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Basket, i migliori italiani dei playoff di Serie A. Melli-Datome, la coppia d’oro di Milano

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La conclusione dei playoff scudetto regala anche il tempo di guardare all’andamento del gruppo azzurro che si è presentato all’alba della fase cruciale della stagione sportiva 2021-22. Qualcuno ha gioito, qualcuno no, e poi c’è chi è risultato realmente decisivo in numerose occasioni, soprattutto quelle di maggior peso.

Il riferimento inevitabile è a Nicolò Melli e Gigi Datome, insieme. L’uno aveva una gran voglia di riscatto dopo una seconda stagione NBA non proprio all’altezza della prima, l’altro aveva chiuso l’annata passata con parecchi guai fisici ed era deciso a dimostrare che, pur a 35 anni e con un ruolo ovviamente diverso rispetto a quello di un passato glorioso, poteva ancora risultare decisivo.

Entrambi hanno avuto i loro ottimi momenti di gloria. Gara-1 e gara-2 hanno visto brillare il sardo, mentre gara-3 è stata letteralmente dominata dal reggiano, con una performance da 22 punti che ne ha confermato la capacità di azzannare le partite capitali (al Fenerbahce conoscono bene questa sua caratteristica). E se in gara-5 Melli è stato tra coloro che hanno provato a vincere lo scudetto direttamente a Bologna, in gara-6 quello decisivo è risultato Datome, totalmente inafferrabile al ritmo di 23 punti. L’uno ha rivinto lo scudetto con l’Olimpia dopo 9 anni dalla notte del 27 giugno 2014, l’altro ha vinto il suo secondo formalmente (e potevano, per certe questioni, non essere solo due), ma il primo, almeno in Italia, da protagonista e con l’albo d’oro che lo può certificare.

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In casa Virtus Bologna, invece, corrente decisamente alternata per molti, a partire da un Marco Belinelli mai realmente costante lungo tutti i playoff fino a un Daniel Hackett apparso prima (in finale) con guai fisici, poi nervoso, poi senza grandi mezzi per riuscire a ribaltare la questione, e non può certo bastare l’apporto difensivo di Alessandro Pajola a girare una serie finale mai decollata per davvero. Il blocco italiano, nel complesso, è andato svanendo con l’avanzare della postseason, e anche su questo verterà una serie di riflessioni che verranno fatte per l’annata 2022-2023, quella del ritorno in Eurolega senza considerarla come un disturbo per la stagione, come accadde in modo sventurato nel 2007-2008.

Se le due semifinaliste, Sassari e Tortona, hanno avuto un apporto medio, ma senza acuti particolari, da parte dei loro gruppi azzurri (ruoli principali per Bruno Mascolo e Ariel Filloy su un lato, per Stefano Gentile sull’altro), diverso è il caso di due squadre che si sono fermate ai quarti di finale. Anzi, sono differenti pure le vicende di Stefano Tonut e Amedeo Della Valle, tutti e due ormai diretti verso altri lidi rispetto a Venezia e Brescia (l’uno secondo radio mercato, l’altro ufficialmente).

In particolare, Tonut ha fatto il possibile per tenere a galla Venezia nelle partite giocate a Tortona, ma non è riuscito a essere decisivo quanto e come vorrebbe al Taliercio, dove Jeff Brooks ha provato a risollevare una Reyer che, ormai, il peso degli anni lo sente ed è pronta a cambiare (quasi) tutto. Della Valle, invece, è stato molto sfortunato: dopo i 30 punti di gara-1 e la comunque buona gara-2 è stato costretto a saltare le partite a Sassari, lasciando tutto lo sforzo offensivo sulle spalle di John Petrucelli, John Brown e ancor più Naz Mitrou-Long, i cui 38 punti in gara-4 non sono stati sufficienti ad allungare la serie.

Quanto a Reggio Emilia, a parte il momento di follia di Milano nel secondo tempo di gara-1 dei quarti di finale, tolto un ottimo Andrea Cinciarini (che ha sostanzialmente coronato una stagione meravigliosa) c’è stato davvero poco da fare contro l’Olimpia. Infine, simile discorso per Pesaro, combattiva in gara-1 grazie anche a Davide Moretti, ma incapace poi di imbastire una qualche resistenza contro la Virtus Bologna che, dati alla mano, è risultata più forte per sua natura.

Credit: Ciamillo