Seguici su

Rugby

Rugby, Monty Ioane “Amo l’Italia, ottimista per il Sei Nazioni. Abbiamo un gioco da Emisfero Sud”

Pubblicato

il

Mancano ormai poche ore all’esordio dell’Italia nel Guinness Sei Nazioni 2021, con gli azzurri che sabato pomeriggio ospiteranno la Francia all’Olimpico di Roma. E tra i giocatori più attesi di Franco Smith c’è sicuramente Monty Ioane, la forte ala d’origine australiana che a dicembre ha esordito in azzurro. E alla vigilia del torneo continentale abbiamo fatto una chiacchierata con lui.

Monty, partiamo dall’inizio. Raccontaci di te, di come ti sei avvicinato al rugby.

Sono nato in Australia, a Melbourne, da una famiglia di origine samoana, ma ho passaporto australiano. Sono cresciuto a Melbourne dove ho iniziato a giocare a rugby fino ai 16 anni. A quell’età ho avuto una borsa di studio e mi sono trasferito all’accademia dei Queensland Red di Brisbane dove, diciamo, ho iniziato a giocare sul serio. Poi ho giocato un paio d’anni a Parigi, un’esperienza unica. Da lì sono andato in Nuova Zelanda e, beh, poi lo sapete, sono arrivato a Treviso”.

Tu sei nipote di Digby Ioane, grandissimo ex Wallabie. Vi sentite spesso? Ti dà consigli?

Certo, lo sento di tanto in tanto. Io sono stato con lui allo Stade Français quando venne a giocare in Francia e mi chiama ancora. Anche quando sono arrivato a Treviso guardava tutti i miei match e al telefono mi dava le sue impressioni, mi dava consigli e mi faceva notare soprattutto dove avevo sbagliato. Oggi lo fa un po’ meno, perché dice che non ne ho più così bisogno”.

Il rugby è il tuo lavoro, ma nel tempo libero cosa ti piace fare?

Allora, io ho una compagna e due bambini, quindi diciamo che principalmente mi piace stare con loro. Ma per rilassarmi amo suonare la chitarra e ascoltare musica. Mi piace ogni genere musicale. Poi amo molto leggere”.

È stato un anno difficile per tutti il 2020, con l’emergenza Covid-19. Ma per te questi mesi sono stati anche importanti lontano dal campo. Vuoi raccontarci della tua conversione?

Certo, a luglio mi sono convertito all’Islam. Io ero cattolico, ma non ero né praticante né granché credente. La mia compagna è musulmana e, come ti ho detto, amo molto leggere. Così negli ultimi anni ho letto molto sull’Islam, ho studiato il Corano e ho scoperto che mi piaceva molto il modo di vedere il mondo dell’Islam. Così, poco dopo il primo raduno che ho fatto con l’Italia, mi sono convertito. È un passaggio importante nella mia vita”.

Ormai sono più di tre anni che vivi in Italia. Come ti sei trovato e ti trovi qui da noi?

Sono stati gli anni più belli della mia carriera. Mi piace tutto, Treviso e l’Italia mi hanno dato la chance di diventare un giocatore importante. Poi mi piace vedere posti nuovi, mi piace il rapporto con le persone. Mi trovo veramente bene qui”.

E in questi anni cosa hai imparato di più del rugby italiano e degli italiani?

Sono persone affascinanti e sono molto affascinato da come si pongono in relazione con il rugby. Vedo i miei compagni, ma non solo, che vogliono sempre imparare, sono così affamati di sapere, di capire e migliorare. È qualcosa che mi ha colpito fin da subito e che mi ha fatto subito amare il Paese e la gente. Proprio questa voglia continua di migliorare mi fa dire che sono ottimista per il futuro del rugby italiano”.

Con la maglia azzurra hai esordito a dicembre, con Franco Smith che ti ha subito messo in campo. Come è stato il debutto?

Decisamente nervoso. Avevo molta pressione, me ne sono messa tanta addosso. Franco mi aveva detto due settimane prima della partita che avrei giocato ed ero fin da subito molto nervoso. Sapevo che in questi anni avevo costruito qualcosa di importante qui in Italia e sapevo che la gente si aspettava molto da me. Forse ho vissuto quei giorni nel modo sbagliato, dandomi da solo troppe pressioni. Ero nervosissimo e non ho giocato come avrei voluto. Ma adesso sto decisamente meglio, sono sicuramente emozionato ed eccitato di debuttare nel Sei Nazioni, ma sono molto più tranquillo”.

Tu giochi all’ala e le tue caratteristiche sono una tecnica eccellente, grande velocità e fisicità. Quale tipo di rugby preferisci per esprimerti al meglio?

“(Ride, ndr). Oddio, quale rugby preferisco? Adoro il rugby dove si corre molto, dove la palla si muove. Franco gioca un rugby molto da Emisfero Sud, quindi mi piace perché si gioca molto alla mano, al largo e spero di avere molti palloni da giocare in nazionale per potermi esprimere al meglio”.

[sc name=”banner-dirette-live”]

Foto: Alfio Guarise – LPS

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *