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Wimbledon 2021, la resa di Roger Federer. Troppe crepe: cosa non ha funzionato

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Erano 19 anni che Roger Federer non perdeva in tre set a Wimbledon, e tre sole volte, con questa, è accaduto sui prati dei Championships. In tre sole occasioni, inoltre, gli era capitato di subire un 6-0 in un torneo dello Slam, e questa volta nella terra quasi eletta a casa gli è toccato subire questa sorte.

A dover osservare i dati del campo, per la verità, il percorso dello svizzero a Wimbledon 2021 ha ricordato per certi versi quello del 2010, anche quello finito ai quarti di finale. In quel caso il colombiano Alejandro Falla andò avanti di due set e, nel quarto, fu vicinissimo a eliminarlo: riuscì poi ad avanzare, lasciando un set al serbo Ilja Bozoljac, superando regolarmente terzo turno e ottavi, ma fu il ceco Tomas Berdych, poi finalista, a dirgli di no.

In questo caso, il parallelo nasce dal fatto che lo stesso esordio con il francese Adrian Mannarino si è rivelato essere molto pericoloso. Buon giocatore su erba, il transalpino si era portato avanti per due set a uno, con Federer in difficoltà sotto diversi punti di vista. “Salvato” dal ritiro del suo avversario, all’elvetico si è comunque presentato un tabellone non facile. Se è vero che la questione, con l’altro francese Richard Gasquet, gli presentava meno problemi dato anche il passato degli scontri tra i due, è ugualmente vero che già Cameron Norrie, in casa e in un momento positivo, poteva essere temuto. Il miglior Federer è apparso negli ottavi con Lorenzo Sonego: sembrava ritrovato un po’ tutto, dal servizio alle infinite varianti tattiche.

Tutto sostanzialmente andato perduto, o quasi, con Hubert Hurkacz, che già per sue caratteristiche era avversario che avrebbe potuto creargli più di un grattacapo. Il polacco è stato sempre bravo a mantenere alto il livello, dimostrando di saper tirare fuori il meglio del proprio tennis in questi appuntamenti importanti (l’altro precedente, in Italia, lo conosciamo bene, ed è il Masters 1000 di Miami). L’arrivo a questo punto di uno Slam non dev’essere considerato sorprendente, perché parliamo di uno dei giocatori che prima o poi ci sarebbe arrivato.

Il problema attuale di Federer è di costanza. Perché non sempre, anche all’interno della stessa partita (e ancor più di un torneo), è in grado di esprimere sempre quel livello di tennis che, forse per la prima vera volta nell’arco dell’anno, era riuscito a dargli qualche fondata speranza di arrivare fino in fondo nel torneo, anche se non era il favorito. Il problema della costanza si riflette su tutto il gioco: relativamente alla giornata odierna, mettendo da parte il terzo set, in cui all’8 volte campione è andato tutto a rotoli, non si può non evidenziare come, già in precedenza esisteva un importante divario di errori gratuiti, alla fine 31-12 tra quelli commessi dallo svizzero e quelli di marca polacca.

Federer, oggi, dipende tantissimo, forse ancor più che in passato, dalla riuscita dei propri schemi preferiti, un po’ per il lungo stop, un po’ perché l’età, inevitabilmente, avanza e presenta il conto. Quegli schemi trovati con Sonego non li ha più trovati con Hurkacz. E’ il passaggio dalle giornate migliori, dove riesce tutto, e quelle peggiori, dove non si trova nessuna soluzione possibile. Ed è anche quel momento in cui i dettagli, improvvisamente, fanno la differenza. Dettagli chiamati anche dritto, quello che tante volte caratterizza le prestazioni di Federer e che, da buon termometro delle sue prestazioni, stavolta ha fatto capire come non ce ne fosse.

Foto: LaPresse

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