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L’Italia è grande: Paul Hildgartner, il re dello slittino a Sarajevo 1984

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Prima di Armin Zoeggeler, l’Italia ha avuto un altro grandissimo campione nello slittino: Paul Hildgartner, capace di vincere due ori olimpici, a 12 anni di distanza l’uno dall’altro e in due specialità differenti, prima il doppio e poi il singolo.

Paul Hildgartner, assieme a Walter Plaikner, ha conquistato il primo alloro olimpico per l’Italia nella storia dello slittino all’Olimpiade di Sapporo 1972. Già campioni del mondo, definiti “La coppia perfetta”, i gemelli altoatesini seppero pareggiare il conto con la fortissima e attesa coppia della Germania Est composta da Hornlein e Bredow. Una sfida all’ultimo millesimo che costrinse la giuria, al termine dell’ultima discesa, ad un’ora di consiglio prima di emettere il verdetto della vittoria ex-aequo. Dopo il bronzo ai Mondiali ’73 e l’oro agli Europei ’74, la coppia usci con le ossa rotte e un deludente undicesimo posto dalle Olimpiadi di Innsbruck 1976 e si sciolse.

Paul Hildgartner continuò a gareggiare nel singolo, prendendo la rincorsa verso la grande impresa che lo farà entrare nella leggenda dello sport azzurro. Nel giro di poche stagioni l’atoatesino collezionò tre Coppe del mondo, tre medaglie mondiali (di cui un oro a Imst), tre titoli europei e uno splendido  argento alle Olimpiadi di Lake Placid nel 1980 alle spalle del tedesco dell’Est Glass. Un bottino degno di un vero campione, ma non era ancora giunta la fine di una carriera già straordinaria.

A Sarajevo nel 1984 Paul Hidgartner iniziò la sua Olimpiade numero quattro nel migliore dei modi, sventolando la bandiera italiana in quello che, di lì a pochi anni, sarebbe diventato teatro di morte e terrore. La coppia Plaikner-Hildgartner si torneò a formare ma con una configurazione diversa rispetto a quella conosciuta un decennio prima: Paul in pista e Plaikner nel ruolo di tecnico federale a dispensare consigli a quello che era stato il suo grande compagno di avventure. Hildgartner era il meno possente fisicamente tra i pretendenti all’oro di Sarajevo, eppure seppe sopperire a questa lacuna fisica con un mix di grinta e tecnica che gli avrebbe permesso di essere competitivo ai massimi livelli.

Hildgartner dimostrò da subito di gradire la pista jugoslava e fece segnare il miglior tempo sin dalla prima discesa. L’azzurro riuscì ad incrementare ulteriormente il vantaggio nelle due prove successive mettendo una seria ipoteca sul successo finale che, alla vigilia, poteva essere messo in discussione solo dal tedesco Michael Walter, che nella terza manche aveva commesso un errore piuttosto grave. Nella quarta e ultima manche a Hildgartner bastava amministrare un vantaggio netto ma l’italiano non volle fare calcoli e si gettò sulla pista di Sarajevo con tutta la grande determinazione di cui disponeva. Un piccolo capolavoro di tecnica e precisione che gli permise di dominare anche la quarta e ultima manche e di chiudere con un vantaggio di 7 decimi, un’enormità, sul sovietico Danilin, secondo a sorpresa, e 8 sull’altro sovietico Dudin con i tedeschi giù dal podio. Hildgartner sarebbe stato portabandiera azzurro per la seconda volta in carriera (onore toccato a pochissimi nello sport) a Calgary 1988.

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