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Il problema della boxe dilettantistica italiana: non è propedeutica al professionismo

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Al momento l’Italia può contare principalmente su tre pugili professionisti di livello internazionale. Daniele Scardina detiene la cintura intercontinentale della WBO nei pesi supermedi (conquistata lo scorso 1° ottobre battendo Juergen Doberstein all’Allianz Cloud di Milano), è imbattuto (20 successi, di cui 16 per ko) ed è nella top-15 del ranking di ben tre sigle (WBO, IBF, WBA). Michael Magnesi è il Campione del Mondo IBO dei pesi superpiuma (va detto che quella sigla è la più debole tra le cinque attualmente in essere) e si appresta a disputare due-tre match negli Stati Uniti d’America per cercare di scalare le gerarchie internazionali (si parte domani contro il filippino Eugene Lagos, se infilerà una serie di successi potrebbe ambire a una chance iridata più importante). Matteo Signani si è appena confermato Campione d’Europa dei pesi medi sconfiggendo lo spagnolo Ruben Diaz al PalaEur di Roma.

I ribattezzati King Toretto, Lupo Solitario, Giaguaro rappresentano la vetta del nostro movimento, anche se al momento sembrano lontani da avere possibilità di combattere per il titolo mondiale di una delle quattro sigle principali. Scardina sta pian piano scalando le gerarchie nella categoria del fenomeno messicano Canelo Alvarez (fresco unificatore delle cinture dopo aver battuto lo statunitense Caleb Plant). Magnesi dovrà ora dare tutto negli States per provare a sognare. Signani ha 42 anni e non ha impressionato venerdì scorso in ambito continentale. Va menzionato anche Fabio Turchi, che lo scorso 16 aprile ha conquistato la cintura dell’Unione Europea battendo Dylan Bregeon nel capoluogo lombardo. Il rinominato Stone Crusher aveva già detenuto l’internazionale WBC dei pesi cruiser, ma la sconfitta contro Tommy McCarthy maturata l’11 ottobre 2019 lo ha un po’ frenato insieme alla pandemia. Segnaliamo che Nicola Henchiri affronterà Faroukh Kourbanov per il titolo europeo dei superpiuma il prossimo 11 dicembre.

Questo l’attuale panorama tricolore e c’è un problema atavico che affligge il pugilato alle nostre latitudini: la boxe dilettantista non è propedeutica al professionismo. Dovrebbe invece esserlo, perché si dovrebbe partire da quello scenario per poi arrivare sui palcoscenici più importanti e non invece fermarsi. Facciamo due esempi concreti: Clemente Russo e Roberto Cammarelle. Il campano è stato il nostro ultimo Campione del Mondo (2013, tra i pesi massimi), il lombardo si è laureato Campione Olimpico a Pechino 2008 (tra i supermassimi). Due fuoriclasse assoluti, che però non hanno mai operato il grande salto.

Contestualmente nominiamo due dei loro grandi avversari: l’ucraino Oleksandr Usyk e il britannico Anthony Joshua. Il primo ha dominato tra i mediomassimi a livello professionistico (Campione del Mondo unico e indiscusso) e attualmente è il Campione del Mondo WBA, WBO, IBF, IBO dei pesi massimi, dopo avere strappato le cinture proprio ad AJ un mesetto fa. Ricordiamo che Cammarelle perse contro Joshua in maniera tutt’altro che limpida e con verdetto molto dubbio la Finale delle Olimpiadi di Londra 2012 (per molti l’azzurro aveva prevalso).

Clemente Russo, invece, sconfisse Usyk nei quarti di finale delle Olimpiadi 2008 e poi in semifinale demolì lo statunitense Deontay Wilder, proprio colui che ha detenuto a lungo il Mondiale WBC dei massimi e che ha sfidato tre volte Tyson Fury (l’ultima un mese fa, non riuscendo a strappare la cintura iridata al britannico). Usyk si vendicò poi nella Finale di Londra 2012. I nostri eccezionali alfieri sono rimasti tra i dilettanti, mentre i loro rivali hanno ottenuto fama, gloria e soldi nel professionismo. Chissà dove sarebbero potuto arrivare i nostri esponenti se avessero operato il grande salto a tempo debito…

Anche Vincenzo Mangiacapre ha conquistato i bronzi agli Europei 2011, ai Mondiali 2011 e alle Olimpiadi 2012 tra i superleggeri, ma poi è rimasto tra i dilettanti e ha annunciato il ritiro a 32 anni dopo la precoce eliminazione agli ultimi Mondiali (anche se non ha formalmente parlato di un addio totale alla carriera sul ring). Siamo convinti che il dilettantismo debba essere un trampolino di lancio e non un punto di arrivo. Una tesi che sposa anche Aziz Abbes Mouhiidine, fresco di medaglia d’argento ai Mondiali AIBA tra i pesi massimi: il campano avrebbero addirittura meritato più soddisfazione, ora arriverà a Parigi 2024 e poi ha già dichiarato a OA Sport che punterà al professionismo. Ci sembra la strada più corretta, sperando che la boxe italiana possa rilanciarsi a 360 gradi.

Foto: Lapresse