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US Open 2021, Paolo Lorenzi, uscita di scena di un gigante del tennis italiano

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Quella contro il francese Maxime Janvier è stata, a meno di sconvolgimenti, l’ultima partita ai livelli più alti del tennis mondiale di Paolo Lorenzi. L’aveva già fatto capire da qualche tempo che avrebbe smesso in tempi brevi, e a Verona aveva confermato che si sarebbe fermato per riflettere sul proprio futuro. Una storia postata su Instagram, due giorni fa, da Thomas Fabbiano, ha chiarito ogni dubbio: parlando del primo match di qualificazioni agli US Open, quello con il portoghese Joao Sousa, aveva scritto “Ultimo match in carriera? Neanche per sogno!”, ed era chiaro a cosa si riferisse.

Se siamo realmente al passo d’addio, a Lorenzi bisogna semplicemente dire grazie. In pochi gli avevano predetto un futuro luminoso, ma lui si è preso carico di tutte quelle aspettative non positive su di lui, le ha semplicemente stracciate e ne ha raccolto una 33a posizione del ranking ATP come migliore in carriera, nel 2017. Ufficialmente terraiolo, ha però vissuto la sua più bella serie di soddisfazioni a New York: nel 2016 tolse un set a un certo Andy Murray sull’Arthur Ashe Stadium, e nel citato 2017 si è issato fino agli ottavi di finale. Lo fermò solo Kevin Anderson, con il sudafricano poi in grado di raggiungere la prima delle due finali Slam della sua vita.

Ma sono tante le parabole importanti della sua vita: il colpo sfiorato contro Rafael Nadal a Roma 2011, quando si trovò a due punti da un break che l’avrebbe portato a servire per il match; vincitore a Kitzbuhel nel 2016 dopo una lunga rincorsa, proprio in quell’estate diventò numero 1 d’Italia, a 34 anni. E ancora in quel 2016, in Coppa Davis, riuscì a demolire Guido Pella in Argentina, in uno dei match più infiammati della storia del tempo che fu della manifestazione. E sempre per l’Italia giocò uno dei match cui tiene da sempre di più, quello del PalaVela di Torino contro Marin Cilic, dal quale perse in cinque set (furono però gli azzurri a superare i croati).

Lorenzi è sempre stato portato ad esempio per l’impegno. Dove un tennis che non era forse il più forte del mondo, ma con idee comunque interessanti, non arrivava, è sempre arrivata la sua voglia di lottare. Questa lo ha portato, nel 2009, a fare il grande salto, entrando in quei primi 100 che ha occupato fino a una buona fetta del 2010 e poi da inizio 2012 fino a fine 2013, e ancora da marzo 2014 fino all’estate 2018. Ci è ritornato molto brevemente nel 2019, ma a quel punto, tolto il terzo turno agli US Open, già il fisico non riusciva quasi più a sostenere le imprese di un giocatore cui è stato reso tanto merito giusto già in corso di carriera.

Ed oggi, che finisce il capitolo della sua vita in campo e ne proseguiranno chissà quanti altri, viste le molte vesti di cui si è vestito il senese in questo periodo, quel grazie è ancora più importante. Per descrivere Paolo Lorenzi, in fondo, non servono i numeri. Basta guardarlo in faccia.

Foto: LiveMedia/Alessio Tarpini – LivePhotoSport.it

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