari. Partiamo da “Quer pasticciaccio brutto de Silverstone”, per parafrasare Emilio Gadda. In Gran Bretagna, nel momento dell’ingresso della safety car, il muretto della Scuderia di Maranello ha deciso di richiamare ai box il solo Carlos Sainz per montare un treno di gomme fresche, lasciando Charles Leclerc in balia di chi lo inseguiva. La ragione è che non si è voluto osare il doppio pit-stop, sacrificando la gara del monegasco.

Passiamo a quanto accaduto in Francia negli ultimi due giorni. Sabato c’è stato lo splendido gioco di squadra tra i due piloti, così spiegato da Laurent Mekies “Avevamo pensato di dare la scia a Leclerc prima della chicane, invece Carlos e Charles hanno detto di volerlo fare anche dopo, sebbene fosse molto più rischioso. Idea loro, dunque bravi loro”. Domenica, invece, la scelta estremamente conservativa di richiamare ai box Sainz proprio nel momento in cui lo spagnolo stava cercando gli ultimi mattoncini per costruire un terzo posto insperato. Di fatto, si è rinunciato a qualsiasi possibilità di salire sul podio. Perché? L’iberico ha detto che “E’ stato deciso di fare il pit-stop per motivi di sicurezza, anche se io da pilota non l’ho capito. Eravamo lì in lizza per il podio e sono rientrato, vanificando tutto“.

In tutto questo non va dimenticata la giustificazione per la tattica estremamente attendista seguita a Montecarlo, dove si è lasciata l’iniziativa alla Red Bull. “Abbiamo sottovalutato l’efficacia delle intermedie” hanno spiegato gli uomini del Cavallino Rampante. Possibile? Pierre Gasly con le intermedie girava sugli stessi tempi del battistrada Leclerc, pur guidando un’Alpha Tauri e non una Ferrari! Insomma, non si nota un leitmotiv in ognuna di queste circostanze? Viene il dubbio che a Maranello si ragioni in maniera troppo conservativa.

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Seguire questa filosofia può avere il suo senso se si è in una posizione di forza, ma non è certo il caso ferrarista! Charles Leclerc insegue Max Verstappen a 63 punti nel Mondiale piloti, mentre nella classifica costruttori Ferrari è scivolata a -82 da Red Bull. Quanto accaduto a Le Castellet è eclatante. “Ritenevamo troppo rischioso fare come volevano i piloti”, “abbiamo fatto il pit-stop per ragioni di sicurezza” sono dichiarazioni avvilenti.

D’accordo, la morte di Ayrton Senna ha cambiato tutto, dominante la logica del “Safety First” (la sicurezza prima di tutto). Eppure, non bisognerebbe mai dimenticare il DNA delle corse, scritto a caratteri cubitali in ogni dove. “Motorsport is dangerous”. Lo sport motoristico è pericoloso. D’accordo, il significato di questa frase esula dagli aspetti tattici, ma rimane comunque una caratteristica di una disciplina le cui componenti fondanti sono il rischio e l’azzardo. Si può e si deve lavorare per ridurli, ma lanciarsi a 340 km/h su auto pesanti 800 kg rappresenta comunque un’attività pericolosa.

Nelle corse degli esseri umani mettono a repentaglio la propria incolumità in ogni momento. Lo fanno consapevolmente e come propria libera scelta. Dunque osare è la parola d’ordine se si vuole correre in auto o in moto. Dovrebbero ricordarselo anche coloro che sono seduti al muretto, i quali peraltro hanno molto meno da perdere rispetto a chi va in pista. Se un pilota può rischiare la sua vita, perché un ingegnere o un manager non può giocarsi la propria credibilità effettuando scelte improntate all’azzardo? Peraltro, se vogliamo proprio dirla tutta, andando avanti di questo passo, a qualcuno di credibilità ne rimarrà ben poca. L’eccesso di prudenza non si è mai sposato bene alla Formula Uno. Ve lo immaginate un direttore sportivo dire a un pilota “Mi raccomando stai attento, spingi ma non troppo”?

Il fatto che in Ferrari si abbia paura di osare è solo un’impressione dettata dall’esito infausto di tanti GP di questo 2022? Oppure è qualcosa di più di una sensazione? Di sicuro, se si vuole provare a vincere il titolo, non si può pensare di seguire logiche conservative. C’è chi usa strategie aggressive quando è il più forte, figuriamoci se si può giocare d’attesa se si deve rimontare. Tanto vale buttarsi, d’altronde cosa si ha da perdere? Sono Verstappen e la Red Bull a menare le danze. Alla peggio, a fine anno ci si ritroverebbe nella medesima situazione attuale, ma almeno ci sarebbe la consapevolezza di averci provato fino in fondo.

Foto: @RACINGPICTURE