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Le nuove frontiere della ginnastica: l’artistica ritorna, l’acrobatica risponde. Le Olimpiadi rivedono gli schemi

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Un’artistica più rilevante, un’acrobatica un po’ più frenata. Questo è quello che sembra essere emerso alle Olimpiadi di Tokyo 2020. La ginnastica artistica è uno sport di classe A ai Giochi, ritenuto dunque di massima importanza al pari di atletica leggera e nuoto. I nove giorni di gara all’Ariake Gymnastics Centre si sono rivelati indubbiamente molto spettacolari e il livello complessivo è stato interessante, nonostante il forfait forzato di Simone Biles dovuto ai blocchi mentali (ma è stato fondamentale parlare di Twisties, visto che attanagliano diversi atleti).

I giudici sono stati molto attenti alla parte artistica dei vari esercizi e l’hanno premiata com’è giusto che sia, anche perché non bisogna mai dimenticare qual è il nome completo di questo sport… Nelle ultime stagioni abbiamo assistito a evoluzioni acrobatiche forse troppo esagerate, indubbiamente affascinanti e spettacolari, espressione di un tentativo di raggiungere i limiti dell’umano. Ma non può essere l’unica strada percorribile per questa disciplina, la cui natura è di un altro carattere. Ci si è spinti verso l’acrobatica in nome di D Score più elevati e spesso è stata la scelta premiante, ma alle Olimpiade abbiamo avuto modo di notare un occhio più attento a espressività, eleganza, capacità di offrire emozioni, precisione.

Sia chiaro: il Codice dei Punteggi non è cambiato durante la pandemia ed era lo stesso adottato a partire dal 2017, ma c’è stata una valutazione differente e più vicina all’essenza della ginnastica artistica. La nostra Vanessa Ferrari, la brasiliana Rebeca Andrade, la belga Nina Derwael, la russa Angelina Melnikova hanno ricevuto i giusti riconoscimenti e il divario nei confronti dell’acrobatica pura si è ridotto drasticamente. Basti pensare alla finale al corpo libero: Vanessa, tornata a casa con una splendida medaglia d’argento, ha concesso soltanto un paio di decimi nei confronti della statunitense Jade Carey, impeccabile in acrobatica ma inferiore nelle altre componenti. Forse in altri tempi sarebbe finita con una discrepanza maggiore.

Si sono visti tentativi di variazione al volteggio, anche se Cheng e Amanar in finale di specialità e doppio avvitamento nelle altre gare rimangono dei diktat. Alle parallele si premiano esercizi completi come quelli di Derwael. Nel concorso generale ha vinto Sunisa Lee, ma una ginnasta tutt’altro che acrobatica come la Andrade è rimasta in corsa fino all’ultimo e ha perso lo scontro diretto per errori propri (ad ogni modo la statunitense non è ginnisticamente parente di Simone Biles e di altri acrobati di spessore).

Sono queste le risposte che emergono dalla trasferta in Giappone e già nel prossimo Codice dei Punteggi, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2022, dovremmo assistere a novità in questa direzione. Staremo a vedere come si evolverà la situazione verso le Olimpiadi di Parigi 2024, ma intanto manca ancora un grande evento da disputare col nuovo CdP: a ottobre sono previsti i Mondiali, ancora nel Sol Levante. Ultima recita di un librone non così difettoso, ma che giustamente è stato rivisto (la differenza di punteggi tra volteggio e gli altri attrezzi verrà collimata, giusto per anticipare qualcosa).

Foto: Lapresse

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