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Rugby, Michele Lamaro: “L’Italia può essere competitiva al Sei Nazioni. 22 giocatori da Treviso? Il lavoro paga. E le Zebre…”

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Mancano poche settimane al fischio d’inizio del Guinness Sei Nazioni 2022 di rugby e l’Italia guarda con sentimenti ambigui al torneo. Da un lato c’è l’entusiasmo di un gruppo giovanissimo e voglioso di stupire, dall’altro c’è la vittoria che manca dal 2015 e un novembre difficile per l’esordio di Kieran Crowley sulla panchina azzurra. E a guidare gli azzurri sarà la terza linea di Treviso Michele Lamaro, con cui guardiamo proprio al torneo quasi al via.

Tra poche settimane inizia il Sei Nazioni, dove l’Italia non vince dal 2015. Qual è il morale della squadra dopo l’esordio di Crowley a novembre?

“Devo ancora tastarlo per bene con mano quando ci incontreremo, ma sicuramente siamo tutti ansiosi di iniziare, lo vedo con i miei compagni di Treviso. Siamo un gruppo giovane, molti di noi sono un paio d’anni che hanno iniziato a conoscere il Sei Nazioni, quindi vogliamo portare energia ed esperienza”.

A novembre è arrivata la vittoria contro l’Uruguay, ma molto sofferta, dopo le sconfitte con Nuova Zelanda e Argentina. Le vostre avversarie, invece, hanno avuto un novembre più convincente. È proprio così grande come si dice il gap tra l’Italia e le altre squadre del Sei Nazioni?

“Trovo che le squadre europee abbiano fatto molto molto bene, in un novembre entusiasmante. Ma sono convinto che noi possiamo portare il nostro, essere competitivi. Dobbiamo trovare competitività e consistenza anche contro squadre forti e rodate come quelle che affronteremo. La differenza la faremo noi, per come scenderemo in campo”.

Senza farti mettere il becco negli affari altrui, né affrontare argomenti più politici che sportivi, le convocazioni di Crowley hanno fatto parlare perché 22 giocatori su 32 vengono da Treviso, con le Zebre che hanno solo 5 convocati. Guardando in positivo, quanto può aiutare l’avere un gruppo che si conosce bene come quello biancoverde in Nazionale?

“Trovo che ovviamente è abbastanza palese la scelta ed è frutto del duro lavoro fatto qui a Treviso, dove si cresce tanto. Senza nulla togliere alle Zebre, stanno passando un momento difficile, anche a causa del Covid. Noi ce la stiamo mettendo tutta per arrivare al top nella finestra del Sei Nazioni. Nella mia poca esperienza posso dire che c’è una differenza ad avere un gruppo che si conosce, perché sai come lavora quella persona con cui ti alleni tutti i giorni e, di conseguenza, puoi trovare soluzioni più velocemente, conosci i pensieri comuni, anche tecnici, mentre credo ci siano meno differenze in campo”.

Parlando di Treviso, la prima parte di stagione ha mostrato una squadra in crescita, con alcuni buoni risultati e siete in corsa sia nell’United Rugby Championship sia in Challenge Cup. Come giudichi questo avvio di stagione della Benetton?

“Più positivo che negativo, anche se c’è ancora tanto da lavorare. Siamo riusciti a vincere partite importanti segnando all’ultimo secondo e questo fa vedere il carattere della squadra. Riuscire a vincere così ben due partite contro squadre di livello, tra le più in forma del campionato, vuol dire che abbiamo un bel carattere. Ciò non toglie che abbiamo avuto qualche problema altre volte, ma è un gruppo equilibrato e dobbiamo solo trovare un po’ più di continuità”.

Lo conoscevate bene, facendo già parte dello staff, ma dal tuo punto di vista cosa credi che Marco Bortolami stia dando in più alla squadra?

“Marco ovviamente ha dalla sua il fatto di essere italiano, che è un plus soprattutto per i ragazzi giovani che magari non parlano così bene l’inglese. Marco si sta approcciando a un nuovo ruolo e credo che tecnicamente abbia delle qualità che fanno bene a una squadra italiana di alto livello”.

Foto: Luigi Mariani – LPS