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US Open 2020: tutti gli italiani nel tabellone principale. Berrettini, Sonego e Sinner guidano la pattuglia azzurra

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Dieci sono gli italiani che giocheranno gli US Open a partire dal prossimo 31 agosto. Una pattuglia, quella azzurra, che continua a essere nutrita e a confermare il valido momento del tennis azzurro maschile. Non ci sarà soltanto Fabio Fognini, che però ha deciso per ben altra programmazione, orientata a far bene al Roland Garros. Sono concrete le chance di vedere più di un nostro giocatore produrre prestazioni interessanti. Andiamo a vedere le prospettive di ciascuno dei dieci portacolori del tricolore italiano. L’ordine seguito qui è quello del ranking ATP.

MATTEO BERRETTINI
Numero 8 del mondo, terza partecipazione, quarta contando le qualificazioni del 2017. Ancora nella memoria di tutti è la semifinale raggiunta lo scorso anno, grazie a tante vittorie significative, tra cui quelle su Richard Gasquet, Andrey Rublev e Gael Monfils. Quest’anno il problema di difendere i punti, il romano, non ce l’avrà, a causa della rivoluzione post-pandemia del ranking ATP, ma ciò non toglie che, sulla superficie che finora più lo ha aiutato, le opportunità di far bene saranno particolarmente elevate. E questo, come ha già insegnato, a prescindere dal Masters 1000 giocato sempre a Flushing Meadows (dopo lo spostamento da Cincinnati).

LORENZO SONEGO
Numero 46 del mondo, terza partecipazione. I suoi ricordi americani più importanti sono del 2018, quando non solo è riuscito a qualificarsi, ma ha anche chiuso la carriera (lodevole) del lussemburghese Gilles Muller. Lo scorso anno si è dovuto arrendere a uno dei migliori Pablo Andujar di sempre sul veloce, con lo spagnolo sempre in grado di contenere il torinese. Almeno fino al terzo turno può arrivare, se la fortuna lo assisterà nel sorteggio, ma non va dimenticato che, pur rimanendo Sonego un giocatore prevalentemente forte sul rosso, il suo primo torneo l’ha vinto sul veloce (sull’erba, per l’esattezza). Il che potrebbe aprire scenari interessanti.

JANNIK SINNER
Numero 73 del mondo, seconda partecipazione. L’uomo che, con buone probabilità, davvero in pochi vorrebbero incontrare al primo turno, se non altro perché, a prescindere dalla sconfitta contro Caruso nelle qualificazioni di Cincinnati/New York, parliamo di un giocatore che lo scorso anno, da appena affacciato al grande tennis, ha minacciato di rimontare Wawrinka a Flushing Meadows e poi fatto benissimo sul veloce indoor. Qualche elemento di forza va certamente ancora aggiunto outdoor, ma stiamo parlando di un ragazzo di 19 anni di sicura prospettiva. Per lui, come per tutti gli altri azzurri, vale anche un po’ l’elemento fortuna nel sorteggio, ma la speranza è che possa riuscire a guadagnare la via per la scalata di qualche posizione nel ranking.

GIANLUCA MAGER
Numero 79 del mondo, esordisce in tabellone principale; lo scorso anno, nelle qualificazioni, aveva perso dall’americano Noah Rubin. Il suo è un premio alla prima parte della stagione, in cui è riuscito a raggiungere, contro qualsiasi pronostico, la finale dell’ATP 500 di Rio de Janeiro battendo ai quarti l’austriaco Dominic Thiem e cedendo solo di fronte al cileno Cristian Garin in una partita anche divertente. Sebbene sia vero che, a livello Challenger, abbia fatto bene sulle superfici rapide (vincendo anche un torneo lo scorso anno), è ugualmente vero che il livello ATP è qualcosa di molto diverso. Può prendere New York come un punto di partenza, qualunque cosa accada.

STEFANO TRAVAGLIA
Numero 86 del mondo, quinta partecipazione, terza delle quali nel tabellone principale. Nella Grande Mela “Steto” ha vissuto la sua miglior giornata battendo Fabio Fognini al primo turno nel 2017, dopo aver passato le qualificazioni, e lottando per due set contro il serbo Viktor Troicki; lo scorso anno ha perso con il francese Elliot Benchetrit al primo turno del tabellone cadetto. Nel 2020 ha messo in difficoltà il russo Karen Khachanov e il canadese Felix Auger-Aliassime, battendo inoltre l’americano Taylor Fritz. Se recupera la condizione di inizio anno, e se la dea bendata dei sorteggi lo assiste, almeno un turno può passarlo.

ANDREAS SEPPI
Numero 88 del mondo, diciassettesima partecipazione. è ormai il veterano di ogni spedizione Slam italiana. Praticamente immortale, l’altoatesino ha iniziato a farsi conoscere proprio a New York, battendo il tedesco Rainer Schuettler, che nel 2004 era a ridosso della top ten e, a inizio 2003, era arrivato in finale agli Australian Open (perdendola contro Andre Agassi). Sfortunatissimo a pescare il bulgaro Grigor Dimitrov (poi semifinalista) lo scorso anno, ha raggiunto per tre volte il terzo turno. L’occasione migliore l’ha avuta nel 2013, contro l’uzbeko Denis Istomin, contro il quale perse al quinto set. Con lui vale sempre una regola: mai giocare al di sotto del suo livello, tipicamente di grande costanza, altrimenti si rischia grosso. Anche i Big Three lo sanno benissimo: due ci hanno lasciato le penne, il terzo (oggi primo) ci è andato vicino.

SALVATORE CARUSO
Numero 99 del mondo, esordisce in tabellone principale dopo tre presenze nelle qualificazioni. Il siciliano arriva in buona condizione, dal momento che si è riuscito a qualificare proprio sui campi di New York per il Masters 1000 attualmente in corso. Agli US Open al di là delle qualificazioni non è mai andato, e dunque già solo poter disputare un match nel main draw gli darà notevole fiducia; il ventisettenne siciliano, peraltro, sta anche migliorando su questa superficie, dove però ha bisogno di aggiustare un pochino il tiro in termini di costanza al servizio.

MARCO CECCHINATO
Numero 106 del mondo, sesta partecipazione, quarta nel tabellone principale. La ricerca del successo lontano dalla terra rossa in uno Slam è ancora aperta per l’ex semifinalista del Roland Garros (nel 2018). Lo si era rivisto in buona condizione contro il tedesco Alexander Zverev a Melbourne, ma l’impressione è che cercherà dalla parte rossa della stagione un recupero. Nel recente Challenger di Todi è stato tra le vittime del tedesco Yannick Hanfmann, che ha poi vinto il torneo.

PAOLO LORENZI
Numero 123 del mondo, quattordicesima partecipazione, ottava nel main draw. Come Seppi, fa parte della categoria di sostanziali immortali, ed il senese è il simbolo della voglia che ancora anima qualcuno per restare in campo. Agli ottavi nel 2017, perse contro Kevin Anderson in quattro set; nessuno sapeva, allora, che il sudafricano sarebbe andato in finale. L’anno precedente tolse ad Andy Murray un set, sull’Arthur Ashe Stadium, al terzo turno. E proprio a questo punto, partendo dalle qualificazioni, è arrivato nel 2017, arrendendosi soltanto di fronte allo svizzero Stan Wawrinka. Durante il lockdown il senese ha giocato tantissimo in esibizione, e ora andrà verificato come questo si tradurrà nelle partite vere.

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FEDERICO GAIO
Numero 131 del mondo, quarta partecipazione, seconda nel tabellone principale. Ha approfittato (così come Murray) di qualche rinuncia per entrare dall’ingresso che conta là dove di solito, con la sua classifica, non si entra. La mancanza delle qualificazioni, il fatto anomalo di questi US Open, apre però la strada anche a lui, che nel 2018 ha assaggiato la sfida con il belga David Goffin, pur persa in tre set. Negli ultimi cinque Slam il faentino aveva sempre perso al primo turno delle qualificazioni; un’occasione, questa, da sfruttare ove fosse possibile, anche se è abbastanza evidente il suo partire sfavorito contro la gran parte dei giocatori in tabellone.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse / Olycom

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