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Editoriali

Coppa Davis: bravo Volandri con Musetti, ma Sinner in doppio è stato un errore

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Ieri lo avevamo invocato a gran voce. Sapevamo che l’Italia stava cadendo in una pericolosa trappola in Slovacchia, al cospetto di avversari tecnicamente inferiori, ma capaci con una motivazione incrollabile di spingersi oltre i propri limiti, appianando i valori: d’altronde una situazione di questo tipo si verifica spesso in Coppa Davis. Gli azzurri, dopo l’1-1 della prima giornata, avevano messo più di un piede nella tela del ragno. Servivano la classe, l’istintività, il talento ed anche l’incoscienza di Lorenzo Musetti per venirne a capo: e così è stato.

Grandi meriti vanno attribuiti al capitano Filippo Volandri per il coraggio dimostrato: non era affatto semplice rinunciare al n.21 del mondo (Lorenzo Sonego) per l’incontro decisivo, andando letteralmente all-in con un debuttante che ha compiuto 20 anni appena due giorni fa. Eppure l’azzardo ha pagato, come d’altronde avevamo sperato. Il toscano non ha tremato nella bolgia di Bratislava, per nulla. E’ sempre rimasto lucido, concentrandosi su ogni punto e non scoraggiandosi quando l’avversario mostrava un livello a tratti irreale per un n.110 del mondo. Se ieri avevamo scritto che Lorenzo Sonego, per il momento, non è ancora un uomo Davis, di sicuro lo è già Lorenzo Musetti: l’inclinazione caratteriale del ragazzo induceva a pensarlo ancor prima del debutto.

Onore dunque a Volandri per averci creduto, ma è innegabile come il livornese sia nuovamente ricaduto nell’errore di schierare Jannik Sinner in doppio. Con l’assenza dell’infortunato Fabio Fognini, chiunque avesse affiancato lo specialista Simone Bolelli, avrebbe dato vita ad una coppia assolutamente inedita. Nel campo della pura improvvisazione, sarebbe stato forse più opportuno schierare subito Musetti, che dispone delle qualità necessarie per diventare un grande doppista in futuro. Inoltre Sinner avrebbe dovuto disputare anche il singolare immediatamente successivo al doppio, che fortunatamente ha vinto. Ad ogni modo, l’altoatesino ha mostrato ancora una volta limiti evidenti a rete e nel gioco di volo, che paiono sempre più endemici. Volandri continua ad insistere su di lui in doppio come era già accaduto in Coppa Davis a Torino (ma anche Vincenzo Santopadre aveva fatto lo stesso in ATP Cup), tuttavia le sconfitte a ripetizione testimoniano come la strada imboccata non sia quella giusta. Sinner ha bisogno di trovare la retta via in singolare, soprattutto nel delicato periodo di cambiamento di guida tecnica. Il doppio andrebbe lasciato agli specialisti o a chi ne mostra una predisposizione naturale come Musetti. E viene anche da chiedersi perché Volandri, nel sostituire l’infortunato Fabio Fognini, non abbia convocato il doppista Andrea Vavassori al posto di uno Stefano Travaglia che, salvo problemi di salute altrui, mai sarebbe stato schierato in singolare. L’errore di valutazione era dunque arrivato già a monte?

Superate le sabbie mobili slovacche, l’Italia ora può guardare con ottimismo alle Finals che si disputeranno in un format diverso dal 2021, con quattro gironi da disputare a settembre (uno dei quali dovrebbe venire ospitato proprio dal Bel Paese), da ognuno dei quali si qualificheranno due squadre. Le magnifiche otto si affronteranno poi nel tabellone ad eliminazione diretta a dicembre ed in una sede unica ancora da stabilire. Sinora non abbiamo ancora visto la Nazionale veramente al completo. Con i rientri di Matteo Berrettini e Fabio Fognini, senza dimenticare l’esclusione della Russia per i tristi motivi che conosciamo, la selezione tricolore non parte battuta contro nessuna avversaria, neppure contro la Spagna di Rafael Nadal e Carlos Alcaraz. Al tempo stesso, con il regolamento attuale che prevede sfide al meglio dei tre incontri, abbiamo già imparato a nostre spese come sia anche altrettanto nell’ordine delle cose perdere contro avversarie meno quotate. Tuttavia la storia insegna, non solo nel tennis, che l’Italia ha ottenuto i risultati migliori dopo aver esorcizzato gli spettri. E chissà che lo scampato pericolo di Bratislava non sia il presagio di un destino che ci strizza l’occhiolino.

Foto: LivePhotoSport