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Nuoto, Paolo Barelli: “Il passaporto vaccinale sarebbe uno mezzo importante per riaprire le attività”

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Un contesto difficile quello che la pandemia ci sta proponendo. Le ricadute dal punto di vista sanitario ed economico sono importanti e il numero di decessi quotidiano viene accompagnato dalle attività costrette a chiudere per l’impossibilità di gestire determinati costi. In una situazione così complessa, lo sport italiano è in difficoltà. L’attività di base chiede aiuto e chi ha la responsabilità di piscine, ad esempio, vorrebbe un segnale dal Governo per capire come affrontare un periodo così drammatico. In questo senso, il presidente della Federnuoto Paolo Barelli ha sempre fatto valere dei concetti molto chiari su questo tema.

“Si sta vivendo una situazione drammatica. Il mio pensiero va a loro, ritendo ingiustificata la chiusura degli impianti. Le aspettative del Governo erano quelle di minimizzare gli spostamenti soprattutto dei giovani, ma non penso che questa sia la soluzione migliore. Il 20-25% delle piscine sono aperte in Italia, le altre hanno chiuso. Pertanto, c’è chi può andare in piscina e chi non può farlo. Mi riferisco ad atleti di carattere nazionale e anche questo è molto brutto. C’è veramente il rischio di andare in ginocchio. Quel trend positivo costruito in decenni di lavoro, con la voglia di emulare riscontri di grande rilievo del recente passato, rischia di scomparire. Le piscine sono ambienti salubri, anti-virus ed era meglio tenere aperto. Siamo molto preoccupati per la prospettiva agonistica. Nel 2020 andavamo a giocarci delle buone carte, ora non lo sappiamo. C’è un problema per tutti in termini strutturali, ma l’alto livello è favorito dagli impianti e da noi tutto il peso sta sulle spalle delle società sportive fatte da presidenti di “mano destra”, cioè che mettono mano al portafoglio e si prendono le responsabilità. Nel caso in cui questi venissero meno perché falliscono, vista l’elemosina ricevuta dal Governo, è chiaro che la situazione possa precipitare“, le parole di Barelli in un’intervista concessa a OA Sport.

E dunque una proposta arriva da Giorgio Averni, presidente del Circolo antico tiro a volo, che propone una soluzione: “Sì al passaporto vaccinale e a qualsiasi strumento riconosciuto dai sanitari che consenta di riaprire presto e tornare alla normalità. Ricevo continuamente telefonate di persone che vorrebbero poter accedere agli impianti sportivi e nonostante sappia bene quanto, in particolare per alcune, sarebbe importante e utile, sono costretto a dire no”, in un’intervista concessa al Messaggero. Sulla stessa lunghezza d’onda Barelli: “Il passaporto vaccinale sarebbe, certamente, un bel mezzo per riaprire le attività“. A questo punto non resta che attendere gli sviluppi della vicenda e come l’Esecutivo si muoverà in merito a una problematica così rilevante.

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Foto: Lapresse

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