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Ciclismo

Gianni Savio: “Vogliamo pagare gli stipendi per intero. Bene il Giro d’Italia ad ottobre, è un fenomeno sociale”

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Come ogni azienda, anche lo sport e le varie società stanno facendo i conti con la crisi attuale. Una situazione che nessuno si sarebbe mai aspettato di dover affrontare. Eppure eccoci qua, con un 2020 congelato, una crisi sanitaria senza precedenti e tanti Paesi da ricostruire passo dopo passo. È un momento difficile e di grandi ragionamenti ben ponderati, ipotesi e soluzioni anche per una storica azienda, società, squadra come l’Androni Giocattoli-Sidermec, che ha nel suo Team Manager Gianni Savio la pedina fondamentale per poter andare avanti. Lo ‘scopritore di talenti’, uno dei grandi personaggi essenziali per il mondo delle due ruote, con alle spalle un’esperienza e un acume come pochi, ci ha parlato della situazione che sta vivendo l’Androni, della gestione delle varie problematiche del momento e di quello che ne sarà della stagione in corso; con l’auspicio di rivederci ben presto per tornare a riassaporare quel caro e vecchio ciclismo che tanto ci appassiona.

Per quanto riguarda i rapporti con l’UCI, si è mosso qualcosa in merito alla situazione attuale?

“L’UCI ha voluto sapere la situazione della nostra squadra e dei nostri sponsor. Ho spiegato il tutto ed ho chiesto loro anche la maggior flessibilità possibile per questo momento, in attesa che la situazione possa risolversi”. 

Come prosegue la quotidianità dei suoi ragazzi?

“Ovviamente i corridori italiani, come ad esempio i colombiani, sono penalizzati, perchè anche loro, come i nostri, non escono per allenarsi su strada. Noi li teniamo sotto controllo, telefonando a tutti loro ogni dieci giorni; e poi ovviamente fanno riferimento ai quattro direttori sportivi, che hanno cinque corridori a testa. C’è anche il discorso inerente agli allenatori, che hanno modificato quelli che erano i programmi iniziali con quelli attuali e la preparazione sui rulli, che naturalmente abbiamo dato anche a quei pochi che non li avevano”. 

Com’è la situazione con gli sponsor?

“Io come Team Manager, e Marco Bellini come Responsabile del Marketing, il 30 marzo, dopo aver contattato telefonicamente gli sponsor, abbiamo inoltrato loro una lettera dove abbiamo chiesto un’unità d’intenti; ossia di rispettare gli impegni che si erano assunti, anche se in questo mese la squadra è stata costretta a sospendere l’attività. La nostra intenzione, che ho dichiarato anche durante la riunione della Lega del Ciclismo Professionistico e della FCI, è che, allo stato attuale, noi non intendiamo decurtare gli stipendi. In sintesi, abbiamo inviato una lettera agli sponsor, nella quale abbiamo fatto presente che i tanti successi che abbiamo ottenuto negli anni scorsi, visto che questi sponsor mi seguono da tantissimo tempo, ma anche in questa stagione (in cui nei primi tre mesi di attività abbiamo vinto undici corse e abbiamo corso in quattro continenti), hanno consentito una buona promozione pubblicitaria e un ottimo impatto mediatico; anche solo in tre mesi di corse. Se noi avessimo effettuato soltanto due o tre corse, la posizione degli sponsor sarebbe stata diversa, ovviamente. In soli tre mesi abbiamo partecipato a trentanove giornate di gara, per questo abbiamo chiesto loro di onorare gli impegni. Ci sono state varie risposte, ma nessuno si è negato; anche se, ovviamente, ci hanno fatto presente le loro difficoltà. Adesso siamo in attesa del trasferimento bancario dell’importo relativo al 30 marzo, per capire la situazione reale e i pagamenti ai corridori in base alle risposte degli sponsor. Credo sia il ragionamento più corretto. In questo momento non intendiamo fare decurtazioni agli stipendi, ma al tempo stesso vogliamo precisare che pagheremo degli acconti, dopodiché riteniamo di poter pagare il saldo. Anche perchè poi speriamo che la situazione si normalizzi, ossia che le aziende ritornino a lavorare”.

Secondo lei l’idea del Giro d’Italia ad ottobre è fattibile? 

“Sicuramente. Se venisse cancellato sarebbe una ripercussione disastrosa. Potrebbe figurare come il Giro del 1946, quello del secondo dopoguerra, quello della rinascita. Indipendentemente dal mese, è fondamentale che il Giro si corra, perchè è un fenomeno che trascende lo sportivo, entra nel sociale. A mio avviso occorre fare tutto il possibile in assoluto, fermo restando, chiaramente, la salvaguardia generale”.

La possibilità di gareggiare fino a novembre potrebbe compromettere la preparazione per il 2021?

“In questi casi ci troviamo di fronte a un dramma umano. Quindi occorre cercare di ottemperare le varie esigenze. Se sarà necessario, si correrà anche a novembre. Poi c’è da dire che a novembre si potranno disputare soltanto un certo tipo di gare, perchè sicuramente in quel mese non si potrà andare né sulle cime alpine né quelle dolomitiche. Ad esempio, anche una Parigi-Roubaix è fattibile, perchè comunque è un percorso tutto pianeggiante. Ma pure in questo caso, a parer mio, seguirà, con i tre grandi giri, un cammino privilegiato. Poi chiaramente sarà l’UCI a ottemperare le scelte, ma è chiaro che da parte nostra siamo disponibili a correre anche a novembre”.

Cosa ne pensa dell’idea del CT Davide Cassani di ‘congelare’ tutte le categorie giovanili che vanno dai Giovanissimi agli Elite/Under 23?

“Per me è un’idea valida. Ovviamente tra i professionisti non è una cosa auspicabile, ma tra i giovani sì. Ci sono ragazzi che si ritrovano a perdere praticamente un anno. Penso che una revisione sia più che fattibile. È una buona proposta”.

Cosa ne pensa della nuova frontiera del ciclismo virtuale?

“Sono assolutamente favorevole, è un figlio del nostro tempo e in sintonia con la mentalità dei ragazzi. Però ovviamente il ciclismo è tutt’altra cosa, non va assolutamente paragonato. Ma ben venga. In un momento in cui, purtroppo, c’è una sospensione sportiva, tecnica, c’è anche la questione mentale, che può provocare una sorta di ‘depressione’, perchè ci può anche essere il soggetto un po’ più fragile caratterialmente che ne risente di più, rispetto a un altro che ha una mentalità più forte. Il fatto di poter interpretare comunque certe corse in questa dimensione, credo che possa aiutare ad alleggerire la tensione. Però ripeto, è lontano almeno un buon secolo dal ciclismo che ci appassiona”.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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