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Roland Garros 2020: Lorenzo Giustino, Sonego e le donne esaltano l’Italia. Fognini, la sfortuna dell’infortunio. Il buon inizio di Nadal

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Giornata più che positiva per i colori italiani al Roland Garros. A regalare tanti sorrisi al tennis di casa nostra sono quattro persone, equamente divise nei due tabelloni: da una parte i due Lorenzo, Giustino e Sonego, dall’altra Sara Errani e Jasmine Paolini. Gli uomini per il momento passano il bottino del 2018 in termini di qualificati per il secondo turno, in attesa di Matteo Berrettini e Gianluca Mager in campo nel martedì che chiude i primi turni. A seconda dei risultati della terza giornata, si potrà raggiungere quanto fatto nel 2017 (cinque passati),o o superarlo: bisognerebbe tornare indietro di decenni per trovare sei azzurri tra i migliori 64 a Parigi. Tra le donne, invece, un trittico che non si vedeva da Wimbledon 2016, e in fatto di Parigi dal 2015 (erano allora in quattro).

La copertina è tutta di Lorenzo Giustino: 29 anni, di Napoli, in 29 anni non è mai entrato nei primi 100, arrivando al massimo al numero 129, e tenendo a battesimo, tra Challenger e Futures/ITF, diversi ottimi giocatori, anche italiani, poi diventati più noti nel tempo. Ha cambiato marcia negli ultimi due anni, riuscendo per la prima volta a trovare il tabellone principale di uno Slam lontano dalla sua amata terra rossa, in Australia: non si era qualificato, ma entrando da lucky loser ha avuto l’opportunità di essere in campo contro il canadese Milos Raonic, che ne ha concluso subito l’esperienza a Melbourne. A Parigi, però, è riuscito a fare di più: è entrato nella storia, togliendo le sicurezze a Corentin Moutet, portandolo sulla lotta, quella che lui nel circuito minore conosce bene, e l’ha vinta trovando risorse ogni volta più insperate.

Poco importa se il prossimo turno lo vedrà sfavorito su tutta la linea contro l’argentino Diego Schwartzman, tra i più caldi del momento: per Giustino è giunta l’ora di una meritata gloria, assieme a Gianluca Carbone, l’uomo dietro al suo cambiamento in meglio e anche dietro alla sua svolta soprattutto a livello psicologico, generata dopo un infortunio al gomito che, nella scorsa stagione, ne aveva interrotto la marcia proprio quando aveva raggiunto il best raking di numero 129. Oggi questo percorso tortuoso, fatto spesso di sofferenze, l’ha trasformato in una grande gioia nel torneo sul rosso più importante del mondo.

E la gioia la si divide anche con l’altro Lorenzo, Sonego, che pur non essendo riuscito a uscire nel primo e nel quarto set dalle trame di Emilio Gomez, ecuadoriano figlio d’arte (il padre Andres vinse questo torneo nel 1990), si è mostrato in grado di rimettere la barra dritta e portare a termine l’operazione con un avversario che, come tanti sudamericani che girano nei Challenger, ha una voglia e una capacità di lottare che non finiscono mai. Alla fine, però, non solo è arrivato il buon esito grazie a un tasso tecnico superiore, ma c’è anche una grossa chance di andare avanti: gliel’ha data la lucida follia del kazako Alexander Bublik, che ha eliminato il più atteso dei padroni di casa, Gael Monfils. Certo, con Bublik non si può mai sapere cosa bisogna aspettarsi, però il terzo turno adesso non sembra più un’utopia per il torinese.

Bei segnali anche dal tabellone femminile. Fa grande piacere rivedere Sara Errani al secondo turno, perché lei, che aveva raggiunto una finale, una semifinale e due quarti tra 2012 e 2015, aveva mostrato ottimi segnali qui e là per il circuito al ritorno dal lockdown, da Palermo in avanti. Le qualificazioni le ha superate senza neanche l’ombra di un problema, e oggi ha chiuso un capitolo da definire come bestia nera, quello di Monica Puig. La portoricana l’aveva sempre battuta nei quattro precedenti, ma l’ex numero 5 del mondo conosceva il suo rendimento precario nell’ultimo periodo. E, in queste condizioni, ha fatto una sola, semplice cosa: costringerla a giocare, a prendersi dei rischi e a sbagliare tantissimo. Il secondo turno è da sensazioni per tanti versi opposte, contro l’olandese Kiki Bertens, che si è presa un set di ambientamento prima di travolgere l’ucraina Katarina Zavatska: con lei la bolognese ha sempre vinto, benché l’ultimo match risalga alle Olimpiadi di Rio, con l’azzurra ancora nelle zone alte e l’olandese che stava crescendo fino a diventare l’odierna top ten fissa.

Vittoria diversa, ma significativa, per Jasmine Paolini, perché ha saputo contenere un’avversaria, Aliona Bolsova, che pian piano sta salendo sotto la guida dell’ex professionista Lourdes Dominguez Lino, un passato da numero 40 del mondo. L’azzurra sta spesso e volentieri convincendo con un buon tennis, che riesce a essere propositivo a volte anche con le big (ne è testimonianza il buon match, pur perso, contro la numero 2 del mondo Simona Halep a Roma). La sua costanza la sta portando pian piano a risalire la classifica WTA: se non interverranno altri fattori, al termine del torneo potrebbe raggiungere il best ranking, ad oggi posto al numero 93. Certo, il prossimo match non dipenderà da lei, perché Petra Kvitova, quando si trova in giornata, è totalmente inattaccabile da tutto il circuito WTA. La ceca ha convinto con la francese Oceane Dodin, e sta cercando di tornare ai livelli di quando, nel 2012, riuscì ad arrivare fino alla semifinale.

Meno fortunata la giornata di Fabio Fognini: il taggiasco non può recriminare poi così tanto, perché era dove probabilmente avrebbe voluto essere molto volentieri alla vigilia: sul set pari e al tie-break del terzo contro un avversario che non molla una palla come il kazako Mikhail Kukushkin. Sfortunatamente, l’infortunio lo ha fortemente condizionato: resta ora da capire quale sia la sua reale entità, ma va detto che nell’ultimo periodo il conto con la dea bendata inizia a essere abbastanza importante. Niente da fare anche per Salvatore Caruso, che ha semplicemente trovato un avversario oggi più forte di lui nella battaglia, l’argentino Guido Pella, un giocatore che sul rosso sa bene cosa fare e come, anche se, paradossalmente, il miglior Slam lo ha giocato lo scorso anno a Wimbledon, raggiungendo i quarti.

La partenza di Rafael Nadal è stata buona: lo spagnolo si è liberato di un giocatore che avrebbe potuto dargli fastidio, il bielorusso Egor Gerasimov, anche se ha confermato la necessità di migliorare in vari aspetti del proprio gioco e, soprattutto, una certa avversione a queste condizioni e soprattutto alle palle Wilson, la cui pesantezza è un autentico pomo della discordia in questi giorni. L’ostacolo più importante, però, l’ha schivato con facilità l’austriaco Dominic Thiem, tornato dagli States con un 6-4 6-3 6-3 sul croato Marin Cilic, che in passato al Roland Garros si è spinto fino ai quarti. Non deve invece destare sorpresa la sconfitta di Daniil Medvedev, che da un anno e mezzo non vince sul rosso e che si è oltretutto trovato preda di un giocatore complicato da affrontare come l’ungherese Marton Fucsovics.

Tra le donne, rischia l’eliminazione Garbine Muguruza: la spagnola si salva senza forse neanche sapere come con la slovena Tamara Zidansek: almeno fino agli ottavi il tabellone buono lo avrebbe, ma deve salire di condizione. Chi, invece, è già malinconicamente fuori è Angelique Kerber: la tedesca, travolta per 6-3 6-1 dall’altra slovena Kaja Juvan, sta attraversando un pessimo periodo. Clamorosamente pesante l’eliminazione della finalista di un anno fa, la ceca Marketa Vondrousova, anche se bisogna dire che dall’altra parte della rete la polacca Iga Swiatek non è proprio una qualsiasi: 19 anni, potrebbe fare molto bene in futuro.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Rob Prange / Spain DPPI / DPPI LivePhotoSport

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