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Superbike, la grande chance di Michael Rinaldi con la Ducati ufficiale. Deve dimostrare di potersi giocare il Mondiale

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Nello scorso mese di ottobre, Ducati ha preso la coraggiosa decisione di promuovere Michael Ruben Rinaldi nel proprio factory team Superbike. La scelta è stata inaspettata perché si è optato per sostituire un veterano di lungo corso come Chaz Davies, messo inizialmente alla porta dopo sette stagioni e tre secondi posti nel Mondiale, in favore di una nuova leva in cerca di consacrazione. A Borgo Panigale si è quindi ritenuto di voltare pagina ed effettuare un investimento sul futuro, “sacrificando” il navigato gallese in favore di un centauro di otto anni più giovane in una categoria dove, storicamente, l’esperienza ha un peso preponderante.

Eppure, se si guarda la mossa con un respiro più ampio, ci si renderà conto di come il percorso di Rinaldi fosse segnato da tempo. Campione europeo Superstock nel 2017 con lo junior team Ducati al termine di un intenso braccio di ferro contro il più quotato Toprak Razgatlioglu, il romagnolo è stato gradualmente inserito nel Mondiale Superbike. Dopo aver corso a mezzo servizio nel 2018 come wild-card ricorrente, si è formato per due stagioni nei team satellite, arrivando a ottenere performance di tutto rispetto proprio nel 2020. Il weekend dell’Aragona, durante il quale ha vinto gara-1 ed è salito sul podio in tutte e tre le competizioni disputate, ha convinto Ducati a cooptare l’italiano nel proprio factory team.

Un onore, ma anche un onere, perché gareggiare nella squadra ufficiale significa doversi dimostrare all’altezza di un titolo iridato che a Borgo Panigale manca da troppo tempo. L’ultimo centauro capace di laurearsi Campione del Mondo in sella a una Ducati è stato Carlos Checa nell’ormai lontano 2011. Da allora sono passati dieci anni. Un’eternità per un marchio che sino a quel momento non aveva mai lasciato passare tre stagioni senza salire sul tetto del mondo. L’astinenza inizia a pesare ed è ovvio come i piloti Ducati abbiano addosso una certa pressione aggiuntiva.

Sotto questo punto di vista, Rinaldi ne avrà meno di altri. Il compagno di squadra Scott Redding, vice-campione 2020, è l’uomo su cui si punterà maggiormente. Per Michael il ventottenne britannico sarà un punto di riferimento di livello assoluto che potrà aiutarlo nella sua crescita agonistica. Inoltre, non bisogna dimenticare come Davies sia rientrato dalla finestra dopo essere uscito dalla porta. Il gallese era stato associato all’Aprilia MotoGP e alla Honda SBK, ma alla fine ha finito per restare in Ducati, seppur nel team GoEleven con cui Rinaldi ha corso l’anno passato. A Borgo Panigale si è quindi deciso di supportare appieno Chaz, affidandogli una moto in tutto e per tutto ufficiale, seppur gestita da una squadra diversa.

Da un lato il venticinquenne romagnolo viene ulteriormente sgravato da responsabilità, perché a conti fatti sarà la terza punta del tridente Ducati. Al tempo stesso, però, la situazione gli imporrà di rivelarsi in grado di tenere testa ai compagni di marca, che dopo aver chiuso secondo e terzo il Mondiale 2020 faranno sicuramente di tutto per provare a porre fine al dominio di Jonathan Rea e della Kawasaki, reduci da sei titoli consecutivi. I due sudditi di Sua Maestà al servizio di Borgo Panigale sono i principali indiziati per riuscirci, assieme allo spagnolo Alvaro Bautista, che ambisce a riportare la Honda in cima al mondo 19 anni dopo Colin Edwards, e all’altro inglese Tom Sykes, il quale sogna di ritornare Campione otto anni dopo il suo successo del 2013, regalando il primo titolo alla Bmw.

Rinaldi rappresenta invece il futuro, essendo un rappresentate di quella nuova generazione su cui Yamaha punta forte. La Casa di Iwata si affiderà al già citato Razgatlioglu, a Garret Gerloff, ad Andrea Locatelli e a Kohta Nozane, tutti coetanei o quasi del romagnolo. Ducati è quindi l’unico marchio ad affiancare l’esperienza alla gioventù. Può essere un bel vantaggio per il Campione europeo della Superstock 2017, ma al tempo stesso gli imporrà di non sfigurare contro due pretendenti al Mondiale. Nella speranza che anche Michael possa diventare tale nel più breve tempo possibile.

Foto: La Presse

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