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Ciclismo

Giro d’Italia 2020: rimpiangeremo questi ultimi scampoli di Vincenzo Nibali

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Non è stato il Giro d’Italia dei sogni per Vincenzo Nibali. Dopo le buone impressioni palesate nella terza tappa sull’Etna, lo Squalo non ha mai trovato condizione e colpo di pedale, pagando costantemente dazio in salita dai rivali. Sincero e senza giri di parole come di consueto, il siciliano ha confessato a più riprese come i giovani avessero qualcosa in più in una Corsa Rosa dove ormai i veterani rappresentano una sparuta minoranza in classifica generale.

Eppure, a dispetto di tutto, la settima posizione finale, considerando i 36 anni da compiere fra tre settimane, va considerata un risultato da non disprezzare e non dovrebbe mutare nella cronometro di domani, nella quale il messinese partirà favorito nei confronti di Patrick Konrad: saranno 19 i secondi da poter gestire sull’austriaco.

Nelle ultime sei apparizioni al Giro, Nibali era sempre salito sul podio: primo nel 2013 e 2016, secondo nel 2011 e 2019, terzo nel 2010 e 2017. Per trovare un piazzamento fuori dalla top3, bisogna risalire agli albori della carriera del siciliano, che giunse 19° al debutto nel 2007 e 11° nel 2008. Numeri che la dicono lunga sulla grandezza di Vincenzo Nibali e su come ci abbia abituato bene in questi anni. E’ la quattordicesima volta che conclude uno dei tre grandi giri nelle prime dieci posizioni. Il record di podi di Felice Gimondi resta ad una sola lunghezza (11 contro 12) e chissà se verrà mai eguagliato.

Se Marco Pantani è rimasto per sempre nei cuori della gente, va sottolineato come l’Italia non potesse contare proprio dai tempi di Gimondi su un corridore come Nibali, peraltro capace di aggiudicarsi ben tre classiche Monumento in carriera: due Giri di Lombardia ed una Milano-Sanremo. Un fuoriclasse totale ed eclettico che dovremo goderci sino all’inevitabile momento in cui appenderà la bici al podio.

Nel 2020 non si è visto il Nibali del 2019, questo è indubbio. Possibile che tra i 34 ed i 35 anni il fisico possa andare incontro ad un degrado ampio e repentino? L’ipotesi non è da escludere. Tuttavia non dimentichiamoci neppure che i corridori hanno affrontato una stagione sofferta e travagliata, smarrendo certezze ed abitudini. E’ lampante come i ‘vecchi’ siano stati più penalizzati rispetto ai giovani, con quest’ultimi che impiegano meno tempo ad entrare in condizione. Nibali non ha potuto gareggiare quanto avrebbe voluto, ha inseguito costantemente da inizio settembre in poi una forma che non è mai arrivata. D’altronde l’annata era stata impostata per raggiungere un picco di forma a maggio, salvo poi disputare il Tour de France in preparazione alle Olimpiadi. Nulla di tutto questo: il calendario è stato stravolto dalla pandemia. Azzerare la preparazione in corsa, peraltro senza potersi confrontare ogni giorno con il proprio gruppo di lavoro, si è rivelato un problema insormontabile.

Non sappiamo se Vincenzo Nibali potrà ancora lottare in futuro per un podio in una grande corsa a tappe. La storia ci insegna che ciò è possibile, ma diventa sempre più complesso ogni anno che passa. Neppure lo scorrere implacabile del tempo può però intaccare una classe cristallina e chissà che lo Squalo non riesca magari a regalarsi un ultimo guizzo importante in una corsa di un giorno. A quasi 36 anni resta, di gran lunga, il miglior esponente italiano delle corse a tappe. Un ciclismo tricolore che, come abbiamo ripetuto sovente, a breve si riscoprirà nudo nelle corse di tre settimane senza il suo faro dell’ultimo decennio. Allora rimpiangeremo anche questi ultimi scampoli di Nibali.

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Foto: Lapresse

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