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Formula 1

F1, GP Bahrain 2021. Vincitori e vinti di Sakhir. Ferrari e Alfa Romeo rinfrancate, deluse Aston Martin e Alpine

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Il Mondiale di Formula Uno 2021 ha mandato in archivio la prima delle sue ventitré tappe. Il Gran Premio del Bahrain ha infatti tenuto a battesimo la nuova stagione, benedetta da un’ouverture palpitante, caratterizzata dal duello tra Lewis Hamilton e Max Verstappen. Si spera che la sfida tra il britannico e l’olandese, oltre a illuminare la notte di Sakhir, possa infiammare la lotta per il titolo iridato sino a dicembre. Al di là di tale dualismo, la gara ha fornito i primi responsi concreti dopo gli enigmatici test svoltisi due settimane orsono sulla medesima pista. Andiamo quindi a tracciare un bilancio del weekend, dopo il quale ci si è fatti un’idea più precisa sui valori in campo.

Mercedes e Red Bull ripartono dal Bahrain con stati d’animo speculari, ma con una certezza in comune. Saranno loro a giocarsi il Mondiale, verosimilmente con i già citati Hamilton e Verstappen. Cionondimeno, le due squadre vivono sentimenti contrastanti che tanto ricordano lo Yin e lo Yang. Il team diretto da Toto Wolff può essere euforico per l’esito del GP, perché la vittoria di Hamilton e il terzo posto di Valtteri Bottas sono un ricco bottino. Al tempo stesso, però, c’è la consapevolezza di come l’ampio margine sulla concorrenza di cui si godeva nel 2020 sia venuto meno. Per conquistare il successo è stato necessario sudare le proverbiali sette camicie. Per converso, il team agli ordini di Christian Horner mastica amaro, in quanto il secondo posto di Max Verstappen sa tanto di vittoria sfumata e la quinta piazza di Sergio Perez lascia insoddisfatti, visto che il messicano ha vissuto un weekend difficile, trovandosi addirittura a partire dai box. Insomma, alla luce della potenzialità della RB16B, il risultato della Red Bull avrebbe potuto essere quello conseguito dalla Mercedes. Invece bisogna buttare giù un boccone difficile da digerire. Tuttavia dalle parti di Milton Keynes si affilano le armi, perché la sensazione è che si possa ambire a essere qualcosa di più di una spina nel fianco delle Mercedes, ovvero una vera e propria avversaria in grado di sfidare ad armi pari il Dream Team nella corsa al Mondiale.

Per il secondo anno consecutivo la Ferrari manca all’appello tra le pretendenti ai titoli iridati, ma l’assenza era annunciata. L’obbligo per tutti di dover sviluppare la nuova vettura basandosi su quella dell’anno precedente ha impedito al Cavallino Rampante di cestinare un progetto completamente sbagliato, costringendo il Reparto Corse a correggerlo. L’impressione è che a Maranello siano quantomeno riusciti a partorire una monoposto con un capo e una coda, dimenticando l’aborto SF1000. La SF21 appare nata meglio della progenitrice, tanto da generare la speranza di poter competere per il terzo posto nel Mondiale costruttori. Un bel passo avanti, considerando come lo scorso anno le Rosse siano complessivamente state la sesta forza in campo. Bisognerà però avere ragione di una solida McLaren, ora spinta dalla power unit Mercedes e non più da quella della Renault. A Sakhir il team di Woking si è rivelato superiore alla Ferrari, ma il distacco è contenuto e i valori in campo andranno verificati su altre piste. Interessante notare come i piloti già inseriti nelle squadre abbiano fatto meglio dei rispettivi compagni di squadra, all’esordio con i nuovi colori. Però, se gli otto secondi che separano un consistente Carlos Sainz (ottavo) da un ottimo Charles Leclerc (sesto) possono rinfrancare lo spagnolo, non può essere fatto lo stesso discorso per Daniel Ricciardo. L’australiano aveva l’ambizione di imporsi come nuovo punto di riferimento del team. Invece ha chiuso settimo, pagando ben venti secondi a un Lando Norris perfetto.

Oltre al pianeta Red Bull, rosica anche il suo satellite Alpha Tauri. La squadra di base a Faenza si gode i 2 punti conquistati da Yuki Tsunoda all’esordio assoluto, ma è conscia di come il potenziale fosse ben più alto. Se Pierre Gasly non avesse distrutto il suo alettone anteriore in un contatto con Ricciardo al primo giro, il francese avrebbe potuto verosimilmente battagliare ad armi pari con le McLaren e le Ferrari. Al contrario, “l’altra Alfa”, ovvero l’Alfa Romeo esce da Sakhir a testa alta. Non sono arrivati punti, ma il passo avanti rispetto al 2020 è evidente. Le vetture del Biscione dovrebbero aver abbandonato i bassifondi della classifica per essere tornate a sgomitare a centro gruppo, lottando così costantemente per la zona punti. Al riguardo, peccato per il disastroso pit-stop di Antonio Giovinazzi, senza il quale l’abruzzese avrebbe potuto concludere decimo. Discorso simile per la Williams, che non è allo stesso livello degli alfisti, ma quantomeno può ragionevolmente sperare di non essere più il fanalino di coda dello schieramento.

Gli altri team, invece, si leccano le ferite. L’Aston Martin ha boccheggiato, confermando le difficoltà dei test. Quantomeno Lance Stroll ha strappato un fortunoso punticino, mentre Sebastian Vettel è incappato in un weekend simil-2020. Se l’ambizione era quella di attestarsi appena dietro a Mercedes e Red Bull, allora c’è molto da lavorare, perché al momento la “Mercedes verde” non vale neppure lontanamente la “Mercedes rosa”. Male anche l’Alpine. Fernando Alonso ha lottato fino a quando un problema tecnico non lo ha messo fuorigioco, ma verosimilmente sarebbe stato difficile puntare a qualcosa di meglio del nono posto. Esteban Ocon, invece, è tornato a vestire i panni dell’anonimo fantasmino, essendo stato letteralmente impalpabile. Eccezion fatta per Vettel, che lo ha speronato. Infine, la Haas chiude il GP del Bahrain con la sgradevole sensazione di essere diventata l’ultima ruota del carro. La VF-21 è apparsa inguidabile, tanto da spedire al volo Nikita Mazepin contro il muro. Quantomeno Mick Schumacher ha visto la bandiera a scacchi, seppur in ultima posizione e a ben 40” dal penultimo…

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Foto: La Presse

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