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Formula 1

F1, i fondi “flessibili” di Ferrari e Red Bull finiscono sotto la lente d’ingrandimento della FIA

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La “battaglia” della Mercedes contro il porpoising, che sembra non avere prodotto particolari risultati fino a questo momento sotto questo punto di vista, potrebbe essere stata una abile mossa del team di Brackley per far porre la lente di ingrandimento della FIA sulla questione dei fondi delle vetture di Ferrari e Red Bull. Di cosa stiamo parlando?

Secondo quanto riportato da motorsport.com, infatti, il team capeggiato da Toto Wolff vorrebbe bloccare i fondi “flessibili” di F1-75 e RB18 che permetterebbero di procedere su altezze da terra più basse rispetto alla concorrenza, potendo contare su un carico aerodinamico maggiore grazie alla deflessione del fondo e del pattino sotto alla scocca verso l’alto. Un aspetto davvero particolare, dopo che per mesi si era invece posta attenzione sulle ali anteriori proprio di Mercedes e Red Bull che, per quanto si vede dalle telecamere, si flettono in maniera evidente alle più alte velocità.

Si sta aprendo, quindi, un nuovo “Vaso di Pandora” all’interno del Circus? Il caso è esploso nel corso del Technical Advisory Committee che si è riunito dopo il Gran Premio del Canada, durante il quale sono emersi sospetti che alcune squadre riescano ad andare oltre i limiti. Le normative vigenti concedono un movimento massimo di 2 mm nei due fori centrali della tavola e non più di 2 mm nel foro più arretrato. Secondo alcune indiscrezioni riportate, ci sarebbero team capaci di arrivare fino a 6 mm di deflessione.

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Toto Wolff, team principal della Mercedes, spettatore interessato, spiega il suo punto di vista: “Nessuno ne aveva un’idea fino a quando la FIA non ho sollevato la questione nell’ultimo Technical Advisory Committee, cosa che è stata una grande sorpresa per tutte le squadre. Cosa c’è scritto nel regolamento e quale sia lo spirito è abbastanza chiaro. Voglio dire, non c’è alcun argomento sul perché si debba derogare da quei valori. Quindi per noi è stata una sorpresa se non uno shock”.

Foto: LPS Xavi Bonilla DPPI