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Olimpiadi Tokyo 2021, la Bielorussia fa giurare contro il doping Ivan Tikhon, due volte positivo e già squalificato

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Il nome di Ivan Tikhon, o Tsikhan a seconda della traslitterazione utilizzata, è ben conosciuto dagli appassionati di atletica leggera di lunga data essendo stato uno dei punti di riferimento del lancio del martello. Purtroppo il bielorusso è famoso anche per avere avuto una serie di vicissitudini legate al doping. Venne trovato positivo per la prima volta nel 2008, proprio durante i Giochi olimpici di Pechino, dove aveva conquistato la medaglia di bronzo.

Inizialmente squalificato, riuscì a riottenere la medaglia dopo aver fatto appello al TAS di Losanna, che si vide quasi costretto a restituirgli il terzo posto pechinese per insufficienza di prove, sottolineando, nella sua sentenza, che non si trattava di un’assoluzione, ma semplicemente di una decisione presa perché non era stata determinata con certezza assoluta la regolarità delle procedure seguite durante i test antidoping poi rivelatisi positivi.

Insomma, un salvataggio in corner per vizio di forma. Non a caso, nel maggio del 2012 Tikhon venne nuovamente trovato positivo all’antidoping, in questo caso su dei nuovi test effettuati su campioni prelevati durante i Giochi olimpici di Atene 2004. Stavolta non vi fu alcun cavillo a salvarlo, così il bielorusso venne escluso da Londra 2012, perdendo anche l’argento di Atene, nonché l’oro mondiale di Helsinki 2005 e quello europeo di Göteborg 2006. Cionondimeno, mantenne gli ori iridati di Parigi 2003 e Osaka 2007, oltre al già citato bronzo di Pechino 2008.

Nonostante la squalifica e l’età non più verde, Tikhon non ha gettato la spugna e nel 2015 è tornato in attività, qualificandosi per i Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016, dove ha addirittura arpionato l’argento. Un risultato che ha fatto storcere il naso a tanti puristi, ma che deve essere giocoforza considerato legittimo.

Tra pochi giorni il titanico atleta di Grodno compirà 45 anni e la sua carriera, nonostante tutte le ombre, è ancora in corso. Infatti solo tre settimane orsono si è guadagnato la qualificazione ai Giochi olimpici di Tokyo, dove parteciperà per la quinta volta alla manifestazione a Cinque cerchi (il suo esordio risale addirittura a Sidney 2000).

Proprio il suo passato controverso ha fatto apparire quantomeno sconveniente quanto accaduto a Minsk nei giorni scorsi. Tikhon, che per la cronaca è nel frattempo diventato anche il presidente della federazione bielorussa di atletica leggera, è stato scelto dal comitato olimpico bielorusso come capitano della delegazione di 109 atleti che volerà a Tokyo. Come se non bastasse, il martellista ha giurato a nome di tutti di fronte al presidente Aleksander Lukashenko di gareggiare a Tokyo in maniera corretta e senza doping”.

Insomma, ennesima figuraccia della Bielorussia, che peraltro ha rischiato l’esclusione da queste Olimpiadi dopo le accuse di aver discriminato gli atleti che nell’estate scorsa avevano protestato contro la contestata rielezione di Lukashenko nel 2020. Peraltro, la più classica ciliegina sulla torta, è rappresentata dal fatto che pochi mesi orsono, il ruolo di presidente del comitato olimpico bielorusso è stato assegnato a Viktor Lukashenko, figlio di chi governa ininterrottamente la “Repubblica” ex sovietica da 27 anni a questa parte…

Foto: La Presse

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