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Rugby, Italia: una Superlega per rilanciare la palla ovale d’élite

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Il rugby italiano sta vivendo un momento difficile, tra i risultati che non arrivano tra nazionale, Benetton Treviso e Zebre, e i problemi economici che si sono enfatizzati con la pandemia. Da anni il campionato italiano ha perso d’interesse mediatico, di qualità, relegato gioco forza nelle realtà di provincia e che fatica a diventare quel trampolino di lancio verso l’alto livello che era stato ipotizzato con l’ingresso dell’Italia nella Celtic League.

A marzo Marzio Innocenti ha vinto le elezioni federale, spodestando dopo otto anni Alfredo Gavazzi dalla presidenza Fir. Il nuovo numero 1 del rugby italiano ha promesso grandi rivoluzioni nel rugby azzurro per risalire la china e se in queste prime settimane ancora si è visto poco di quanto promesso (la sola rimozione di Franco Ascione da responsabile tecnico è troppo poco in una macchina che ha mostrato limiti a tutti i livelli, anche quelli finanziari, di marketing e comunicazione) sicuramente la riforma del massimo campionato italiano è uno dei temi più attesi, più interessanti e che sta creando più polemiche.

Il progetto pensato da Innocenti è molto chiaro e lo ha spiegato fin dalle prime ore dopo la sua vittoria. “Uno sport non può sostenersi senza un campionato domestico importante. Il calcio deve insegnarci tante cose, ogni settimana attira l’attenzione di appassionati, media e investitori. Vorrei fare una SuperLega, in cui si entra per criteri che stabilirà la Federazione di tipo economico-finanziario, tecnico-sportivo, strutturale-organizzativo. Vorremmo strutturarla sullo stile dell’Nba con un Commissioner e un Consiglio dei proprietari che abbiano libertà e autonomia per un campionato di grande interesse. Al di sotto ci sarebbe lo sport non professionistico, in cui ci sono tutte le declinazioni del rugby: dai semi professionisti al livello ludico”.

Per strutturare questo nuovo campionato la Fir potrà attingere ai circa 60 milioni di euro che arriveranno dall’accordo tra Pro 14 e Sei Nazioni con il fondo CVC, ma soprattutto il progetto di Innocenti prevede un campionato “chiuso”, cioè senza promozioni e retrocessioni. “Sarà un campionato senza retrocessioni, nella quale si ha diritto di cittadinanza non per meriti sportivi, ma corrispondendo a precisi criteri economici, strutturali e organizzativi” le sue parole, con il numero 1 della Fir che ha evidenziato come, per arrivare a questi criteri, buona parte degli attuali club del Top 10 dovranno o fare un passo indietro, dando spazio a nuove realtà territoriali, o diventare espressione di più club uniti.

Foto: Alessio Tarpini/LPS

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