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Scherma, Elisa Di Francisca si racconta: “Sono sopravvissuta alla violenza maschile, mi ha fatto molto male”

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Una vita lottando in pedana contro avversarie qualificate e contro altro. Elisa Di Francisca, forte dei sue due ori e dell’argento olimpici nel fioretto, è stata uno dei personaggi della scherma italiana, specialità che tanto ha regalato al Bel Paese nelle rassegne a Cinque Cerchi. Il 2 novembre 2020 Di Francisca rinunciava definitivamente al sogno dei Giochi di Tokyo, per uno più importante: la nascita del secondo figlio. Una scelta personale, più importante della sua carriera agonistica, spinta dal desiderio di arricchire la propria famiglia e di regalare un fratellino (o una sorellina) al piccolo Ettore.

Ebbene, di una storia di sport e di vita la 38enne nativa di Jesi ha voluto parlare, anche dai contorni drammatici. Nel libro “Giù la maschera. Confessioni di una campionessa imperfetta” (Solferino), Elisa confessa di essere stata vittima di violenza da parte di un uomo, a 18 anni, ma di essersi salvata. In un’intervista concessa a Repubblica, si approfondiscono alcuni passaggi: “Credo di averla scampata. Sono sopravvissuta alla violenza maschile. Forse lui mi avrebbe sfigurata, forse sarei finita nel lungo elenco delle donne vittime di un rapporto sbagliato. Invece sono qui, perché ho detto basta, grazie anche a una madre che mi è stata vicina, non solo quando lui con un pugno mi ha spaccato il labbro. Avevo 18 anni e sono rimasta incinta dello stesso fidanzato geloso e manesco, che mi aveva allontanato anche dalla scherma. Ho interrotto la gravidanza, cercando di cancellare quel momento. Ne ho parlato con pochissime persone, ma il dolore lo provi comunque, mi ha fatto molto male, è un pensiero che torna“.

Una situazione delicata e difficile, con conseguenze di non poco conto nel proprio mondo: “C’è stato un momento in cui ho avuto il rigetto degli uomini, almeno di quelli che capitavano a me, così è stato normale avere una relazione con Claudia, una mia compagna di squadra. Nel senso che eravamo molto intime, pensavamo allo stesso modo, avevamo una sensibilità comune e c’è stata una pulsione fisica. Le ho sempre detto: a me piacciono gli uomini, ma se proprio dovessi baciare una donna quella saresti tu. È iniziata così, è durata un anno, lei voleva discrezione, io la provocavo davanti a tutti: dai, amore, sali, che ti aspetto in camera. La seduzione mi piace. Per me era un’esperienza nuova, per lei no, tanto che voleva farmi cambiare idea sugli uomini. Intanto c’è chi mi faceva domande sceme: ma tu per strada chi guardi? Io guardo tutti, perché penso che tutto abbia qualcosa da darmi“.

Foto: Bizzi / Federscherma

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