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Ciclismo

Giro d’Italia 2021, il pagellone: Bernal e Ineos padroni indiscussi. Damiano Caruso orgoglio azzurro

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Il Giro d’Italia 2021 è ormai in archivio, ma sono ancora vive tutte le emozioni passate in queste tre lunghe settimane che, alla fine, hanno premiato Egan Bernal, la sua costanza, la sua perfetta amministrazione della corsa, anche grazie ad una Ineos Grenadiers invincibile dall’inizio alla fine. Dietro al giovane colombiano, una gioia azzurra inaspettata e commuovente, ossia Damiano Caruso, la rivelazione assoluta tra i big delle generale.

Come nel caso di Bernal, anche il 33enne ragusano è sempre stato molto regolare, a differenza dei principali avversari, che hanno dovuto rinunciare al podio proprio per la mancanza di uniformità nelle tre settimane di gara. Menzione speciale e generale per tutta la corazzata azzurra che ha preso parte al Giro 2021, e che ci ha regalato la bellezza di sette vittorie di tappa. Insomma, noi italiani possiamo ritenerci più che fortunati.

Ma adesso andiamo nel dettaglio di tutti i protagonisti della 104esima edizione della Corsa Rosa, con il classico pagellone di fine Giro. 

PAGELLONE GIRO D’ITALIA 2021

Egan Bernal, 9,5: la maglia rosa viaggiava nella sua mente da tanto, tantissimo tempo. Un infortunio aveva pregiudicato la sua partecipazione al Giro 2019, anno in cui si era ‘vendicato’ conquistando il Tour. Dopo un 2020 molto complicato, il giovane colombiano ha resettato tutto quanto, lottando principalmente con testa e cuore. La sua condizione non era comunque al 100%, ma è riuscito prendere in mano il pieno controllo della situazione dall’inizio alla fine, e con una squadra, la Ineos Grenadiers (10), a dir poco eccellente e ‘usata’ per bene, amministrando le fatiche di tutti quanti a rotazione nelle tre settimane. Prima con la vittoria a Campo Felice, che ha dato il via alla sua cavalcata in rosa, poi quella a Cortina grazie a cui è riuscito a mettere in bacheca la Corsa Rosa, il resto del Giro è stato amministrato con grande intelligenza e controllo della situazione, senza farsi scalfire nemmeno dalla giornata No di Sega di Ala. A soli 24 anni ha già nel palmares due grandi corse a tappe e una lucidità degna dei campioni del passato.

Damiano Caruso, 10: una vita da gregario coronata da un sogno, forse, più grande di lui. Il ragusano della Bahrain Victorius è un po’ il vincitore morale di questa Corsa Rosa, ma soprattutto il grande orgoglio azzurro di questa edizione. Partito come fido scudiero di Mikel Landa (ritiratosi nella tappa di Cattolica dopo una tremenda caduta), si è ritrovato, tappa dopo tappa, come l’avversario più inaspettato per i super favoriti di questo Giro; e nella terza settimana il rivale numero uno della stessa maglia rosa Egan Bernal. L’Italia intera ha sognato e goduto con lui sino alla fine, regalando al Bel Paese la vittoria di tappa più bella e sofferta di tutte, quella dell’Alpe Motta, e un secondo gradino del podio che vale quanto la conquista di questo Giro 2021. La Corsa Rosa e i tifosi azzurri non possono fare altro che ringraziarlo per aver messo il cuore in ogni metro di queste tre lunghe settimane.

Simon Yates, 7: sogno maglia rosa sfiorato per l’ennesima volta da parte del britannico. Partito come primissimo avversario di Bernal, purtroppo per lui non è mai stato costante; specialmente nella terza settimana, quella fatidica. Non è bastata la vittoria all’Alpe di Mera per salvare la situazione, il fattaccio di Cortina, e il suo limite dinnanzi al freddo, hanno presto svanito tutti i suoi sogni di gloria. Ma è proprio la mancanza di costanza ad aver inciso su tutto.

Aleksandr Vlasov, 6: era partito con accanto a sé una squadra promettente e potente. La sua Astana-Premier Tech ha lavorato bene, ma il giovane russo non è mai riuscito a finalizzare al meglio il lavoro della formazione kazaka. Ha comunque mantenuto un ottimo quarto posto finale dimostrandosi molto regolare per tutte queste tre settimane di Corsa Rosa, ma senza mai osare, senza regalare quello spettacolo che sembrava ormai preannunciato dopo quanto di buono aveva fatto tra la Parigi-Nizza e il Tour of the Alps. Insomma, ha un po’ deluso le aspettative.

Romain Bardet, 6: come nel caso di Yates, anche il francese ha peccato di costanza. Non è riuscito a far prevalere la sua potenza in discesa, che poteva essere un valore aggiunto. Ancora una volta è stata la mancanza di regolarità a far sfumare i suoi sogni di podio. Comunque sia ha cercato di onorare al meglio il suo primo Giro d’Italia, e di questo bisogna dargliene atto.

Daniel Felipe Martinez, 9: gregario stupendo e uomo di classifica. Un ragazzo che merita molto di più, con un potenziale di altissimo livello. Bernal ha conquistato questo Giro assieme a lui. Il giorno in cui avrà il via libera da parte della sua Ineos Grenadiers per una grande corsa a tappe, siamo certi che regalerà spettacolo.

Hugh Carthy, 5,5: ottima tutta la sua EF Education Nippo, principalmente in salita; molto meno il leader britannico. Come nel caso di Vlasov, anche il 26enne di Preston ha un po’ deluso le aspettative della vigilia dopo quanto di buono aveva fatto vedere al Tour of the Alps. Tutti si aspettavano grandi cose da parte sua nelle tappe di alta montagna, ma è sempre rimasto nell’ombra.

Joao Almeida, 7: il portoghese va assolutamente premiato per la super rimonta di cui si è reso protagonista nella seconda metà della Corsa Rosa. Partito da vicecapitano in protezione di Remco Evenepoel, eccezion fatta di tutto il tempo perso a Sestola, nella prima parte della Corsa Rosa ha rinunciato a tanto, tantissimo, costantemente frenato dal suo dovere di gregario nei confronti del giovane belga, nonostante una condizione sempre più in crescita. Nella terza settimana, sulle amate Alpi che hanno segnato il suo exploit al Giro 2020, si è vendicato come un grandissimo guerriero dando il tutto per tutto sia per cercare una vittoria di tappa che il podio. Non è arrivato ne un risultato ne l’altro, ma ci ha messo sempre il cuore, e di questo gliene va dato atto.

Tobias Foss, 7: uno dei nomi più interessanti per il futuro delle grandi gare a tappe. Non ha coronato il sogno di vincere almeno una tappa, ma ha una regolarità degna di nota, e un senso di responsabilità che promettono bene. Al momento dovrebbe tentare di osare un po’ di più in salita. In ogni caso la sua costanza lo ha premiato molto di più rispetto al primo capitano della Jumbo-Visma George Bennett (5,5), di cui si è poco capita la sua tattica vincente.

Dan Martin, 7: l’irlandese ha presto accantonato i sogni di gloria del podio milanese, perdendo fin da subito. Ma nonostante tutto, ha cercato di rifarsi, di cambiare il suo Giro, le sue priorità. Così la Corsa Rosa ha preso un’altra dimensione focalizzandosi sulla vittoria di tappa, poi arrivata a Sega di Ala, e un decimo posto finale non proprio brillante ma comunque soddisfacente.

Lorenzo Fortunato, 8: la bella e giovane sorpresa azzurra di questo Giro. Il suo assolo inaspettato sul Monte Zoncolan è stata una bella boccata d’aria fresca per il futuro che verrà del movimento ciclistico azzurro. Inoltre ha sempre tenuto saldamente la parte alta della classifica generale, tutto solo, zitto zitto, e con una regolarità degna di un corridore più esperto. Il suo futuro è decisamente promettente.

Alessandro Covi, 8: forse l’immagine più bella dell’UAE Team Emirates in questo Giro 2021. Al suo debutto nella Corsa Rosa, dopo mesi tormentati, il varesino ha sorprendentemente sfoderato quanto di buono aveva già raccolto tra gli Under 23, centrando dei piazzamenti da futuro campione. Tra il secondo posto a Montalcino, la sorprendente terza piazza sul ‘mostro’ Zoncolan, e il 13° sull’Alpe di Mera, ha dimostrato una costanza e una sete di vittoria che figurano come un buon auspicio per quello che verrà. Covi è un ragazzo molto interessante che sta crescendo a vista d’occhio. Un corridore abbastanza completo che potrebbe regalarci diverse gioie.

Vincenzo Nibali, 7: menzione speciale per lo Squalo dello Stretto a cui va detto per l’ennesima volta GRAZIE. Non sono arrivati i risultati sperati, vittorie di tappa o una bella top 10, bensì ha prevalso la sua voglia di onorare al meglio la sua amata Corsa Rosa nonostante tutto: dall’inizio con la recentissima operazione al polso, alla caduta in discesa nella terza settimana. L’amore tra il messinese e il Giro va oltre qualsiasi problema, e ce l’ha dimostrato.

Giulio Ciccone, 6,5: forse ci eravamo illusi troppo presto durante la prima settimana, ma nonostante una condizione in leggero calando in occasione della seconda settimana, è sempre e comunque riuscito a tenere le parti alte della classifica. Purtroppo il suo ritiro forzato ha vanificato in fretta i sogni azzurri. In ogni caso quest’anno avrà a sua disposizione la Vuelta per potersi vendicare, quindi non possiamo fare altro che aspettare e continuare a dargli fiducia.

Remco Evenepoel, 6: va premiata la sua tenacia nel tentare il tutto per tutto sino all’ultimo, sino allo stremo delle forze e il conseguente ritiro. Va ammesso che il giovane belga ha dei limiti importanti, probabilmente dettati dalla caduta al Lombardia 2020 che l’ha segnato e non di poco. Forse tornare alle corse buttandosi subito nella mischia della Corsa Rosa è stato un azzardo, come del resto i gradi di capitano al suo primo Grande Giro. Remco ha bisogno di tempo per ritrovarsi, poi siamo certi che tornerà quello di prima.

Alessandro De Marchi, 8: la caduta occorsa nella dodicesima tappa, e il drammatico ritiro, non hanno reso onore a quanto di buono aveva fatto sino a quel momento, specialmente nei due giorni passati in maglia rosa. Il friulano è stato tanto, troppo sfortunato. Ma noi non possiamo fare altro che ringraziarlo per quello che ci ha regalato, in quelle 48 ore da leader del Giro che hanno in parte premiato una lunga vita di sacrifici e delusioni.

Filippo Ganna, 8,5: due vittorie di tappa, cinque cronometro conquistate di fila in due Giri. Il campione del mondo delle prove contro il tempo è sempre più una certezza per tutto il movimento azzurro, ma anche per tutta la sua Ineos Grenadiers e le tre settimane vissute costantemente in testa al gruppo in protezione del capitano Bernal. Un uomo, una garanzia assoluta per tutti.

Edoardo Affini, 7: il mantovano ha ottenuto dei bei piazzamenti che non lo hanno premiato a dovere. Ha messo testa, cuore e gambe sino all’ultimo, ma purtroppo non sono bastati. Meriterebbe molto di più, ma siamo certi che non manca tanto al successo. Non avrà vinto, ma di sicuro ha più che convinto.

Davide Formolo, Diego Ulissi, 6: in Giro NI per la coppia dell’UAE Team Emirates che si è sempre nascosta, senza mai concedersi grandi exploit. Regolari anche nella classifica generale, hanno comunque un po’ deluso le aspettative, specialmente Formolo, se teniamo conto della condizione di Ulissi dopo una prima parte del 2021 abbastanza complicata.

Alberto Bettiol, 8: il suo trionfo a Stradella ha tanto ricordato il Giro delle Fiandre 2019 da lui conquistato. Il toscano vince poco, ma quando lo fa sa regalare uno spettacolo assoluto. Aveva un po’ ‘deluso’ nelle classiche, per poi vendicarsi al Giro vivendolo dal massimo dall’inizio alla fine, e coronando con un trionfo d’altri tempi. Alberto va premiato anche per la sua netta crescita in salita.

Andrea Vendrame, 7,5: finalmente il veneto è riuscito a sbloccarsi conquistando una tappa da grande finisseur. Andrea è un ragazzo che merita davvero tanto, mai domo e con una mente molto lucida. La speranza è che la vittoria di Bagno di Romagna abbia segnato soltanto l’inizio di una carriera folgorante.

Geoffrey Bouchard, 7,5: la maglia di leader dei GPM. Aggressivo, stratega, combattente, si è sempre comportato molto bene. Purtroppo per lui è mancata la vittoria di tappa, ma conquistare questa classifica in due anni tra Vuelta e Giro non è un traguardo per tutti.

Peter Sagan, 7: una sola vittoria, ma una lotta per la conquista della maglia ciclamino davvero onorevole. L’ex campione del mondo non avrà più la condizione di una volta, ma la sua voglia di protagonismo è stata la chiave vincente per arrivare sino alla fine e con una classica a punti strameritata.

Davide Cimolai, 7,5: il velocista friulano si è sempre ben difeso in ogni occasione tra volate di gruppo e sprint ristretti, nonostante non disponesse di una squadra non propriamente all’altezza. Tanti piazzamenti, su tutti il secondo posto nella classifica a punti, che sono davvero onorevoli. Di sicuro è stato il velocista azzurro più regolare di questa edizione.

Giacomo Nizzolo, 6: la vittoria di Verona è stata comunque una bella soddisfazione dopo anni di piazzamenti, avrà comunque subito qualche problema fisico visto il ritiro post Zoncolan, ma forse è stata una resa un po’ troppo repentina. C’è un po’ di amarezza…

Elia Viviani, 4: un Giro deludente da parte del veronese, prossimo a vestire i panni di portabandiera alle Olimpiadi di Tokyo. È sì reduce da una prima parte di 2021 un po’ complicata, ma soltanto due top 3 sono un po’ poche. Purtroppo la Corsa Rosa continua a non sorridere al campione olimpico di Rio 2016.

Caleb Ewan, 4: avrà di certo conquistato due belle tappe, ma vederlo, per l’ennesima volta, abbandonare la Corsa Rosa dopo aver dato quello che poteva, è abbastanza deludente e un po’ disonorevole nei confronti del Giro. Sarà anche un grande corridore, ma certi comportamenti non sono attribuibili ad un campione.

Foto: Lapresse

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