Seguici su

Biathlon

Biathlon, Mirco Romanin: “Bionaz e Giacomel devono avere il profilo basso. Con gli juniores si lavora sulla formazione”

Pubblicato

il

Con la preparazione estiva che entra ormai nel vivo, abbiamo il piacere di confrontarci con Mirco Romanin, allenatore responsabile della Nazionale juniores e giovani del biathlon. Abbiamo contattato il friulano classe 1989 dello sci club Asd Monte Coglians per fare il punto della situazione dopo una stagione ricca di successi per le squadre nazionali giovanili e la recente riconferma della FISI per quanto riguarda il suo staff, anche se sono previste alcune novità, non solo in merito alle normative vincolanti per il Covid-19.

La stagione è stata ricca di ottimi risultati per il tuo gruppo, soprattutto se confrontata con la precedente: 3 successi e altri 5 piazzamenti sul podio, per non parlare delle medaglie ottenute dalle staffette sia a livello mondiale che nei Giochi Olimpici giovanili: sei soddisfatto del lavoro svolto dal team con questi ragazzi?

“Direi che al di là dei risultati, che sono stati molto buoni, mi ritengo soddisfatto soprattutto dell’atteggiamento con cui tutti i ragazzi facenti parte del team hanno affrontato sia la la preparazione che la stagione agonistica. Rispetto all’anno precedente sono migliorati tutti, a esclusione forse di Cedric Christille, che non è riuscito a trovare la continuità in gare internazionali per il rientro di Patrick Braunhofer nel circuito giovanile”.

I risultati non possono essere giustificati solamente dall’aumento dei carichi di lavoro per i ragazzi, ma anche nell’affiatamento di un gruppo che lavora insieme da due stagioni e che, sotto la tua guida e coadiuvato da Fabio Cianciana ed Edoardo Mezzaro, ha portato i suoi frutti.

“Il gruppo è fondamentale per noi. Il nostro è uno sport in cui il modello prestativo è un mix tra una disciplina di endurance con forte componente tecnica e una di precisione sotto pressione psicofisica. Come potete immaginare quindi per raggiungere una buona performance di biathlon c’è veramente molto lavoro da fare. Lavorare molto e bene è complicato per tutti, sopratutto per dei ragazzi, che devono anche pensare alla scuola. E’ quindi di fondamentale importanza far parte di un contesto dove ci sia un ottimo clima per allenarsi nel miglior modo possibile. Con Fabio e Edoardo già due anni fa ci siamo impegnati affinchè gli atleti non vedessero l’ora di partire per andare in raduno e sembra che ci siamo riusciti. Lo scorso anno al nostro gruppo si è aggiunto anche Daniele Piller Roner, che ha capito al volo il sistema e ha svolto un ottimo lavoro. Quest’anno si aggiungeranno anche Samantha Plafoni e altri due assistenti tecnici (gli ex biathleti Pietro Dutto e Aline Noro). Sono convinto che anche loro si inseriranno tranquillamente nel nostro staff e saranno in grado di dare il massimo per il bene dei ragazzi”.

Con Andrea Zattoni, allenatore della squadra A, ho visto che avete condotto un incontro online organizzato dalla Fidal che metteva a confronto biathlon e sci di fondo proprio dal punto di vista atletico, in particolare sia durante la preparazione che nel periodo delle gare. Quanto è importante avere sinergia tra gli sport di fatica per poter condividere idee e risultati?

“Ringrazio Paolo Germanetto e Tito Tiberti, tecnici della Nazionale di corsa in montagna, assieme al professor Antonio La Torre, direttore tecnico Fidal, per l’opportunità che ci è stata data a me e ad Andrea di fare da relatori al Webinar che metteva in relazione volumi e intensità di allenamento di corsa in montagna, biathlon e sci di fondo. Per il fondo hanno preso parte ai lavori Renato Pasini e Luciano Cardini. E’ stato un ottimo momento di confronto che ha fatto crescere tutti. Non bisogna mai aver paura di confrontarsi con gli altri addetti ai lavori, soprattutto in un mondo complicato come il nostro, dove nessuno ha il segreto in tasca. Cito un docente del mio corso allenatori di III livello che esordì nel suo intervento così: ‘Ragazzi, ricordatevi una cosa, l’allenamento è una teoria, non una scienza’. Questo per sottolineare ancora di più quanto sia importante conoscere bene il modello prestativo e le metodiche di allenamento esistenti, ma senza dimenticare che tutto è in continua evoluzione e più esperienze, sia scientifiche che empiriche, si riescono ad incrociare, maggiore sarà la capacità di rendere efficiente il proprio operato di tecnico”.

Il tuo rapporto con Andrea Zattoni, dal momento che siete tra i tecnici più giovani e forse con le idee più innovative per poter lavorare sulla tecnica con gli atleti, vi confrontate spesso?

“Io e Zattoni siamo molto amici, anche se non abbiamo mai vissuto esperienze di formazione insieme, in quanto lui ha iniziato questo percorso più tardi. Ci siamo conosciuti al Corso Maestri di sci di fondo del Veneto, dove lui era Allievo maestro e io Istruttore. Fin da subito ho visto in lui gran carisma, intelligenza rara e passione sfegatata per il nostro mondo. Ho capito fin dal primo giorno che l’ho incontrato che sarebbe diventato un ottimo tecnico. Ci sentiamo molto spesso per confrontarci sulla programmazione dell’allenamento organico. A livello di tecnica abbiamo portato avanti assieme ad alcuni colleghi del fondo un’idea di semplificazione per raggiungere un’affinazione dei fondamentali attraverso alcuni esercizi semplici”.

Anche perché in questa stagione sarà lui a seguire i tuoi due ragazzi che si sono distinti nella passata stagione, Tommaso Giacomel e Didier Bionaz, che tra gennaio e marzo hanno bruciato le tappe esordendo prima in Ibu Cup e poi in Coppa del Mondo. Oltre al lato atletico, i due ragazzi erano anche pronti a livello psicologico, indice della mentalità e del carattere che hanno sviluppato in gara nelle ultime stagioni. Quanto ti hanno reso orgoglioso?

“Tommaso e Didier sono stati davvero superlativi nell’affrontare le ultime due stagioni. Hanno sempre lavorato duramente, col massimo impegno e la determinazione di voler arrivare al più presto ad alti livelli. Sono andati oltre le nostre aspettative. Quando sono state ufficializzate le squadre ho sentito entrambi per ringraziarli della professionalità avuta in queste due stagione e per dir loro di continuare a mantenere il profilo basso e di lavorare con la stessa umiltà che han avuto nel percorso vissuto assieme. Per loro allenarsi con i nostri big sarà una grande opportunità di crescita, ma sono convinto che sarà molto stimolante anche per Hofer e Windisch”.

Tra le ragazze invece gli occhi degli appassionati e degli addetti ai lavori sono invece puntati sul terzetto proveniente da Anterselva, dove Ralf Passler ha di fatto cresciuto un tris tra figlie e nipoti d’arte dai cognomi pesanti che si sono messe in luce ai Mondiali giovanili di Lenzerheide, ma non solo: Linda Zingerle, Rebecca Passler e Hannah Auchentaller hanno mostrato un passo notevole sugli sci e degli incoraggianti miglioramenti al tiro.

“Sicuramente il lavoro dello Sci Club Anterselva, e la genetica, hanno aiutato molto nella nascita di questo trio. Sono tre ragazze con grosse qualità, ognuna con caratteristiche diverse, e questo è sicuramente un punto di forza per poter migliorare. Lasciamole lavorare tranquillamente e senza pressioni, sono convinto che potranno in futuro portare nuova linfa a livello femminile, dove negli ultimi anni siamo abituati quasi troppo bene”.

Come si riparte in questa preparazione con gruppi di lavoro diversi? Soprattutto sarete divisi come gruppi di lavoro per area geografica per limitare gli spostamenti e poter lavorare il più possibile insieme. Fortunatamente, essendo il biathlon uno sport individuale, non dovrebbe soffrire troppo del discorso di prossimità e assembramenti, sarà più difficile magari organizzare i ritiri, ma sul territorio ci sono strutture all’avanguardia, ad esempio Anterselva che ospiterà il primo raduno dal 7 al 13 giugno, ma non solo: ad esempio Val Martello e Forni Avoltri sul versante Est, ma anche Bionaz e Livigno tra le altre località potrebbero ospitarvi qualora non sia possibile andare all’estero.

“Si riparte con tanta voglia di lavorare, ma con la massima cautela. L’attività dovrebbe partire ufficialmente a breve, anche con dei raduni collegiali, dove dovremmo rispettare tutte le restrizioni che la Federazione, sulle direttive del Governo, applicherà. Oltre alla classica attività di raduni, sarà data l’opportunità anche a casa agli atleti di essere seguiti in allenamento dai tecnici delle Squadre presenti sul territorio, all’interno delle strutture di tutto l’arco alpino”.

La FISI ha scelto di fatto di accorpare le in un unico gruppo di lavoro quelle che lo scorso anno erano le squadre Elite e A, eliminando la squadra B dedicata all’Ibu Cup che sarà composta da atleti osservati e ragazzi che scenderanno dalla squadra A di Coppa del Mondo. Credi che ci sarà spazio anche per alcuni juniores del tuo team fin da subito?  

“Il vero ruolo della Squadra Juniores rimane quello di allenare gli atleti con una prospettiva di lungo termine. Certo, cerchiamo di preparare al meglio i nostri ragazzi per presentarsi in buona condizione durante la stagione e portare a casa risultati positivi, ma il vero grande obiettivo rimane quello di impartire in loro una mole di lavoro e di conoscenze che gli permetta di essere davvero pronti nel momento in cui dovranno fare il salto di qualità. Poi se dimostreranno di avere un buon livello sicuramente saranno presi in considerazione anche nei circuiti maggiori, ma non dobbiamo avere fretta. Step by step”.

La squadra juniores-giovani che è stata composta per questa stagione è diversa da quella che hai gestito lo scorso anno, dal momento che si sono aggiunti diversi giovani interessanti, alcuni dei quali hai avuto modo di poterli valutare ai Giochi Olimpici giovanili. Dal più esperto Daniele Fauner (classe 1999) alle sorelle Scattolo (Sara e Ilaria, 2003-2004): ci saranno in questo senso carichi di lavoro diversi oppure si cercherà di uniformare il più possibile il lavoro atletico e di forza dei ragazzi? Anche perché avrai proprio una divisione tra i tecnici della squadra maschile e femminile con l’ingresso di Samantha Plafoni nel team.

“Il mio impegno quest’anno sarà ancora più complicato. Dovrò gestire due squadre differenziate per genere da 8 componenti per parte. Fortunatamente al mio fianco avrò uno staff già molto rodato e professionale, con l’aggiunta di Samantha che saprà portare le sue esperienze raccolte in Ibu Cup. Inoltre, come già detto, si aggiungeranno al Team Pietro Dutto e Aline Noro per rendere ancor più efficiente il servizio per gli atleti. Cercheremo di organizzarci al meglio affinchè ai giovani sia data la possibilità di maturare nel miglior modo possibile e ovviamente i carichi di lavoro saranno modificati in base all’età e al lavoro svolto in passato, ma la linea sarà la stessa identica per tutti, squadre A comprese”.

Il passaggio di Stina Nilsson dal fondo al biathlon è uno dei segnali dell’interesse che ha suscitato il movimento, anche se qui in Italia al di fuori dei Mondiali di Anterselva non ha ancora grande risonanza, ma si sta lavorando soprattutto in vista di Milano-Cortina 2026…

“E’ impossibile negare la crescita esponenziale che questo sport ha avuto a livello mediatico negli ultimi anni. Chi incrocia il biathlon sulla sua strada se ne innamora, è uno sport così complesso e così incerto che non può non piacere. In Italia sono convinto che si possa fare ancora molto per accrescere la notorietà della disciplina, ma ultimamente, grazie ai risultati dei nostri atleti d’elite e al Mondiale di Anterselva andato in onda anche sulle reti Rai, abbiamo già raggiunto un buon livello. L’Olimpiade del 2026 sarà una vetrina su tutto il mondo sport invernali all’interno delle nostre splendide strutture, in un palcoscenico invidiabile come quello delle nostre Alpi. Non potrà che essere un grande spettacolo!”.

In un’intervista a Telefriuli lo scorso anno ti avevano chiesto quale fosse il tuo sogno. Io invece ti chiedo: che cosa vuoi fare da grande?

“Non sono una persona ambiziosa, mi sento già molto fortunato nel fare ciò che amo ogni giorno. Vivo la mia giovane carriera con la massima spensieratezza, dando il massimo sempre. Poi cosa mi riserverà il futuro, lo scopriremo solo vivendo”.

[sc name=”banner-article”]

nicolo.persico@oasport.it

Clicca qui per mettere “mi piace” alla nostra pagina “Il biathlon azzurro”

Clicca qui per seguire OA Sport su Instagram
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook

Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *