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ATP Pune 2022: Stefano Travaglia costretto al terzo set, ma batte Ramkumar Ramanathan

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Con qualche patema in più del dovuto, ma Stefano Travaglia supera il primo turno del torneo ATP 250 di Pune, in India. Accreditato della testa di serie numero 8, l’ascolano batte per 7-6(7) 4-6 6-3 l’indiano Ramkumar Ramanathan, andando così a trovarsi di fronte a un di questi connazionale, Yuki Bhambri, anche lui proveniente da una battaglia con lo slovacco Jozef Kovalik.

Il primo set si rivela particolarmente difficile da interpretare, perché nessuno dei due è realmente padrone del proprio servizio. Il tutto nonostante, paradossalmente, entrambi lo tengano a lungo e l’unico ad avere palle break è Travaglia, nel terzo gioco. Le buone armi da fondo dell’ascolano si mescolano con l’aggressività in risposta dell’indiano, dotato anche di un buon dritto e di una certa tendenza al servizio e volée. Si arriva al tie-break, in cui l’azzurro sale sul 5-2, Ramanathan risale sul 5-5, annulla tre set point, ma nulla può contro il dritto sul quarto da parte di Travaglia.

Quel che non cambia è l’atteggiamento propositivo dell’indiano, che subito trova il break a inizio secondo parziale. Ramanathan, in sostanza, non solo si prende questo vantaggio, ma non ha nessun problema nel continuare a giocare come ha finora già fatto, garantendosi una continuità notevole al servizio senza che l’ascolano possa avvicinarlo. Anzi, è lui ad avere un set point sul servizio di Travaglia (5-3): non lo trasforma, ma cambia poco in virtù del 6-4 appena successivo.

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Il terzo set finisce per decidersi in un’unica situazione, quella che si verifica sul 2-3. Nel solo reale game di servizio di seria difficoltà, Ramanathan commette un sanguinoso doppio fallo che gli costa la perdita della battuta a 15. Dal momento che Travaglia non trema più, questo significa anche perdita dell’intero incontro.

Il 74% di prime in campo di Travaglia si scontra con il 55% di Ramanathan, il quale riesce però a ricavarne l’81% di punti vinti. Più importante l’efficacia sulla seconda dell’italiano, al 67% contro il 54% relativo all’indiano.

Foto: LaPresse