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Tennis: Peng Shuai, il caso assume dimensioni internazionali

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#WhereIsPengShuai: un hashtag che sta facendo il giro del mondo, tennistico e non solo, per dare un forte segnale in quello che si sta trasformando in un caso a tinte molto fosche, quello della sparizione dell’ex numero 1 del mondo in doppio. La cinese, dopo una pesante lettera sul social cinese (e attentamente controllato per non dar fastidio alle alte sfere cinesi) Weibo, è sparita dalla circolazione dallo scorso 2 novembre.

Peng Shuai aveva raccontato, nella lettera, come vi fosse stata una relazione non semplice da definire con il settantacinquenne ex vice premier cinese Gaoli Zhang. Un rapporto, il loro, fatto di pressione psicologica a sfondo sessuale, di una moglie sempre molto incline a commenti pesanti e di segreti, costanti. Quel post su Weibo è stato rimosso in venti minuti e a tutt’oggi c’è un’attenta censura, in Cina, per evitare che esso venga diffuso.

Intanto, però, è arrivato alle orecchie della comunità internazionale. E dopo la mail (che viene presunta falsa da praticamente tutti) della giocatrice alla WTA, Steve Simon, il numero 1 dell’associazione del tennis femminile, ha reagito con forza minacciando anche di non tornare in Cina finché la vicenda non sia stata risolta e finché non sarà stato possibile parlare con lei. Che, a tutt’oggi, risulta irreperibile in qualunque maniera.

Si è aperta una vera e propria battaglia su più fronti: da una parte giocatrici, tornei, sportivi e personalità politiche importanti che gridano con forza in favore di Peng, dall’altra il governo cinese che non dice semplicemente nulla e Weibo che avrebbe imposto restrizioni ad alcuni account anche molto noti, tra cui quello della stessa WTA e di Naomi Osaka, che si è unita al coro.

E al di là di giocatori (Andy Murray), giocatrici (da Osaka e Serena Williams in giù), associazioni (anche l’ATP si è mossa, come pure Tennis Canada) e tornei (Charleston), c’è anche un’importante mossa del membro del Congresso USA Jim Banks, dell’Indiana, che ha scritto al Presidente americano Joe Biden al fine di chiedere una maggiore pressione su questo caso. Il governo americano, va ricordato, sta considerando, proprio per bocca di Biden, un boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi Invernali di Pechino.

Frattanto, Steve Simon ha una volta di più ribadito come non ci sarà tranquillità finché non si sarà avuta la possibilità di parlare direttamente con Peng Shuai. “This is bigger than business“: una frase potente rilasciata dallo stesso Simon alla CNN, che spiega ulteriormente quanto ha affermato al New York Times, e cioè che permane l’intenzione eventuale di abbandonare i tornei in Cina senza una reale soluzione. Ed anche Amnesty International ha rilasciato un suo comunicato che riassume tante parole dette sulla vicenda.

Foto: Mai Groves / Shutterstock.com