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Fefé De Giorgi, il demiurgo dal cuore d’oro: fautore del ricambio generazionale, trionfo al primo colpo!

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Vincere al primo colpo è un’impresa da fenomeni. Se lo fai con un gruppo nuovo, plasmato in appena tre settimane e quando sei CT da praticamente un mese allora puoi considerarti una leggenda. Ferdinando De Giorgi ha preso il timone della Nazionale Italiana di volley maschile da Chicco Blengini, il quale ha lasciato la panchina dopo l’eliminazione ai quarti di finale delle Olimpiadi di Tokyo 2020 (era già previsto l’addio, indipendentemente dal risultato dei Giochi). Il tecnico pugliese ha aperto un ciclo con tantissimi giovani, facendosi fautore di un vero e proprio ricambio generazionale: addio a Osmany Juantorena e Max Colaci, fuori Ivan Zaytsev (operato, tornerà il prossimo anno), nella mischia nomi nuovi e poco conosciuti al grande pubblico.

Tutto in un frullatore, con un solo desiderio: ben figurare agli Europei e gettare le fondamenta per il prossimo futuro. Da qui a salire sul tetto del Vecchio Continente ne passa, eppure il ribattezzato Eroe dei Tre Mondi ha infuso la giusta sicurezza e una smodata ambizione nella testa dei suoi ragazzi, trascinandoli verso l’apoteosi di Katowice. Spezzare un digiuno durato 16 anni, grazie a una formazione assemblata da poco tempo e con praticamente nessuna esperienza internazionale, poteva essere soltanto un sogno cullato in un cassetto e invece è diventato una splendida realtà. L’Italia è Campione d’Europa per la settima volta nella sua storia (non accadeva dal 2005) e dietro a questo spettacolo c’è la mano di uno sceneggiatore encomiabile.

Il ribattezzato Fefé era stato esonerato da Civitanova a febbraio, poche settimane dopo aver vinto la Coppa Italia e dopo che nella stagione precedente aveva conquistato una memorabile tripletta (Scudetto, Champions League, Coppa Italia). Ha poi ricevuto con piacere la nomina a CT della Nazionale, con cui da giocatore ha vinto tre Mondiali consecutivi (1990, 1994, 1998) da pilastro della Generazione di Fenomeni. Ha ricevuto l’incarico di ripartire con i giovani, un compito che gli calza a pennello. Con generosità si è messo in gioco ed è stato abbondantemente premiato: a lui il merito di avere fatto credere a questi ragazzi di poter realizzare qualcosa che sembrava impossibile.

Che questi azzurri fossero talentuosi era abbastanza chiaro, nonostante le poche apparizioni a livello internazionale e la mancanza di esperienza (anche solo con club di primissima fascia), ma il quasi 60enne (spegnerà le candeline il prossimo 10 ottobre) ha avuto la capacità di credere in loro, di gettarli nella mischia, di gestirli al meglio non solo tecnicamente ma anche caratterialmente. Ne è nata una squadra solida, compatta, coesa, unita, con gli stessi intenti e senza individualità desiderose di personalismi. L’Italia ha trovato il suo demiurgo dal cuore d’oro, dotato di una sopraffina intelligenza tattica e di simpatia trascinante, capace di aggirare limiti che esistono soltanto nella mente e di aprire col botto: un vero leader dello spogliatoio.

Esordire con un trionfo comporta grandi responsabilità e rende tutto più complicato, anche perché non è mai facile ripetersi, ma questo CT e questa Nazionale possono davvero regalarsi nuove grandi soddisfazione nel prossimo futuro: Mondiali 2022, Olimpiadi di Parigi 2024 e ancora oltre, perché è un gruppo con un’età media di 24 anni. Lui era in campo quando l’Italia vinse i suoi primi Europei nel 1989, fu il vero inizio della Generazione dei Fenomeni. A buon intenditore…

Foto: CEV

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