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Parigi-Roubaix 1951: Antonio Bevilacqua, l’apoteosi in solitaria di un grande pistard

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Antonio Bevilacqua, veneto di Santa Maria di Sala, è stato un corridore dai mezzi eccezionali. Su pista era un inseguitore di rango elevatissimo, tanto da vincere due titoli mondiali consecutivi e da cogliere altre quattro medaglie alla rassegna iridata in un’epoca decisamente florida per la disciplina. Su strada, invece, aveva caratteristiche di passista-veloce e poteva vincere in più modi. Infatti, era capace di primeggiare a cronometro, ma sapeva destreggiarsi anche in volata. Dato il suo background, inoltre, aveva nelle corde azioni da finisseur e affondi a lunga gittata. Tra il 1946 e il 1952 ha conquistato ben undici tappe al Giro d’Italia.

Il biennio 1950-1951 fu il suo periodo di maggior splendore. Nella prima stagione in questione vinse, tra le altre cose, il Mondiale nell’inseguimento, il titolo di campione italiano che in quell’annata era stato messo in palio nella Tre Valli Varesine, due frazioni alla Corsa Rosa e l’ambito Trofeo Baracchi, storica crono-coppie di fine stagione, in tandem con il Leone delle Fiandre Fiorenzo Magni.

L’anno seguente, se possibile, fu per Antonio ancora migliore. In primavera, infatti, ottenne il suo successo di maggior pregio: la Parigi-Roubaix. E non vinse certamente per fortuna o in modo banale, anzi. Nel finale di quell’edizione della Regina delle Classiche, Bevilacqua si levò tutti di ruota con un’azione di rara potenza. Scattò, mentre faceva parte di un gruppo di venti, mulinando un 52×15, rapporto all’epoca considerato lunghissimo, e nemmeno assi del calibro di Rik Van Steenbergen e Louison Bobet riuscirono a riacciuffarlo. Forte delle sue grandi qualità sul passo, il veneto andò fino al traguardo e alzò le braccia al cielo precedendo di ben 1’32” i suoi primi inseguitori, vale a dire i due fuoriclasse sopraccitati.

Nel prosieguo di annata trionfò anche in due tappe del Giro d’Italia, nel “suo” Giro del Veneto e, per la seconda stagione consecutiva, nel Campionato del Mondo dell’Inseguimento individuale. Prese parte anche alla rassegna iridata su strada, ove fu bronzo alle spalle di Ferdi Kubler e Fiorenzo Magni. All’epoca già 33enne, fu comunque in grado di ottenere bei successi fino al 1953, mentre appese la bici al chiodo due anni più tardi, nel 1955.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: FCI

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