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Nuoto, Settecolli 2021. Il bilancio: la squadra azzurra c’è, aspettando le punte

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E’ stato un Settecolli di conferme, sorprese ed apprensione quello che si è chiuso ieri al Foro Italico. Lo stato d’animo di appassionati e addetti ai lavori all’inizio della manifestazione non poteva essere certo raggiante con la notizia fresca della mononucleosi che ha colpito Gregorio Paltrinieri, che a Tokyo andrà (o sarebbe andato) per compiere un’impresa storica: salire sul podio in tre gare, due in piscina e una in acque libere.

Ad aggiungersi alla “tegola” Paltrinieri anche un altro 400 stile libero tutt’altro che impeccabile di Gabriele Detti, colpa della discesa dall’altura che ha creato non pochi problemi al mezzofondista livornese, rimasto lontano 5 secondi dal suo migliore crono stagionale e apparso ancora una volta appannato nella sua gara prediletta, ancora più rispetto alla finale di Budapest che lanciò il primo campanello d’allarme. Detti ha insegnato a fidarsi di lui e del tecnico Stefano Morini, capace di fare arrivare al picco della forma i suoi atleti in vista dell’appuntamento più importante per cui vale la pena attendere ma un pizzico di preoccupazione, inutile nasconderlo, c’è.

Le preoccupazioni vere finiscono qui perchè le altre prestazioni al di sotto degli standard abituali degli atleti di punta della squadra azzurra sono tutte giustificabili con il periodo di avvicinamento ai Giochi. Federica Pellegrini, ad esempio, non è riuscita a scendere sotto l’1’56” nei 200 stile ma ha mostrato sprazzi di grande qualità nella nuotata e una velocità di base ottima (bene nei 100, nei 50 e anche nel passaggio intermedio dei 200) a cui va aggiunta la brillantezza dei giorni migliori nelle seconde due vasche. Margherita Panziera adesso ci crede in una medaglia nei 200 dorso che, solo un mese fa, sembrava lontanissima visti i riscontri cronometrici che arrivavano da mezzo mondo, ma l’atteso “crack” statunitense non c’è stato e dunque per la veneta, apparsa già in condizione più che accettabile ieri, si aprono prospettive molto interessanti.

Le stesse prospettive di Federico Burdisso. Con l’argento europeo è balzato tra i grandi favoriti dei 200 farfalla (di cui era già quarto al mondo nel 2019, non va dimenticato), con l’atteggiamento arrembante che lo contraddistingue, la capacità di gestire il rischio di una prima parte di gara molto veloce, può, in parte, far saltare il banco, almeno in chiave podio perchè l’ungherese Milak ha già fatto capire chiaramente prima a Budapest e poi a Roma chi si aggiudicherà l’oro a Tokyo.

Simona Quadarella, tanto per cambiare, ha vinto tutte e tre le gare a cui ha partecipato, cancellando di fatto la brutta edizione passata del Settecolli che la vide sconfitta due volte da Martina Caramignoli. La regina d’Europa ha confermato quanto di buono mostrato a Budapest soprattutto nei 1500 stile che restano la sua gara preferita, di riferimento e quella dove ha maggiori possibilità di puntare al podio a Tokyo. La condizione migliore sta arrivando, lo dimostrano i 5 secondi tirati giù rispetto al trionfo europeo di un mese prima ma non è ancora quella ideale e lo dimostrano i tre secondi di ritardo rispetto a Budapest con cui ha concluso gli 800 stile, gara in cui si preannuncia una battaglia epocale per i posti sul podio.

E poi c’è la rana azzurra che non delude mai in questa fase storica. Anzi, crea situazioni inedite per il nuoto italiano che mai aveva avuto problemi di abbondanza in una specialità con tre atlete da finale (e forse da podio) nei 100 e con l’atleta esclusa dalla gara individuale, Arianna Castiglioni, che continua a far segnare tempi di altissimo livello e a Roma ha ritoccato il record italiano, precedendo le altre due stelle, Benedetta Pilato e Martina Carraro. Alle tre superstar si aggiunge anche una quarta interprete della rana azzurra che a Tokyo potrebbe dire la sua: Francesca Fangio, nuova primatista italiana dei 200 rana, sembra essere entrata in una nuova dimensione che potrebbe portarla molto lontano. E’ una delle belle notizie del Settecolli, che non sono finite qui. In campo maschile Nicolò Martinenghi è il quarto nuotatore della storia nei 100 rana con il 58″29 di venerdì scorso: inutile dire che può puntare al podio ma dovrà dimostrare, nell’occasione più importante, di non patire troppo la grande finale dal punto di vista mentale. al suo fianco sbuca proprio all’ultimo Federico Poggio, bravissimo e continuo, da dicembre 2019 a venerdì quando, con 59″39 si è conquistato i galloni del “vice Martinenghi”, bruciando la concorrenza di Pinzuti (doppio finalista europeo a Budapest) e del compagno di allenamenti Fabio Scozzoli, bloccato dall’infiammazione ai gomiti. Un piccolo “buco nero” nella rana azzurra c’è: i 200 maschili che non vedranno atleti italiani al via a Tokyo.

Nella velocità maschile, infatti, i cinque moschettieri della 4×100 sembrano aver raggiunto la condizione giusta al momento giusto. Alessandro Miressi aveva mostrato a Budapest di che pasta è fatto e la sua ambizione è quella di giocarsela con i grandissimi della specialità nella gara individuale: il cronometro, al momento, dice che ne ha la facoltà. Thomas Ceccon ha fatto un ulteriore salto di qualità, è il quarto di sempre in Italia, continua a migliorarsi e presto (si spera magari a Tokyo) potrebbe scendere sotto i 48″ a caccia di una finale difficile ma non impossibile. A supportare questi due atleti è tornato dagli States in ottima condizione Santo Condorelli, che cinque anni fa chiudeva quarto i 100 stile a Rio e oggi, dopo aver cambiato nazionalità da canadese a italiano, può spingere in alto (con il suo 48″49) la staffetta che sarà completata da uno tra Frigo e Zazzeri che il loro, quando scendono in acqua per la squadra, lo garantiscono sempre.

I misti, soprattutto al maschile, erano un binario morto fino a un anno fa. Poi è sbucato Alberto Razzetti e ha riscritto la storia della specialità. Ligure, di stanza a Livorno, Razzetti ha conquistato prima la qualificazione olimpica nei 200 a Riccione, poi due podi (l’argento insperato e straordinario nei 400) agli Europei di Budapest e anche a Roma, seppur in pieno carico, ha mostrato tutta la sua classe. Ha una rana devastante e lì può fare la differenza anche a Tokyo dove già un posto in finale sarebbe un grandissimo risultato. Stessa cosa, al femminile, per Sara Franceschi che si è messa alle spalle cinque anni di sofferenza e sembra definitivamente sbocciata e pronta a diventare una delle star della specialità che, al momento, non ha grandi padroni in giro per il mondo e qualche spazio, anche in chiave podio, c’è. Notizia confortante anche per una Ilaria Cusinato che sta combattendo per tornare ai fasti del 2018 e, con questa voglia, non è detto che non ci possa arrivare in fretta.

Farfalla veloce, maschile e femminile, dorso, maschile e femminile se si escludono Panziera e Ceccon, velocità femminile sono i tasselli mancanti di un mosaico che, se Paltrinieri riuscirà a recuperare e Detti tornerà sui suoi livelli abituali, si preannuncia colorato e scintillante. Non resta che attendere poco più di tre settimane e godersi lo spettacolo.

Foto Lapresse

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