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Sci di fondo: Norvegia, Svezia e Finlandia sospendono il loro impegno internazionale. Fis sotto accusa

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Nelle ultime quarantotto ore l’ambiente dello sci di fondo è stato sconvolto da una serie di rinunce alle due tappe di Coppa del Mondo previste da qui a fine dicembre, ovvero Davos e Dresda. Il primo ad aprire le danze è stato Johannes Høsflot Klæbo, che ha annunciato la sua decisione di non partecipare ad alcuna competizione di carattere internazionale almeno sino al Tour de Ski. Il ventiquattrenne norvegese è stato seguito a ruota dal connazionale Emil Iversen, ma i due hanno semplicemente anticipato una scelta della propria federazione nazionale.

Infatti nella giornata di martedì 1 dicembre, la Norvegia ha ufficializzato la propria rinuncia agli appuntamenti previsti in Svizzera e in Germania, affermando che si ritiene troppo elevato il rischio di essere infettati dal Covid-19 poiché “mantenere le distanze ed evitare i contatti ravvicinati sui campi di gara della Coppa del Mondo è più impegnativo di quanto si pensasse inizialmente”. La mossa norge è stata ben presto imitata dalla Svezia e dalla Finlandia. I “cugini” scandinavi hanno motivato la loro decisione comunicando che “a Ruka abbiamo imparato tanto in merito alla realizzazione di una gara di Coppa del Mondo. Probabilmente siamo stati fortunati, però non possiamo avere la certezza di non incorrere in infezioni a Davos e Dresda”. I finnici hanno invece spiegato che “a Ruka gli organizzatori hanno costruito una bolla al meglio delle loro competenze, ma non è stato possibile realizzarla a causa del comportamento di alcuni partecipanti”. Interessante notare come la federazione svedese e quella finlandese abbiano affidato a un medico la motivazione dei forfait.

Insomma, la Coppa del Mondo di sci di fondo prosegue mutilata, in quanto vengono meno una marea di protagonisti annunciati. La Fis si è già premurata di specificare che le tappe di Davos e Dresda andranno comunque in scena, nonostante si rischi di non raggiungere il numero legale di nazioni presenti. Il regolamento del massimo circuito impone, infatti, che affinché le gare abbiano validità, debbano essere presenti almeno sette dei primi dieci Paesi della classifica per nazioni della stagione precedente. Con Norvegia, Svezia e Finlandia già fuori dai giochi, un eventuale ulteriore rinuncia avrebbe comportato l’annullamento legale delle competizioni, ma la Fis ha già pensato di aggirare il problema derogando sé stessa. Chiaramente si tratterà di eventi letteralmente menomati, soprattutto in campo femminile, essendo privi della stragrande maggioranza degli atleti più quotati e popolari.

Se vuole cercare un colpevole a questa situazione, però, la Fis non dovrebbe fare altro che guardarsi allo specchio. La prova del fatto che il problema riguardi esclusivamente lo sci di fondo è rappresentata dal fatto che a Ruka fossero presenti anche i saltatori e i combinatisti. Eppure i norvegesi della squadra di salto con gli sci sono regolarmente partiti per Nizhny Tagil (Russia), dove si gareggerà questo weekend. Inoltre non è stata comunicata alcuna rinuncia in merito alla tappa di Coppa del Mondo di combinata nordica in programma a Ramsau nello stesso weekend di Dresda. L’organo federale norvegese è il medesimo per tutte e tre le discipline. Quindi, perché solo i fondisti sono stati “fermati” sino almeno a fine 2020, con Svezia e Finlandia ad accodarsi prontamente? Forse le tre nazioni nordiche si sono mosse compattamente in questo modo, allo scopo di lanciare un autentico j’accuse alla gestione della “bolla” relativa allo sci di fondo, dove i protocolli per prevenire la potenziale diffusione del Covid-19 sarebbero inadeguati?

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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