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Editoriali

Ferrari, tabula rasa di un progetto sbagliato. Obiettivo 2022, ma per Binotto il tempo stringe…

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La stagione è ancora lunga“, ha dichiarato Sebastian Vettel al termine delle qualifiche del GP di Stiria 2020 di F1. Purtroppo, verrebbe da aggiungere. Perché per la Ferrari questo 2020, iniziato sotto i più cattivi auspici sin dai Test di Barcellona, rischia di rivelarsi un atroce calvario. In Formula Uno appare complesso scalfire gerarchie consolidate, soprattutto quando un regolamento tecnico è in vigore da sette anni come quello attuale. Ne è una prova lampante il dominio incontrastato della Mercedes che dura dal 2014, mentre nel 2013 era terminata la lunga era Red Bull. Eppure a Maranello sono riusciti nell’impresa di compiere un balzo all’indietro impossibile da ipotizzare sino a qualche mese fa. In due anni il quadro della realtà si ribaltato. Nel 2018 la Rossa lottava per il titolo con la Mercedes, nel 2019 si ritrovava terza forza alle spalle della Red Bull, ora naviga mestamente e con imbarazzo a centro gruppo. Sempre peggio.

Quello della SF1000, come ampiamente già ribadito, è un progetto nato male ed a cui sarà sostanzialmente impossibile rimediare, soprattutto considerando che il nuovo regolamento vieta modifiche strutturali al motore, grande punto debole del Cavallino Rampante. In realtà un punto di forza non esiste. La mancanza di carico è stata accentuata quest’oggi dalle condizioni di asfalto bagnato. Per un un giudizio sui nuovi aggiornamenti occorrerà attendere comunque l’esito della gara. Ma, comunque vada, le prestazioni dei top-team resteranno una chimera. Questa monoposto è distante anni luce da Mercedes e Red Bull: se già in una stagione normale recuperare un gap di oltre un secondo appare problematico, figuriamoci in un’annata corta, compressa e con gran parte degli sviluppi congelati per fronteggiare le difficoltà economiche conseguenti alla pandemia. Il problema è che la SF1000 è inferiore anche a McLaren e Racing Point, mentre non può di certo definirsi superiore alla Renault, semmai equivalente. Un triste declino per la scuderia più vincente della storia della F1: questa Ferrari non è degna del suo blasone.

Potrebbe sembrare presto per trarre conclusioni affrettate, ma un dato di fatto sembra incontrovertibile: né Charles Leclerc né Sebastian Vettel potranno lottare per il Mondiale con una macchina non all’altezza. E non sempre si paleseranno occasioni favorevoli come accaduto la scorsa settimana a Zeltweg, quando il monegasco si ritrovò secondo dopo aver rischiato il doppiaggio. Per quanti aggiornamenti si possano portare nelle prossime settimane, difficilmente la SF1000 diventerà una macchina in grado di giocarsi la vittoria in ogni GP. E, con tutto il rispetto, migliorare ed investire milioni solo per stare davanti a McLaren o Racing Point non può portare a nulla di costruttivo.

Forse sarebbe il caso di mettere una pietra sopra e fare una tabula rasa al più presto di questo 2020. La macchina palesa lacune di progettazione che non dovranno ripetersi. Perché errare è umano, ma perseverare è diabolico. Concentrarsi sin da ora sul 2021 potrebbe aiutare a ritrovare la strada smarrita. Il grande appuntamento che la Ferrari non potrà mancare sarà però quello del 2022, quando verrà messa in atto una rivoluzione regolamentare che avrà l’obiettivo di livellare molto i valori in campo, peraltro posticipata di un anno a seguito dell’emergenza sanitaria. Il Cavallino Rampante non potrà permettersi di farsi trovare indietro come era accaduto all’inizio dell’era ibrida. Considerando anche le nuove esigenze legate al contenimento dei costi, sarebbe auspicabile puntare quasi tutto sul 2022, a costo da sacrificare in parte il 2021 e completamente il 2020. Mettere in conto dunque nuove umiliazioni per progettare un futuro finalmente vincente. Di sicuro il tempo inizia a stringere per la gestione targata da Mattia Binotto, sin qui avara di risultati e mai in grado di ambire ad un titolo iridato.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

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