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Atletica, Gianmarco Tamberi: “Se avessi vinto a Rio, a Tokyo non avrei goduto come un riccio”

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Dopo anni di sacrifici e disavventure, quest’estate è arrivato finalmente il trionfo tanto inseguito. Con il magnifico oro nel salto in alto ai Giochi Olimpici di Tokyo, Gianmarco Tamberi si è preso una grandissima rivincita sulla sfortuna e ha conquistato il cuore dell’Italia intera.

Di problemi ne ha dovuti affrontare il nostro Gimbo per arrivare ad alzare il metallo più pregiato nella competizione più importante del mondo. Impossibile dimenticare, ad esempio, quel maledetto infortunio alla caviglia sinistra che gli impedì di partecipare a Rio 2016, mandandolo in disperazione. Lui però non ha mollato, si è rialzato e ha lottato fino a raggiungere il successo più bello della sua vita. Un traguardo che, come affermato alla Gazzetta dello Sport, è stato davvero appagante: “Quando cadi e ti rialzi, quando riesci a raggiungere un obiettivo così alto partendo dal fondo più profondo, vincere è ancora più bello. Alla fine ho capito che se avessi vinto a Rio, non avrei goduto come un riccio a Tokyo”.

Sempre nella stessa intervista, l’azzurro si è poi voluto dilungare spiegando i segreti del suo trionfo: “Con me sono esigente, un matematico. Dieta ferrea, cura del sonno, allenamento. In questi 5 anni ne ho saltato solo uno, il giorno in cui Malagò mi ha chiamato per dirmi che l’Olimpiade era rinviata. Ero così deluso… Per il resto, ci sono andato anche con la febbre.” Subito dopo, un “simpatico” racconto sul suo rientro a casa: “Tornato dal Giappone, per 10 giorni mi sono svegliato tutto sudato, con gli incubi: perché me l’avevano rubato, perché l’Olimpiade non c’era mai stata o perché non era andata come era andata davvero…”.

Il 29enne marchigiano ora ovviamente non si vuole fermare qui e ha già ben chiari i prossimi obiettivi: “Vincere il Mondiale outdoor e saltare 2.40 è quello che mi manca. Solo allora sarò un atleta con la maiuscola, per ora sono un buon atleta”.

Foto: LaPresse