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Ciclismo

Juan Ayuso: “Mi ispiro a Contador e sogno il Tour de France. In un test in salita andavo come Pogacar”

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Abbiamo raggiunto telefonicamente uno dei giovani talenti più in vista del panorama ciclistico mondiale, Juan Ayuso. Classe 2002 e portacolori della UAE Team Emirates, l’iberico, da molti definito il naturale erede di Alberto Contador, ha cominciato questa stagione con la Volta a la Comunitat Valenciana, per poi proseguire con la Faun-Ardèche Classic, la Drome Classic, il Trofeo Laigueglia (dove è arrivato secondo, ndr), la Volta Ciclista a Catalunya e l’Amstel Gold Race. Dopo la bronchite che lo ha colpito e un conseguente stop di due settimane, Juan è pronto per riattaccare il numero sulla schiena e lo farà alla Freccia Vallone in programma oggi.

Qual è il bilancio di questo inizio di stagione?

“Sono abbastanza soddisfatto di questo inizio di stagione, il mio livello è buono e quando vado forte riesco ad essere sempre con i migliori. Dopo la Valenciana però ho preso il Covid-19 e sono stato fermo una settimana e mezza e poi dopo il Catalunya ho preso la bronchite e sono rimasto altre due settimane senza fare niente. Però sono tranquillo perché quando non ho intoppi vado molto forte”. 

Come proseguirà il tuo calendario? 

“Farò la Freccia Vallone e poi il Giro di Romandia”. 

Ci racconteresti meglio la sfida in allenamento tra te e Tadej in Spagna sul Coll de Rates, vinta poi da Pogacar solo allo sprint finale. Sei quindi riuscito a tenere i ritmi di Tadej. Com’è andata?

“Il Coll de Rates è una delle salite più famose della zona, abbiamo fatto questa sfida e sono felice di come sia andata. Ero al fianco del numero uno al mondo e questo mi ha dato buone speranze e tranquillità perché sono riuscito a tenere i suoi ritmi”.

Hai firmato con la UAE Team Emirates fino al 2025. Che aria si respira all’interno del team? 

“Mi trovo molto bene, sono felice e ho fatto la scelta più giusta. La squadra mi aiuta e crede molto in me. Il mio calendario quest’anno è perfetto”.

C’è qualcuno con cui hai legato maggiormente? 

“Con Rui Costa perché dopo il primo ritiro insieme alla squadra, siamo andati insieme in altura a Sierra Nevada e si è creato un bel rapporto”. 

E Pogacar che ragazzo è? 

“Tadej è il ragazzo della porta accanto, molto tranquillo. Gioca alla play-station, giochiamo a ping-pong, è un ragazzo normalissimo”.

In Spagna si aspettano tanto da te, ma c’è anche un altro giovane che sta emergendo, Carlos Rodriguez Cano. Che rapporto avete?

“Rodriguez lo conosco da tanto tempo, abbiamo corso molto insieme, è un anno più grande di me. Abbiamo un buon rapporto e lo stimo molto come corridore”. 

Quanto è stata importante l’esperienza alla Colpack da dilettante?

“Per me è stato un passaggio fondamentale. Ho fatto una grande esperienza e questa mi è servita per crescere per poi fare il passo nel World Tour. Quando sono arrivato in UAE avevo già un nome ed ero consapevole dei miei mezzi”. 

Che tipo di corridore sei?

“Penso di essere un corridore da Grandi Giri anche se non ne ho mai corso uno. Però credo di essere questo tipo di corridore: vedremo”.

Quali sono i terreni più adatti a te?

“Più è lunga e dura la salita più mi sento a mio agio e vado forte, però sono anche un corridore esplosivo. Anche corse come la Freccia Vallone o la Liegi-Bastogne-Liegi possono essere adatte a me”.

Ti sei innamorato del ciclismo grazie ad Alberto Contador. Ti ispiri a lui?

“Sì, quando io ho cominciato ad andare in bici, a sette anni, Contador stava vincendo il Tour de France. E’ da sempre il mio idolo”.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

“Vincere il Tour”.