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Atletica, l’Italia corona un Mondiale da 8 in pagella: Stano e Vallortigara al top, il cuore di Tamberi, la sfortuna di Jacobs

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L’Italia archivia i Mondiali 2022 di atletica leggera in maniera estremamente positiva: l’oro di Massimo Stano nella 35 km di marcia, il bronzo di Elena Vallortigara nel salto in alto, dieci finalisti (da ricordare i quarti posti di Gianmarco Tamberi, Sara Fantini, Andrea Dallavalle), 19mo posto nel medagliere e 12mo posto nella classifica a punti (39 punti), 2 record nazionali. Una rassegna iridata che merita un voto nei pressi dell’8 per la nostra Nazionale, ai migliori riscontri in termini di risultati degli ultimi 19 anni.

Dopo i fasti memorabili delle Olimpiadi di Tokyo 2020 (5 medaglie d’oro) si è tornati sulla terra, ma senza crolli fragorosi (anzi!): l’apoteosi ai cinque cerchi resta un’eccezione meravigliosa che siamo lieti di aver vissuto, una competizione in cui tutti i pianeti si sono allineati ed è venuto fuori il meglio della spedizione tricolore. L’avventura di Eugene rappresenta invece in maniera più oggettiva ed equilibrata il valore del nostro movimento, che ha saputo distiguersi in un contesto altamente competitivo nonostante le difficoltà fisiche riscontrate dai nostri big nel corso della stagione.

Basti pensare che queste prestazioni non si vedevano in una rassegna iridata da Parigi 2003, quando l’Italia concluse con 3 medaglie (tra cui l’ultimo oro prima di ieri, quello di Giuseppe Gibilisco nel salto con l’asta) e 39 punti all’attivo (proprio come in terra americana). Il nostro movimento è in ottima salute: dopo i mesti risultati delle ultime tre edizioni (0 medaglie nel 2015, 1 bronzo a testra tra 2017 e 2019 ma con una penuria di finalisti), il Bel Paese riemerge e conferma di essere sulla strada giusta, con l’auspicio di fare saltare il banco tra tre settimane agli Europei (un contesto decisamente più alla portata).

Atletica, l’Italia festeggia il miglior Mondiale degli ultimi 19 anni: medagliere e classifica a punti, è una rinascita

Massimo Stano ha ribadito di essere un fuoriclasse assoluto, capace di vincere la 35 km di marcia dopo che lo scorso anno aveva trionfato ai Giochi nella 20 km. Il pugliese ha cambiato distanza, ma il risultato è rimasto immutato per merito di un campione sui generis che ha piazzato la stoccata degna di nota capace di dare una dimensione più giusta al Mondiale dell’Italia. Gli altri Campioni Olimpici si sono dovuti leccare le ferite e chiaramente gli infortuni hanno un peso specifico sul medagliere finale: se gli altri big fossero stati al top della forma staremmo parlando di un bottino ancora più cospicuo.

Marcell Jacobs ha sofferto le pene dell’inferno e si è dovuto chiamare fuori prima della semifinale dei 100 metri a causa di una contrattura all’adduttore. Gianmarco Tamberi aveva noie alla gamba di stacco, ma nonostante tutto ha chiuso in quarta posizione con un superbo 2.33. Antonella Palmisano è dovuta rimanere a casa. La 4×100 ha risentito dei problemi di Jacobs, del non impeccabile Fausto Desalu e degli errori con i cambi. Pesa un po’ anche la sfortuna con i quarti posti di misura di Tamberi (bastava il 2.33 alla prima prova per connquistare il bronzo), di Sara Fantini nel lancio del martello (risultato storico) e di Andrea Dallavalle (a sei centimetri dal podio nel salto triplo).

L’Italia ha ritrovato una splendida Elena Vallortigara, magica terza con un volo a 2.00 metri al primo tentativo: l’avevamo smarrita dopo il 2.02 nel 2018, la veneta è tornata in maniera dirompente e ha fatto capire di potersi togliersi ancora tante sodddisfazioni. Il bel quinto posto di Emmanuel Ihemeje nel salto triplo, i settimi posti della 4×400 mista e della 4×400 femminile, gli ottavi di Valentina Trapletti nella marcia e della 4×100 femminile (con tanto di record italiano) completano un quadro confortante. Peccato per la mancata finale di Filippo Tortu sui 200 metri, sfumata per appena tre millesimi. Brava Ayomide Folorunso a siglare il record italiano dei 400 ostacoli (54.34).

Non sono mancate le controprestazioni, sia chiaro. Quella della 4×100 maschile è la più eclatante: nessuno chiedeva una medaglia o un tempo di lusso, ma quantomeno una prova priva di errori e che potesse permettere di accedere a una finale non così impossibile. Roberta Bruni si presentava forte del record italiano di salto con l’asta e della quinta misura mondiale stagionale, ma è uscita in qualifica. Bravo Nick Ponzio a centrare la finale a dodici del getto del peso, ma poi gli è mancato qualcosa per andare a punti (spiace per l’assenza di Zane Weir a causa di un infortunio). Spiace per i quattrocentisti che hanno pagato a caro prezzo alcune positività al Covid-19 nelle ultime settimane.

Non possono essere giudicati fondo e mezzofondo a causa delle assenze delle stelle Yeman Crippa e Nadia Battocletti (si è faticato troppo sui 1500 metri guidati da Gaia Sabbatini), è mancato un po’ l’universo degli ostacoli in rettilineo. Il settore dei lanci è rinato con Fantini e i pesisti, anche se giavellotto e disco rappresentano buchi importanti. Bene le siepi con la finale agguantata da Ahmed Abdelwahed (poi non entrato tra i migliori otto che portano a casa i punti). Ci siamo lasciati alle spalle Francia, Germania e Spagna: non è poco per un Paese come l’Italia, li aspettiamo al varco anche agli Europei dove la Gran Bretagna sembra destinata a dominare.

Foto: Lapresse