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L’Italia è grande: Vanessa Ferrari e il leggendario oro di Aarhus 2006. La Farfalla che incantò il mondo

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19 ottobre 2006, il giorno in cui una piccola Farfalla con le ali tricolore incantava l’universo della Polvere di Magnesio e conquistava il Mondo. La data dell’impresa più grande della storia per quanto riguarda la ginnastica artistica italiana (al femminile), il momento in cui tutto il movimento entrò in una nuova dimensione trascinato da una Reginetta incoronata nella notte magica di Aarhus. Il giorno in cui l’impossibile divenne possibile, perché di impossibile non c’è nulla se ci credi fino in fondo. Vanessa Ferrari, a 16 anni non ancora compiuti, alla prima stagione tra le seniores dopo aver trascinato la Nazionale a uno storico titolo europeo in primavera, si incorona stravolgendo la geografia di questo sport: per la prima volta nella storia c’è una ragazza dell’area mediterranea sul gradino più alto del podio nel concorso generale individuale, l’all-around, la prova che premia l’atleta più completa, la migliore sui quattro attrezzi.

Uno scricciolo di 143 cm e con una graziosa frangetta che si allenava in una palestra ricavata da una ex piscina, in condizioni tutt’altro che ottimali e ben lontane da quelle delle corazzate, semplicemente un talento fuori dal comune che si è sublimato in quella serata indimenticabile. Come tutta la vita della Leonessa di Orzinuovi, anche la sera più bella della carriera non fila via in maniera liscia ma è un’altalena di emozioni, condita anche da una caduta alla trave che fa temere il peggio. Vanessa Ferrari piomba sull’iride con la forza del Nessun Dorma. Il titolo è frutto di grinta, tenacia, caparbietà, amore per la ginnastica, duro lavoro e un talento puro, cristallino, irripetibile. Un Cigno dalle gambe di cristallo, si dirà poi. Una fuoriclasse che avrebbe potuto vincere ancora di più di quello che ha vinto, fermata soltanto da infortuni e sfortune ma che dopo 14 anni è ancora qui a battagliare, inseguendo la partecipazione alla quarta Olimpiade della carriera. 

La nostra portacolori si presentò con il secondo punteggio di qualifica ma la statunitense Chelssie Memmel, che un paio di giorni prima l’aveva battuta nel turno eliminatorio per un paio di decimi, non era in pedana a causa di infortunio subito nella finale a squadre. L’antipasto è al volteggio, certamente non il suo punto di forza. Arriverà il suo doppio avvitamento: 14.800. Il primo mattoncino è messo. Per il momento è davanti a Jana Bieger, chiamata a difendere l’onore a stelle strisce (14.725). La prima rotazione si conclude con un settimo posto parziale. Un occhio va alla trave dell’australiana Dykes, al comando con 15.625, e soprattutto alle asimmetriche del duo asiatico composto da Pang (15.425) e Zhou (15.150).

Si passò poi alle parallele asimmetriche, ai tempi uno degli attrezzi di punta dell’azzurra che infatti confezionò quaranta secondi di rara bellezza, lasciando tutti col fiato sospeso, incantando per leggiadria e forza pura: 15.825. Le altre inseguono e lo fanno male, Vanessa Ferrari è in testa a metà gara: 30.625 contro il 30.225 della Pang, superiore al 30.175 della Dykes, con un bel margine di vantaggio sulla Bieger ferma a 30.075.

https://www.youtube.com/watch?v=X5uc5pn0Z1M

 

La trave è spesso decisiva in una gara femminile, l’errore è sempre dietro l’angolo. Vany barcolla, prova a restare sul legno ma cade. Un tonfo fragoroso rieccheggia sulle pareti dell’Nrgi Arena. Risale sull’attrezzo con grande rabbia, gli occhi della tigre non sono mai mancati alla Leonessa di Orzinuovi, non si fa spegnere i sogni di gloria da quell’errore e porta a casa un prezioso 14.900. La Pang la scalza dalla vetta e l’azzurra scivola in seconda posizione, Bieger le recupera quattro decimi. Serve il miracolo. Al corpo libero.

Non si trema. Anni di sacrifici passano davanti agli occhi e si sentono sotto la pelle prima che parta la musica. Passano davanti i flash dei pomeriggi in palestra. Delle fatiche di calpestare una pedana 10×10 quando quella regolamentare è di 12×12. Delle botte prese andando a sbattere contro il muro, visto che nella sua palestra non esiste la striscia con i due metri di fuga. Del soffitto troppo basso. Del tappetino di 17 metri per simulare la diagonale. Fantasie e situazioni al limite dell’umano. Il destino della Ferrari è segnato quando inizia a volare sulle note del Nessun dorma, la celebre aria tratta dalla Turandot di Puccini. Non la ferma più nessuno. Un mix infallibile che la porta a concludere col cuore che pulsa a mille. Di gioia, di felicità. Intanto la cinesina Pang è caduta al volteggio, Bieger al quadrato non ha incantato. Una Ferrari d’annata sa in cuor suo di avere l’oro al collo: 15.500, totale di 61.025, magicamente oro. Il primo titolo iridato al femminile per la nostra ginnastica. L’Italia è grande in un 2006 letteralmente antologico per tutto lo sport nazionale.

 

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stefano.villa@oasport.it

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Foto: Lapresse

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