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Pattinaggio Artistico

Pattinaggio artistico, il bilancio dell’Italia nella tappa del Grand Prix di casa. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

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Bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto? Ci sono due modi per giudicare il lavoro svolto dalla compagine azzurra nella tappa di casa, il Gran Premio d’Italia, terzo appuntamento della serie ISU Grand Prix di pattinaggio di figura andata in scena lo scorso fine settimana al PalaVela di Torino.

Il bicchiere mezzo pieno è rappresentato senza dubbio dalla meravigliosa terza posizione ottenuta da Daniel Grassl, abile a rimanere aggrappato al podio con tutte le sue forze dopo il posto d’onore dello short realizzando un ottimo libero con tre salti quadrupli andati a buon fine e guadagnando il nuovo primato Nazionale con 173.33 (92.39, 80.94) per 269.00, punteggio importante con ulteriori margini di miglioramento, considerando che sono mancati all’appello i livelli 4 in tutte le trottole (livello 3) e nella serie di passi (livello 2).

L’impresa di Daniel – che ha condiviso il podio con due pesi massimi della disciplina, ovvero Yuma Kagiyama e Mikhail Kolyada, entrambi già medaglie iridate – traccia la via per il futuro, dove il primo obiettivo sarà quello di riuscire a disputare insieme a Matteo Rizzo un Campionato Europeo da assoluto protagonista, approfittando dell’attuale difficoltà della Russia che, Kolyada a parte, fa fatica a trovare (almeno in questo momento) dei pattinatori affidabili. Proprio nella rassegna continentale potrà combattere per un ambizioso piazzamento in top 10 anche Gabriele Frangipani, apparso un po’ tirato sul ghiaccio piemontese, complice anche l’emozione di ritrovarsi su un palcoscenico così prestigioso.

La grande gioia di Grassl compensa il podio sfumato per Nicole Della Monica e Matteo Guarise nelle coppie d’artistico, avvenuto per via di un secondo segmento di gara viziato da quattro errori nei quattro elementi di salto, soprattutto in quelli in parallelo, eseguiti solo doppi. Proprio la differenza nei salti side by side ha consentito alla coppia russa di seconda fascia Iuliia Artemeva-Mikhail Nazarychev di scavalcare gli azzurri, i quali dovranno necessariamente correre ai ripari in vista degli eventi futuri, soprattutto nella Rostelecom Cup, dove avranno la possibilità di fronteggiare prima delle gare cruciali della stagione concorrenti blasonati come Anastasia Mishina-Aleksandr Galliamov, Daria Pavliuchenko-Denis Khodykin e Kirsten Moore Towers-Michael Marinaro.

Prova tutto sommato positiva per Rebecca Ghilardi-Filippo Ambrosini e Sara Conti-Niccolò Macii, bravi a superare i propri primati personali (quello di Ghiraldi-Ambrosini era fermo al 2018), malgrado la strada per competere per le posizioni più alte della classifica appaia, anche per via di coppie solide e interessanti come Artemeva-Nazarychev, tortuosa e parecchio in salita. Urge, pertanto, un cambio di passo netto per cercare di rimanere in scia e di non vanificare tutto come accaduto nel singolo femminile.

Non a caso, nel bicchiere mezzo vuoto impossibile non collocare la situazione preoccupante del movimento femminile italiano che, alla prova con i grandi, ha evidenziato tutte le difficoltà del caso già emerse dopo la mancata qualificazione del Nebelhorn Trophy. Non è chiaramente colpa di Lucrezia Beccari e di Lara Naki Gutmann, entrambe al debutto nel circuito un po’ a sorpresa, ma più di un sistema che non ha saputo in alcun modo orientarsi dopo il saluto di Carolina Kostner. Per questo motivo servirà, più che una lunga riflessione, una vera e propria rivoluzione per pianificare il prossimo quadriennio al meglio delle reali possibilità.

Hanno fatto quel che potevano infine Carolina Moscheni-Francesco Fioretti, i quali hanno comunque affrontato una gara decisamente fuori portata, ritoccando seppur di pochi centesimi il personal best commettendo dopo il Lombardia Trophy un nuovo errorino nella sequenza di twizzles. La sfida per gli allievi di Barbara Fusar Poli sarà adesso quella di crescere con pazienza, affrontando tante gare internazionali di vario livello. Le qualità non mancano, c’è solo bisogno di tempo.

Foto: Valerio Origo