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MotoGP, Francesco Bagnaia e l’eredità di Valentino Rossi. L’Italia ha bisogno di un personaggio

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Si avvicina sempre di più il momento in cui Valentino Rossi darà il proprio addio al Motomondiale, almeno nelle vesti di pilota. Il Dottore saluterà la compagnia il prossimo 14 novembre a Valencia, dopodiché comincerà a tutti gli effetti il “Dopo-Rossi”, un momento oltremodo temuto da chi si occupa di MotoGP in Italia, poiché il rischio è quello di assistere a un crollo di interesse attorno al campionato iridato a due ruote, almeno nel nostro Paese. Non sono poche le persone a dire che smetteranno di seguire il Motomondiale dopo il ritiro del quarantaduenne di Tavullia.

In effetti almeno un paio di generazioni sono cresciute nel mito di Valentino. C’è chi ha assistito per intero alla sua parabola, vedendolo arrivare, imporsi, consacrarsi, dominare come pochi avevano fatto in passato, sfidare i nuovi arrivati per poi spegnersi lentamente. Altri, invece, hanno cominciato ad ammirarlo quando era già sulla cresta dell’onda, ma anche in loro ha lasciato un segno indelebile. Al di là degli innumerevoli successi, il Dottore ha saputo accattivarsi le simpatie di una platea enorme proprio in virtù della sua capacità di essere personaggio.

Proprio di questo c’è bisogno in Italia per esorcizzare il “dopo-Rossi”, di un personaggio in grado di tenere alta l’attenzione sulla MotoGP. Con il termine “personaggio” si intende, in primo luogo, un serial winner. Sappiamo bene che Valentino ha costruito la propria fama sulle gag studiate per festeggiare i propri successi, ma senza questi ultimi non sarebbe mai diventato ciò che è. Al tempo stesso non bisogna dimenticare come Rossi abbia potuto sfruttare la scia mediatica di Max Biaggi, che a metà anni ’90 riaccese l’interesse attorno al Motomondiale grazie alle sue affermazioni a raffica nella 250cc, all’epoca di livello ben più alto rispetto all’attuale Moto2.

Il “Corsaro nero”, come venne battezzato dalla stampa più di venticinque anni orsono, è caratterialmente quanto di più lontano ci possa essere dal Dottore. Eppure guadagnò grande popolarità proprio in virtù dei suoi successi in sequenza. Certo, in Italia si può essere personaggi anche senza essere vincenti, ma si tratta di casi più unici che rari. L’esempio del compianto Marco Simoncelli, la cui genuinità e guasconeria ebbero grande presa sul pubblico, resta un unicum nel panorama del motorsport italiano. Soprattutto, non c’è un pilota nella MotoGP attuale che abbia il profilo del Sic.

C’è però chi potrebbe diventare un serial winner e di conseguenza il personaggio di cui ci sarebbe bisogno in Italia. Parliamo, ovviamente, di Francesco Bagnaia, che ha finalmente spezzato il tabù della prima vittoria nella classe regina ad Aragon, raccogliendone subito un’altra a Misano. Domenica 3 ottobre Pecco correrà quindi per ottenere qualcosa di grosso. Non tanto il Mondiale 2021, che a meno clamorosi ribaltoni finirà nelle mani di Fabio Quartararo, quanto la terza affermazione consecutiva. Attenzione, perché passare per primo sotto la bandiera a scacchi per tre gare di fila è qualcosa che ai piloti italiani riesce raramente. Valentino Rossi ce l’ha fatta parecchie volte, inanellando anche sequenze ben più lunghe, ma a parte il Dottore chi è l’ultimo centauro del Bel Paese ad aver conquistato 3 GP consecutivi nella classe regina? Ebbene, si deve tornare indietro di più di 40 anni e a Marco Lucchinelli, che dal 27 giugno al 12 luglio di quel fatato 1981 in cui si laurerò Campione del Mondo, primeggiò ad Assen, Spa-Francorchamps e Imola. Dunque se Bagnaia dovesse imporsi anche ad Austin, compirebbe un’impresa enorme se inserita nel contesto del motociclismo italiano.

Un’eventuale vittoria in Texas getterebbe i semi per fare di Pecco il prossimo personaggio italico della MotoGP, anche perché in un certo senso può raccogliere l’eredità di Valentino Rossi, essendone agonisticamente un figlioccio. Dopotutto il piemontese si è laureato Campione della Moto2 nel 2018 proprio con lo SKY Racing Team VR46. Peraltro Bagnaia avrebbe anche il “vantaggio” di correre con Ducati e questo potrebbe facilitare il suo diventare un’icona, soprattutto in caso di successi ripetuti. Peraltro non va dimenticato come nel 2022 ricorra il cinquantennale dell’ultimo titolo iridato conquistato da un pilota italiano su moto italiana (Giacomo Agostini con l’MV Agusta nel 1972). Una ricorrenza troppo significativa per essere ignorata.

Insomma, perso Rossi, l’Italia delle due ruote a motore cerca qualcuno in grado di catalizzare l’attenzione mediatica. Bagnaia potrebbe avere le carte in regola per riuscirci, ma al tempo stesso occhio anche ad altri nomi, che attualmente stanno passando sottotraccia. In fin dei conti, cos’ha Enea Bastianini  meno di Pecco, a parte un paio di anni d’esperienza in meno in MotoGP? Il titolo in Moto2 è arrivato per entrambi e nella stagione d’esordio nella classe regina, con una Ducati più vecchia delle altre, la Bestia non sta ottenendo risultati dissimili da quelli di Bagnaia nel 2019. Quindi guai a sottovalutare il ventitreenne riminese, di cui si parla ancora molto poco. Chissà che anche lui, dotato di una Desmosedici aggiornata nel 2022, non possa avanzare la propria candidatura a diventare un volto vincente della MotoGP in Italia.

Foto: MotoGPpress.com

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