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Boxe, Oleksandr Usyk: dalla finale olimpica con Clemente Russo al sogno di diventare il re dei pesi massimi

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A pensare che un pezzo del prossimo combattimento mondiale dei pesi massimi, quello tra Anthony Joshua e Oleksandr Usyk, è anche italiano farebbe quasi sorridere qualcuno. Ma questa è la pura verità: se, com’è noto, “AJ” fu l’avversario di Roberto Cammarelle nella mai del tutto digerita finale dei supermassimi di Londra 2012, l’ucraino lo fu di Clemente Russo in quel dell’ExCeL Exhibition Centre.

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Fu un combattimento sempre tenuto in mano dall’uomo che aveva già conseguito titoli importanti in precedenza. Non solo: la fatica fatta dall’ucraino in precedenza era stata minore rispetto a quella dell’italiano. Se Usyk aveva superato il russo Artur Beterbiyev 17-13 e il bulgaro Tervel Pulev (il fratello dell’ormai più famoso Kubrat) 21-5, Russo aveva eliminato il cubano José Larduet 12-10 e poi l’azero Teymur Mammadov 15-13. Il futuro disse che gli avversari del classe ’87 di Sinferopoli sarebbero diventati pugili di buona importanza (Beterbiyev campione WBC e IBF dei mediomassimi, Pulev titolare della cintura WBA Internazionale dei cruiser), quelli del casertano classe ’82 sarebbero rimasti nel dilettantismo, conseguendo comunque dei validi risultati.

Quella finale, inizialmente favorevole a Russo, fu dalla seconda ripresa sempre in mano a Usyk, che pure dall’azzurro era stato battuto a Pechino 2008 ai quarti. “Tatanka”, in quell’occasione, non sconfisse solo l’attuale sfidante di Joshua, ma anche un altro grande nome dei tempi moderni nei pesi massimi: si tratta di Deontay Wilder, che fu travolto dal casertano per 7-1, in tempi nei quali i sistemi di punteggio della boxe dilettantistica cambiavano alla velocità che allora era di Usain Bolt. E, com’è ormai noto, sia Usyk che Wilder sono sulla strada di Joshua e Tyson Fury verso qualcosa di più volte avvicinato, ma finora mai concretizzato.

Eppure, com’è noto, Usyk non è nato, al piano superiore, come peso massimo: si è infatti evoluto nei cruiser, categoria che ha dominato per diversi anni fino al 2018, quando ha abbandonato la categoria per andare a caccia di qualcosa di ancora più grande. E dire che tra i massimi leggeri i titoli li aveva unificati tutti: meglio anche dei Klitschko, che ne hanno favorito gli inizi da pro, nel semplice fatto che è ad oggi l’unico ucraino che sia mai stato in grado di unificare le cinture mondiali WBA, IBF, WBO e WBC.

Alto 191 cm per 91 kg di peso, con un allungo di 198 cm, “The Cat”, che ha anche in mano una laurea in scienze motorie, è un avversario che Joshua sa di non poter sottovalutare perché è incassatore, oltre che in grado di organizzare le controffensive forte della propria resistenza. Può capitare che i grandi nomi del pugilato mondiale trovino avversari non esattamente all’altezza: non è questo il caso, perché Usyk sa esattamente cosa deve fare e come. L’ha ribadito anche nell’incontro con la stampa precedente questa che è la sua più grande sfida: “Penso che questa all’inizio sarà una partita a scacchi“. E dopo la fase di studio, evidentemente, fuoco alle polveri.

Foto 1: Dmitry Niko / Shutterstock.com – Foto 2: LaPresse

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