Tennis, Jannik Sinner dal paradiso all’inferno: l’altoatesino sull’ottovolante a seconda che vinca o perda

Paradiso e inferno. Ci sarà ormai abituato Jannik Sinner a sentirsi in modo alterno sicuro vincitore di Slam e promessa mancata del tennis italiano a seconda del riscontro di un incontro. Non è un mistero, infatti, che nella considerazione collettiva il talentuoso altoatesino finisca ai poli opposti emotivi, oggetto di bilanci che coincidono spesso solo con un solo match disputato. L’ultima brutta sconfitta nelle qualificazioni del Masters 1000 di Cincinnati, contro il connazionale Salvatore Caruso, ha messo Jannik sulla graticola, ritenuto dagli appassionati/tifosi solo, al momento, un fenomeno mediatico.

Fa strano però che ci sia una considerazione di questo genere, visto che dei successi prestigiosi sono arrivati in un’annata molto particolare: David Goffin (n.10 del mondo), Roberto Bautista Agut (n.12 del ranking) e il russo Karen Khachanov (n.15 del ranking), quest’ultimi due match in esibizioni. Questi successi già dimenticati? No. Quei riscontri hanno alimentato le aspettative di chi si aspetta da Sinner, con un gioco ancora da costruire, che debba sempre prendere a pallate tutti senza incertezze.

Qualcuno, da questo punto di vista, sostiene che il suo tecnico Riccardo Piatti abbia esagerato in alcune esternazioni, mettendolo in una posizione ancor più complicata, visti i tanti commenti positivi che a mezzo stampa ha rilasciato. Meglio volare basso? Vero è che Piatti ha parlato di una programmazione di tre anni con l’azzurrino e mai è uscito dalla sua bocca il fatto di vincere tutto e subito.

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Pertanto, la sensazione è che questo ottovolante su cui si trova il tennista sia tanto frutto dalla voglia di avere, a distanza di tanto tempo, un giocatore che un po’ possa far sognare. Il livello di guardia, però, dell’ossessione è stato travalicato e vien da chiedersi: come sarebbe stato giudicato un giovane Roger Federer sconfitto dal buon Davide Sanguinetti?

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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