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Scacchi, Mondiale 2021: Magnus Carlsen, un re vicino a nuova gloria. Ian Nepomniachtchi e il filo delle speranze minime

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I giorni più indicati per la conclusione del match per il Campionato del Mondo sono due. Uno è quello di sabato, e sarebbe tale nel caso in cui Magnus Carlsen pattasse le due restanti partite con Ian Nepomniachtchi. L’altro è quello di domani, e il termine del confronto si avrebbe qualora il norvegese battesse per la quarta volta il russo dall’inizio della contesa, avvenuto il 26 novembre scorso.

Dovesse accadere, un divario di quattro vittorie sarebbe il più ampio, a livello FIDE, dal 1993, quando Anatoly Karpov sconfisse l’olandese Jan Timman al meglio delle 24 partite, in un match che riprese tradizioni risalenti ad Alekhine: girò per quattro luoghi diversi, tre olandesi (Zwolle, Arnhem e Amsterdam), uno indonesiano (Giacarta). Karpov vinse con 6 successi, 2 partite perse e 13 patte.

Ma il 1993 è anche l’anno in cui si creò la spaccatura Garry Kasparov-FIDE con creazione della PCA. Nel match parallelo di Londra con l’inglese Nigel Short, tra un giocatore cui era stato tolto il titolo ufficiale e un altro che la FIDE aveva del tutto rimosso dalle proprie liste in termini di rating, il nativo di Baku vinse ben sei partite concedendone una sola.

In generale, la vittoria più netta in era FIDE è risultata essere quella del 1961 di Mikhail Botvinnik nella rivincita con Mikhail Tal: 10 vittorie, 5 sconfitte e 6 patte. Nell’era precedente quella della Federazione internazionale, gli episodi più noti furono entrambi legati a Emanuel Lasker: il tedesco che diede contributi anche a bridge e Go, oltre a fornire osservazioni interessanti in campo matematico, nel 1907 vinse otto partite senza perderne nessuna (7 patte) con Frank Marshall e, tre anni dopo, si ripeté con David Janowski (3 patte). Due episodi non isolati, dal momento che nel 1897 il match di rivincita con Wilhelm Steinitz era finito 10-2 con 5 patte.

Ciò che rende Carlsen ancora più sicuro della propria posizione, però, è un altro fattore storico, oltre a quello pratico dell’avere tre punti di vantaggio con quattro incontri da disputare. Oltre a Max Euwe nel 1935 con Alekhine, lo stesso Steinitz, nel primissimo match con connotazione di Campionato del Mondo con il britannico Johannes Zukertort, vinse recuperando tre partite di svantaggio. Ma si trattava di situazioni ben diverse. Zukertort vinse le partite dalla seconda alla quinta, in un’epoca scacchistica dove le patte erano quasi un’eccezione, ma calò in un prosieguo che arrivò a contare 20 confronti (10 Steinitz, 5 Zukertort, 5 patte), mentre Euwe recuperò da tale situazione dall’ottavo confronto in poi, quando alla scacchiera i due si sfidarono per 30 volte (9 Euwe, 8 Alekhine, 13 patte).

In breve, il destino di Nepomniachtchi appare segnato. Solo un improvviso, e improbabile, crollo del Campione del Mondo, unito ad alcuni guizzi cui il russo ha abituato, potrebbero cambiare le carte in tavola. Vale la pena ricordare un paio di dettagli: le tre vittorie tra la sesta e la nona partita Carlsen ha pareggiato il conto nei confronti a cadenza classica (era 1-4 entrando nel match), e in più il norvegese ha perso solo due partite in tutto l’arco di assalti (uno) o difese (quattro con quella in corso) del titolo mondiale, nel 2014 la terza con l’indiano Viswanathan Anand e nel 2016 l’ottava con quel Sergej Karjakin praticamente richiamato d’urgenza a Dubai per assistere vanamente Nepo prima della nona.

L’attuale detentore del titolo ha già chiuso con una vittoria un match: quello del 2014 contro Anand, e anche in quel caso si trattava dell’undicesima partita, ma su 12 invece che su 14. Dall’avvenuta riunificazione è riuscito a fare altrettanto lo stesso Anand nel 2010, a Sofia con il bulgaro Veselin Topalov. Si trattava di situazioni differenti: Carlsen era avanti di un punto e, pattando, avrebbe dovuto resistere a una quasi certa battaglia nell’ultima sfida, mentre proprio al confronto conclusivo erano Anand e Topalov, ma sul 5.5-5.5 con due vittorie per parte. Tutto, ad ogni modo, difficilmente paragonabile al Kasparov-Karpov del 1987 a Siviglia, in un tempo in cui il pareggio dava diritto al campione in carica di mantenere la corona. Karpov era avanti 12-11, ma per fare la storia a Kasparov toccò in sorte una partita passata alla storia e giocata in due giorni (ai tempi esisteva ancora l’aggiornamento al giorno successivo, in Italia era di uso comune l’espressione “mossa in busta”, che poi è dove finivano i formulari).

Tutti questi dati esulano, per larga misura, da quanto accadrà o potrebbe accadere domani alla scacchiera. L’accadrà è chiaramente riferito all’unica condizione certa: Nepomniachtchi giocherà con il Bianco, Carlsen con il Nero. Il potrebbe accadere va invece a ricordare i possibili eventi di scena. Sono comunque in pochi a prevedere che il russo riesca a mettere seriamente in pericolo gli impianti del norvegese, anche se è lecito aspettarsi una partita abbastanza lunga. Certo, non di quasi otto ore, ma abbastanza lunga. Ed è altrettanto improbabile che si dovrà utilizzare il sesto giorno di riposo, quello ufficialmente previsto per lunedì 13. Il match, infatti, terminando prima non prevede altre partite, ma direttamente la cerimonia di chiusura nel giorno stesso o in quello successivo. E Carlsen ha tutti i motivi per poter dimostrare di poterci arrivare ancora da Campione del Mondo, aprendo un ulteriore capitolo nella sua storia che ha già tratti di leggenda e, contemporaneamente, creando le premesse per un ciclo dei Candidati che già adesso è particolarmente interessante per i partecipanti che verranno.

Foto: FIDE / Eric Rosen