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Scacchi: Ian Nepomniachtchi può battere Magnus Carlsen? Vista su Dubai a sei mesi dal match mondiale 2021

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Dal 2007 gli scacchi non hanno un Campione del Mondo russo. L’anno in questione è quello in cui Vladimir Kramnik, a Città del Messico, dovette cedere il titolo iridato nel torneo a otto che diede inizio alla più lunga fase del regno dell’indiano Viswanathan “Vishy” Anand, che sarebbe rimasto l’ultimo a fregiarsi della corona mondiale prima dell’avvento di Magnus Carlsen.

Dopo i tentativi falliti dello stesso Kramnik (che, va ricordato, riunificò il titolo nel tesissimo match con il bulgaro Veselin Topalov) nel 2007 e 2008, e dopo quello di Sergey Karjakin nel 2016, ora è Ian Nepomniachtchi a cercare di sovvertire l’attuale gerarchia scacchistica globale. E non sarà un compito facile, perché Carlsen domina la scena dal 2010 nel ruolo di numero 1 del mondo e dal 2013 in quello di campione iridato.

Vale la pena ricordare la striscia di successi dell’uomo dal più alto ELO raggiunto nella storia (2882): dopo aver strappato lo scettro ad Anand nel 2013, e dopo averlo riconfermato nel 2014 contro lo stesso avversario, nel 2016 si è trovato per la prima e unica volta in vita in svantaggio in un match per il titolo contro Karjakin, recuperando la sconfitta dell’ottava partita con la vittoria nella decima e poi negli spareggi. Infine, nel 2018, dopo le 12 patte (un record) a cadenza classica, tre vittorie a cadenza rapida contro Fabiano Caruana gli hanno permesso di conservare la corona e negare il numero 1 del mondo all’italoamericano.

Stiamo parlando, del resto, dell’uomo che è riuscito a rimanere imbattuto, a cadenza classica, per 125 partite. Due anni, due mesi e 10 giorni. Tanti ne sono serviti perché il polacco Jan-Krzysztof Duda interrompesse questa striscia allo scorso Norway Chess, e questo resta senz’altro uno dei numeri più impressionanti dell’intera storia degli scacchi.

Eppure Nepomniachtchi non è esattamente il tipo di giocatore che vorrebbe affrontare, per un certo numero di ragioni. La prima è legata, in modo duro e puro, allo score complessivo tra i due nella storia: quattro vittorie, una sconfitta e sei patte a favore di “Nepo”, che nel 2020 come nel 2021 si è confermato il più costante e il più pronto a sfruttare le occasioni avute al Torneo dei Candidati, conquistandolo peraltro con un turno di anticipo rispetto alla conclusione naturale. Per una situazione quasi paradossale, a rivelarsi decisivo è stato il primo turno in assoluto, quello vinto contro Anish Giri quando nessuno dei due sapeva che l’altro sarebbe stato l’avversario principale. L’olandese è rimasto vicino fino alla fine, sfruttando una grande forma maturata nell’inizio dell’anno, ma non è riuscito a tenersi in gioco nella penultima partita, in cui Alexander Grischuk ha dato una grande mano al suo connazionale battendone l’avversario diretto. Confermata la tendenza all’inesattezza sotto pressione del francese Maxime Vachier-Lagrave, mentre per Caruana dopo la vittoria con “MVL” non c’è stato il seguito della risalita che in tanti si aspettavano da lui.

In tutto questo, lo stile rischioso, offensivo, dalle poche mezze misure eppure spettacolare del nuovo sfidante al titolo è piaciuto e piace. Un’esplosione, la sua, giunta sostanzialmente negli ultimi due anni, quando si è forse reso conto di poter davvero combattere per la corona iridata. E parliamo di un uomo che è a ragione definibile come poliedrico: da una parte una laurea, dall’altra una lunga esperienza come gamer (Defense of the Ancients, alias DotA, e Hearthstone). Uno che, negli anni, la sua originalità l’ha sempre dimostrata, concentrandosi però ora sul lato scacchistico, là dove a un certo punto ha rischiato sia di diventare numero 3 del mondo che di sfondare quota 2800 in termini di ELO. Non ha ancora raggiunto nessuno dei due obiettivi (sarà 4° nella lista FIDE di maggio e, per ora, il suo massimo è 2798), ma c’è da scommettere che il suo momento sia tutto fuorché lontano. L’ha ricordato lui stesso: “A un certo punto, anni fa, mi consideravo come un professionista, ma non avevo mai lavorato come tale“.

C’è una domanda cui il mondo degli scacchi vuole rispondere: Ian Nepomniachtchi può battere Magnus Carlsen? Difficile, ma non impossibile. Il norvegese, lo sappiamo, è perfettamente in grado di trovare conigli anche assai nascosti dai cilindri in suo possesso, eppure non sempre potrebbe essere al sicuro. Quello che è abbastanza chiaro, anche stante la nuova lunghezza del match (14 partite) e considerato anche il ritorno delle mitiche due ore per 40 mosse come tempo di riflessione, è che molto difficilmente vedremo 14 patte. Ci sarà sempre spazio per il rischio, e lo stesso Carlsen lo ha detto a chiare lettere una volta saputo il nome del suo avversario: “Sarà molto interessante. Lui è uno sfidante molto, molto forte. Gioca anche molto aggressivo, e normalmente offre ai suoi avversari anche delle chance. In questo senso, ci sono tutte le premesse perché il match sia vibrante“.

Mentre si vanno a seguire le mosse dei due futuri contendenti a Dubai (24 novembre-16 dicembre), già si vedono alcuni movimenti legati al futuro ciclo mondiale: il direttore generale della FIDE, Emil Sutovsky, ha annunciato, senza fornire per il momento ulteriori dettagli, che un nuovo Torneo dei Candidati è previsto per il 2022, con dettagli da approvare a maggio. Questo suggerisce che tutta la questione iridata potrebbe avere un riassestamento rapido, ma sarà soltanto uno dei tanti temi con i quali ci avvicineremo al match tra Carlsen e Nepomniachtchi. E questa sarà la continuazione di una storia che, a livello ufficiale, prosegue fin dal 1886, tra le sue mille caratterizzazioni che hanno riempito le pagine dei giornali e delle riviste nel tempo.

Foto: Lennart Ootes / FIDE

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