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Coppa Davis, Lorenzo Sonego: il leone di Torino. Gasato dal pubblico, non ha paura di nessuno

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Le Finals di Coppa Davis non potevano cominciare meglio per l’Italia di Filippo Volandri. Un debutto da strizzarsi gli occhi al Pala AlpiTour di Torino, con una secca vittoria contro gli Stati Uniti, gli avversari più temibili per la prima piazza nel girone E, con la possibilità di giocarsi agilmente le proprie carte con la più abbordabile Colombia per approdare ai quarti di finale. Merito di entrambi i singolaristi: Jannik Sinner, che ha praticamente arato John Isner, e Lorenzo Sonego, autore di un match di grande acume tattico con Reilly Opelka.

Soffermiamoci su quest’ultimo, il vero e proprio ‘padrone di casa’ della Davis. Nato e cresciuto a Torino, con un passato nei pulcini della squadra granata per poi dedicarsi anima e corpo al tennis (e ne siamo ben grati). Una carriera di rincorsa per Lorenzo: dotato di meno talento assoluto rispetto a Berrettini, Sinner, Fognini e Musetti, è stato bravissimo a lavorare sui ogni piccolo particolare, andando a sfiorare passo dopo passo un posto tra i primi 20 giocatori al mondo. 

Ma forse, il premio per tutti gli sforzi intrapresi in questi anni è arrivato proprio quest’oggi, con il debutto in Davis avanti al proprio pubblico, che lo ha pervaso di energia e di calore. Lorenzo Sonego è riuscito in pratica a realizzare uno di quei sogni proibiti che provano praticamente tutti quando si è piccoli: rappresentare la propria Nazionale mentre a guardarti non ci sono dei semplici tifosi, ma molto probabilmente occhi che ti hanno visto crescere, che si ricordavano di te quando combinavi qualche marachella in strada o a sbrigare qualche faccenda per la mamma. E quelli sono occhi che tifano per te in maniera ancora più forte, più calorosa. 

E questo calore Lorenzo l’ha fatto suo, ha risucchiato tutta l’energia del Pala AlpiTour ogni volta possibile. L’enfant du pays non smetteva di aizzare il pubblico dalla sua parte, anche se quasi non ce ne fosse bisogno: nei suoi ammiccamenti c’era l’animo di un ragazzo che si stava godendo il momento, fino a pervaderlo di così tanta energia da renderlo un vero e proprio leone, con Opelka che nel mentre non era più alto due metri e undici, ma almeno la metà.

Tatticamente perfetto, Lorenzo. Solido al servizio e conscio di dover allungare gli scambi per piegare lo statunitense, ci è riuscito senza colpo ferire, mostrando sempre i denti appena possibile. Non era un match tra due tennisti, ma fra preda e predatore; e quest’ultimo era pienamente a suo agio nella savana dell’impianto torinese, con il suo carattere leonino a venir fuori appena possibile. Quel carattere che potrebbe renderlo un perfetto uomo da Davis.

Foto: LaPresse